votantonio

Come è noto, i temi elettorali e istituzionali sono in fondo alla gerarchia degli interessi dell'opinione pubblica e suscitano un misto di sospetto e di imbarazzo. Sospetto per l'impressione che siano "cose da Palazzo", che interessano solo chi nel Palazzo vuole entrare o restare. Imbarazzo, perché l'elettore medio ha (e sa di avere) un deficit cognitivo, che gli impedisce di maturare giudizi effettivamente consapevoli su una materia accanitamente dibattuta dai politici, ma occultata per gli elettori da un latinorum ingannevole.

A proposito delle leggi elettorali, in particolare, la stragrande maggioranza degli elettori non sa come queste "funzionino", né comprende, rispetto a quelle in uso, come l'espressione del voto concorra alla formazione delle assemblee elettive e alla costituzione dei governi. La ragione per cui tra i meccanismi elettorali i più popolari sono quelli (apparentemente) più semplici e in grado di massimizzare il potere di scelta diretta degli elettori risponde, oltre che a ragioni di cultura politica, a motivazioni tipicamente psicologiche: se decido io direttamente chi viene eletto o chi governa, allora (e solo allora) sono in grado di determinare le conseguenze del mio voto e di esercitare una vera sovranità.

A questo riflesso oggi in Italia si aggiungono un sospetto generalizzato verso il ceto politico e un'inclinazione patologica a considerare più pulita ed efficiente la sola democrazia diretta, cioè sottratta a qualunque grado di intermediazione politica e istituzionale, e preferibili i sistemi elettorali che privilegiano una sorta di (impossibile) "auto-rappresentazione" del corpo elettorale.

La propaganda delle forze politiche ovviamente non sfida, ma aderisce ai pregiudizi più popolari e diffusi, e adatta ad essi la propria proposta. La discussione attorno all'Italicum e la contesa tra i diversi partiti (e nei partiti, tra le diverse fazioni) continua a vertere attorno a "feticci" di sovranità diretta - a partire proprio da quelli oggi più popolari e contrapposti: il voto di preferenza e il premio di maggioranza - che in nessun'altra grande democrazia parlamentare al mondo hanno mai avuto cittadinanza. Invece, nella democrazia italiana, a non meritare cittadinanza, ma diffidenza e sfiducia e perfino esplicita condanna, sono gli istituti più classici e consolidati.

Le liste bloccate sono i "nominati". I candidati di collegio sono i "paracadutati". I soli eletti degni di questo nome, in Italia, sono i "mister 100.000 preferenze", i compra-venditori di favori e di commendatizie, i professionisti della democrazia di scambio. Per le stesse ragioni, il principio maggioritario può passare dal premio di maggioranza, cioè dall'imbastardimento presidenziale del meccanismo parlamentare (che prende il nome sinistro di "Sindaco d'Italia"), ma non da forme di elezione diretta del premier o da modelli presidenziali o semi-presidenziali normali, che la vulgata designa invece come "antidemocratici" e "autoritari".

Il rapporto tra popolo e istituzioni è in crisi in tutte le democrazie contemporanee e tutti i sistemi elettorali stanno faticando a governare queste tensioni e a contenerne gli effetti sul piano politico. Ma la democrazia italiana, più delle altre, è condizionata dall'impossibilità di discutere di sistemi elettorali e di forme di governo, senza rendere un doveroso e paralizzante omaggio agli idola theatri del conformismo costituzionale e dell'antipolitica militante.

È ancora presto per capire come finirà la discussione sulla possibile modifica dell'Italicum, anche se non è difficile ipotizzare che fino al referendum non si troverà nessuno disponibile a mediare su meccanismi maggioritari, magari meno spuri e distorsivi di quelli dell'Italicum, ma in grado - rebus sic stantibus - non solo di eleggere un Parlamento, ma di consentire la formazione di un governo, senza trasformare le camere in uno zoo di minoranze inalleabili e maggioranze impossibili, come è oggi la Spagna e con conseguenze peggiori di quelle spagnole.

Di certo, anche al di là delle geometrie di un Parlamento che su questi temi ha oggi una sola vera maggioranza, quella antirenziana, sarà impossibile approvare una legge migliore dell'Italicum e meno peggiore di tutte le sue attuali alternative, continuando a non sfidare nulla dell'ideologia elettorale italiana.

@carmelopalma