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"Al momento, la nostra frontiera esterna è come un formaggio svizzero". Chi l'ha detto secondo voi? Un candidato repubblicano alle presidenziali americane? O forse Salvini? Marine Le Pen?

Prima di rispondere, vediamo cosa ha aggiunto l'autore di quella frase: "Se non siamo capaci di gestire meglio i nostri confini esterni, sarà la fine della zona Schengen e anche dello stesso progetto europeo. Dunque la nostra priorità per il vertice europeo di questa settimana è: la creazione di una Guardia di Confine e Costiera Comune". A parlare è Guy Verhofstadt, leader dell'Alde, il rassemblement europeo liberaldemocratico.

Con poche parole, Verhofstadt sottolinea come una maggiore severità nella gestione delle frontiere europee possa essere perseguita solo attraverso una maggiore integrazione tra i paesi dell'Unione, con la creazione di una polizia di frontiera dotata di poteri, risorse e funzioni adeguati. I nazionalisti à la Le Pen, di lingua francese, italiana, polacca o ungherese, sono i migliori alleati del caos e delle frontiera-gruviera.

Nelle parole del leader dell'Alde al parlamento europeo, c'è una sintesi perfetta del dramma esistenziale che vive oggi l'Europa: per evitare di restare impantanati in uno status quo insufficiente, l'integrazione dovrebbe procedere spedita, assumere forme nuove, più democratiche e comprensibili, più efficaci; chi contesta lo status quo con temi e tesi populiste, tende a preferire lo smantellamento dell'Unione Europea, in nome di una visione ottocentesca degli Stati nazionali europei assolutamente non rispondente alla realtà fattuale.

Vale per l'immigrazione come per l'economia. I governi in carica, che sentono sul collo il fiato degli anti-UE, rispondono in modo sconclusionato, scimmiottando i loro avversari e spedendo a Bruxelles mitragliate di critiche. "L'Europa deve, l'Europa doveva", come se l'Unione Europea fosse un consesso di alieni sbarcati da Marte è mai transitati per le capitali nazionali. Invece l'Unione Europea è istituzionalmente nelle mani dei governi nazionali, che partecipano alle riunioni del Consiglio con la propria agenda nazionale e il proprio scarsissimo coraggio. Quanto abbiamo bisogno invece di razionalità, come quella espressa da Guy Verhofstadt. È quanto avremmo bisogno di una disarticolazione dell'attuale dinamica politica, in cui troppi governi nazionali tentano di sfuggire agli attacchi dei populismi provando ad arruffianarsi gli elettori con tesi prese in prestito dai loro avversari.