de luca Copia

Ha ragione Thomas Piketty a sostenere che la risposta al fondamentalismo terrorista non può essere esclusivamente securitaria, ma deve comprendere strategie di lungo periodo volte a rimuovere le ragioni di fondo che spingono migliaia di giovani ad arruolarsi nella Jihad. Sbaglia, però, quando individua queste ragioni nelle disuguaglianze presenti nelle società di molti paesi mediorientali, e nella rimozione di queste disuguaglianze come soluzione preferenziale.

Molte ricerche e osservazioni sul campo, valgano su tutte quelle di Haaron K. Ullah in Pakistan, evidenziano come il risentimento che deriva dalla povertà non sia il terreno più fertile per la propaganda islamista radicale. Si tratta di una semplificazione diffusa, ma fondamentalmente scorretta. La maggior parte dei terroristi, infatti, non provengono dal sottoproletariato ma dalla classe media. Hanno studiato, molti di loro hanno frequentato l’università e si sono laureati, hanno alle spalle famiglie che si sono prese cura del loro benessere.

Piuttosto che la povertà, è il caos e la corruzione endemica che affliggono quei paesi a scatenare rabbia e risentimento. La propaganda degli estremisti islamici fa leva sugli stessi punti di forza che hanno favorito nella storia, anche occidentale, la nascita di movimenti popolari reazionari e totalitari: la voglia di riscatto, che passa attraverso poche parole d’ordine immediatamente comprensibili e un profondo vittimismo, che induce a credere di non essere corresponsabili delle condizioni in cui versa il proprio paese, ma piuttosto di avere la soluzione a portata di mano.

“Io non sono responsabile, gli altri lo sono, e gli altri dovranno essere spazzati via, per poter realizzare la società felice”. Su quali basi? E’ scritto nel Corano, o nel Capitale - quello di Marx, non quello di Piketty - o nel Mein Kampf, o in un certo blog, che tutti possono leggere e comprendere, e ai cui precetti tutti dovranno attenersi. Chi combatte in nome del Corano, come chi combatteva in passato in nome di altre letture, vede se stesso come un avanguardista, uno che ha compreso il senso delle cose, e lo ha fatto anche grazie ai suoi studi e al suo benessere. E’ uno che ritiene di poter interpretare correttamente per gli altri quello che gli altri non riescono ancora comprendere.

Dietro il successo del fondamentalismo c’è il rifiuto per soluzioni complesse a problemi complessi, e c’è la frustrazione di una classe media scolarizzata e tendenzialmente benestante di fronte alla mancanza di ordine. Il Corano e i suoi interpreti sono quelli che riporteranno ordine - prima che giustizia sociale - dove oggi non c’è: un copione che dovremmo conoscere bene.

@giordanomasini