Lottizzazione antipolitica. Grillo traccia il solco, il commercialista lo difende
Istituzioni ed economia
Il M5S ha nominato tale Enrico Maria Nadasi nel cda della Finanziaria della Regione Liguria, la Filse. Nadasi è il commercialista di Grillo, nonché a norma dello Statuto del M5S, che saltò fuori nel 2013, malgrado l'asserita inesistenza, anche segretario dello stesso M5S (presidente è Beppe Grillo, vicepresidente il nipote Enrico, figlio del fratello Andrea).
Di fronte alle accuse prevedibili di lottizzazione, il M5S della Liguria ha risposto come un partito "qualunque", ribadendo la competenza e il valore del curriculum professionale del prescelto. Come se avesse pescato la candidatura di Nadasi da Linkedin, insomma, e se ne fosse irresistibilmente innamorato.
Non si può dire che la notizia sia stata sparata in prima dai media nazionali, ma neppure che sia stata taciuta. Non ha fatto però né caldo, né freddo, e non solo per essere stata immediatamente sopravanzata da quella dell'ennesima condanna per diffamazione del leader del M5S. Una condanna che, lungi dall'indebolirlo, evidentemente fa il suo gioco, certificandone ulteriormente il ruolo di eroe anti-sistema e di paladino dei cittadini indifesi contro i veleni, non solo nucleari, della politica. La vicenda - quella della nomina, non della condanna - merita però qualche considerazione, perché è a suo modo esemplare di quella “democrazia dello scandalo”, che in Italia ha soppiantato la democrazia, sostituendo il dibattito politico la dialettica della maldicenza.
Andiamo con ordine. Il Movimento 5 Stelle non ha fatto niente di diverso da quello che fanno gli altri partiti, ma rivendica, esattamente come gli altri partiti, di averlo fatto in modo e per fini diversi e più nobili. Non per controllare la cassaforte regionale a uso degli interessi opachi e parassitari dei politici, ma per riconsegnarne il controllo ai cittadini.
Di più, il Movimento 5 stelle non ha fatto niente di diverso da quello che avrebbe dovuto fare. C’è una dimostrabile coerenza tra questa scelta e i programmi presentati agli elettori. Infatti i grillini, come l'altro partito sfasciatutto a cui sono neppure segretamente affratellati, cioè la Lega, non propongono affatto di smontare l'ambaradan di aziende e centri di potere economico, di cui è disseminato il sistema pubblico nazionale e locale. Al contrario - do you remember il referendum "Acqua pubblica, acqua pubblica!"? - ritengono che gli interessi sociali fondamentali possano essere preservati solo ampliando e non restringendo le reti di gestione e controllo politico del mercato dei beni e dei servizi.
Da questo punto di vista, i grillini sono paradossalmente più lineari di quanti pretenderebbero di garantire l'indipendenza dai partiti di quella sorta di parastato economicamente asfissiato, ma straordinariamente capillare di aziende partecipate e controllate dal "pubblico", quindi dipendenti direttamente dalla politica e dalle sue scelte. Se ad essere padrone è il pubblico, a comandare sarà la padrona del pubblico, cioè la politica sulla base di interessi che potranno essere "alti" o "bassi", ma non politicamente neutrali.
I grillini, dunque, non avrebbero neppure bisogno di simulare un disinteresse e una terzietà che il loro elettorato né chiede, né forse comprende. Se devono cambiare tutto, devono occupare tutto. E devono farlo con propri uomini. Gli elettori liguri del M5S sono del tutto indifferenti al curriculum professionale di Nadasi, ma assai sensibili alla sua capacità di stanare e colpire il malaffare, dato metodologicamente per presunto, e per aprire la Filse come - diceva quello - una scatoletta di tonno. In quella sorta di "guardie e ladri" che è l'unico bipolarismo che Grillo concepisca e pratichi - e che la retorica della Casta gli ha steso come un tappeto rosso sotto i piedi, per la sua cavalcata di gloria - ben poco importa che Nadasi sia un virtuoso della partita doppia. Basta che vada lì a fare la sua parte, che è quella scritta nei copioni del Movimento. Grillo traccia il solco e il suo commercialista lo difende.
Questo spiega anche perché le accuse di lottizzazione manchino costantemente il bersaglio e non preoccupino affatto il M5S. Finché gli regge l'allure antipolitico, Grillo potrà fare tutto quello che vuole e niente che gli dovrà essere perdonato. Gli basterà rimanere a distanza di sicurezza dalla politica cosiddetta tradizionale e, finché gli riuscirà, dal difficile mestiere del governo, accarezzando e rivendendo il sogno della rivolta “gentecomunista”.