Di Maio, il tecnico dell'antipolitica
Istituzioni ed economia
La verità è che Di Maio è una scelta obbligata. Non come premier, ma come candidato a premier del M5S. Non ha carisma, non ha bellezza, non ha forza e non ha - né fa finta di avere - idee originali. È il coperchio trasparente del pentolone a 5 stelle, un candidato di grado zero, un puro "tecnico" dell'antipolitica. Un anti-la-qualunque, un contro-la-qualsiasi.
Avrebbe potuto essere qualunque cosa fosse stato chiamato a fare. Il dipietrista, come il berlusconiano, il fascista come il comunista. E' stato un figlio modello, uno studente modello, un fuoricorso modello, un militante modello, un vicepresidente della Camera modello. Diventa, come il pongo, la forma della formina che riempie, il corpo del vestito che indossa.
Dei portavoce - come si chiamano i parlamentari nella fattoria degli animali grillina - è quello più professionale, perché porta la voce, ma non ce l'ha. È un personaggio credibilmente antipersonalistico. Non fa ombra a nessuno e riflette la luce di tutti nel nichilismo polimorfo di un partito che è vuoto e riempibile di tutti i possibili no e quindi destinato a gonfiarsi come una sorta di vaffanculo universale. Per questo Di Maio, che è un candidato anch'esso vuoto, privo di connotati (a differenza di Fico, di Di Battista e degli altri esponenti dell'alternativismo grillino), è il candidato più unitario e rappresentativo. Ha ragione Grillo: Di Maio non è nulla e quindi va benissimo.
Il M5S è il bersaglio di qualunque freccetta e di Maio è, semplicemente, il muro a cui appenderlo. Sta lì e regge il chiodo. Dacchè la politica italiana ha iniziato a rovesciarsi nell'antipolitica, non come fenomeno antagonistico, ma culturalmente egemonico, il non partito grillino è il partito perfetto e il non candidato Di Maio è il candidato perfetto.
Casaleggio ha capito prima degli altri che la prevalenza del voto-contro sarebbe stato un esempio di trasformismo politico, per così dire, "dal basso" ha costruito una macchina da consenso legata ai bisogni inconsci degli elettori interessati a fuggire il peso morale e materiale del redde rationem. Con un'operazione psico-politica geniale ha abolito il principio di contraddizione e di responsabilità, per cui a Roma, che pure il M5S governa, il M5S continua a fare opposizione al malgoverno e a rastrellare i consensi di tutti, dei dipendenti dell'Atac e degli utenti inferociti con l'Atac, della burocrazia comunale e dei cittadini incazzati coi burocrati. Vegani, abusivi, tassisti, no vax, bancarellari, palazzinari, balneari, disoccupati e rentier. Tutti sotto il tendone del circo dei cittadini.
Il M5S è la Google Car della politica, una macchina che si guida da sola. I garanti del suo sistema operativo - il grande padre e il grande figlio - devono solo preoccuparsi che nessuno pensi di potere mettere mano al volante. Di Maio è quello che si siede davanti a sinistra e appoggia il gomito fuori dal finestrino.