susanna camusso
È passata un po’ in sordina, complice forse la crisi dei mercati cinesi, l’intervista rilasciata da Susanna Camusso al Corriere della Sera, nella quale il segretario della CGIL spazia come un fiume in piena dall’occupazione alla patrimoniale, passando per fisco e pensioni. Come ogni agosto che si rispetti, non manca la minaccia di un autunno caldo, rivolta a Palazzo Chigi.

Nell’intervista la Camusso propone di introdurre per i pensionamenti un meccanismo di flessibilità che non comporti penalizzazioni, e nel contempo accusa il governo di non fare abbastanza in merito.

[…] Bisogna cambiare la legge Fornero. Abbiamo avanzato insieme a Cisl e Uil proposte, a partire dall’età pensionabile, così da creare spazi occupazionali per i giovani […] I titoli sono giusti, lo svolgimento è sbagliato. Proporre che si vada in pensione prima ma decurtando l’assegno significa non sapere di che redditi si dispone in Italia e quali pensioni si preparano per il futuro […] Bisogna contrastare la povertà ma non dando qualche soldo e lavandosi la coscienza. Serve un percorso d’inclusione, abbiamo avuto incontri con Poletti sulle proposte sull’alleanza per la povertà ma abbiamo visto un taglio diverso nelle ipotesi di Palazzo Chigi. […] Andare in pensione a 67 anni non va bene […] Serve un meccanismo di flessibilità che però non penalizzi i trattamenti.

Forse Susanna Camusso ha dimenticato le raccomandazioni che solo quattro anni fa l’OCSE rivolgeva all’Italia nel suo rapporto annuale Pensions at a Glance:

La combinazione di una bassa età effettiva di uscita dal mercato del lavoro – 61 anni per gli uomini e 59 per le donne – e l’alta aspettativa di vita provocano un sensibile incremento della durata del pensionamento. […] Si tratta delle durate più lunghe riscontrate tra i paesi appartenenti all’OCSE, insieme a Francia, Grecia, Lussemburgo e Turchia. Tuttavia l’incremento dell’età pensionabile stabilizzerà la durata prevista del periodo di pensionamento tra il 2010 e il 2050. Il successo della riforma poggia sulla capacità di allungare la vita lavorativa. In generale si deve puntare ad un aumento della partecipazione al mercato del lavoro da parte dei lavoratori più anziani, dei giovani e delle donne. Esistono margini di miglioramento affinché tale situazione migliori in Italia.

Ma nel favoloso mondo di Susanna l’OCSE non è un organismo internazionale volto a promuovere il benessere dei popoli, bensì un presidio di propaganda neoliberista. E che dire delle pubblicazioni di autorevoli think tank, come ad esempio quello del tedesco IZA – Institute for the Study of Labor, che in un suo recente studio non solo evidenzia che non vi è correlazione tra incremento dell’occupazione adulta e disoccupazione giovanile, ma anzi suggerisce la prima potrebbe avere effetti benefici sulla seconda?

Tant’è. Incurante di ogni evidenza scientifica, la Camusso prosegue a testa bassa la sua battaglia ignorando governo, studiosi e istituzioni. Come sempre non c’è cosa migliore per tornare alla realtà che guardare ai numeri: com’è messa l’Italia rispetto agli altri paesi, in termini di età pensionabile? Come si nota dai grafici, è ben lungi dall’essere considerata virtuosa. L’età media è 61,1 anni per gli uomini e 60,5 per le donne, contro una media OCSE rispettivamente di 64,6 e 63,5.

avg retirement age men

avg retirement age womenGuardando alle serie storiche, poi, si osserva addirittura che l’età media di effettivo pensionamento è diminuita, dal 1970 ad oggi, di 3,9 anni per gli uomini e di 1,2 per le donne. Altro che aumento!

eta pensionabile italia 1970 2012

In generale, come riporta Pensions at a Glance 2013, tutti i paesi dotati di sistemi pay-as-you-go (cioè a ripartizione, ovvero nei quali i trattamenti vengono pagati con i contributi dei lavoratori attuali) hanno varato riforme per l’incremento dell’età pensionabile oppure hanno introdotto meccanismi che legano questo valore all’aspettativa di vita. Considerato il progressivo invecchiamento della popolazione, questo garantirà nei decenni futuri la sostenibilità dei sistemi pensionistici.

Sostenibilità che è proprio il punto debole del nostro impianto previdenziale, come evidenziato anche dal rapporto Melbourne Mercer Global Pension Index dell’Australian Centre for Financial Studies: il nostro paese è all’ultimo posto della classifica composta da 19 paesi industrializzati, e la terapia consigliata è proprio una bella sforbiciata alla spesa pensionistica, che ad oggi supera il 15% del PIL nazionale. Per il Pension Sustainability Index elaborato dall’Allianz, l’Italia si colloca al 39° posto su 50 paesi.

Allianz PSI

Considerato l’andamento demografico, l’abbassamento dell’età pensionabile è un provvedimento che rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa del sistema previdenziale, e che introduce un fattore di iniquità nei confronti delle nuove generazioni, già oggi penalizzate dal ritardato ingresso nel mondo del lavoro.

“Siamo un esercito di sognatori” recita un famoso aforisma attribuito al subcomandante Marcos. Susanna Camusso non si accontenta e vuole varcare i limiti della fantascienza. Se qualcuno le presterà ascolto, il suo sogno rischia di trasformarsi per tutti noi in un terribile incubo.