Rupert Murdoch

Si scrive 'integrazione verticale', ma molto spesso si legge 'restrizione della concorrenza'. E quando il mercato interessato è quello delle news, altri diritti entrano in gioco, primo tra tutti quello della pluralità e libertà di informazione. È questo lo scenario che rischia di delinearsi se l’Ofcom - l’autorità indipendente inglese per le società di comunicazioni - dovesse dare l’ok al merger tra la 21st Century Fox di Rupert Murdoch e Sky, rendendo così il gruppo Murdoch l’unico proprietario della pay tv.

Non è l’improvvisata di un temerario, ma una manovra in preparazione da anni. Già nel 2011 lo “Squalo” - ad oggi proprietario del 39% di Sky - tentò di “mangiarsi” la famosa pay tv, ma fu costretto a fare un passo indietro a causa dello scandalo che rischiò di travolgere la sua News Corporation, investita dall’inchiesta sulle intercettazioni telefoniche del News of the World, tabloid del magnate che pagò il fio con la chiusura.

Il secondo tentativo avviene con un assetto industriale ad hoc: a giugno 2013 la News Corporation si è scorporata nella News Corp - società che ha ereditato il gruppo editoriale - e nella 21st Century Fox - che ha raccolto le attività televisive e cinematografiche. È tramite quest’ultima che Murdoch vuole totalizzare il 100% di Sky, società tra i più grandi operatori pay TV al mondo, con quasi 5 milioni di abbonati solo in Italia.

Ma il clima non è dei più distesi, e anche su questo merger incombe l’ombra di uno scandalo. Sex harassment - molestie sessuali - è l’accusa che ha travolto Bill O’Reilly, la “star delle star”, il presentatore televisivo più famoso del Regno Unito. Volto di Fox News da più di vent’anni, O’Reilly è stato costretto all’addio al canale televisivo dopo numerose accuse ricevute da collaboratrici televisive, che hanno denunciato le molestie subite.

La famiglia Murdoch, dopo aver allontanato a malincuore il re degli ascolti, cerca di minimizzare la vicenda, ma è inevitabile che essa abbia ripercussioni negative, perlomeno sull’opinione pubblica. Lisa Bloom, legale di una delle accusatrici di Bill O’Reilly, in una lettera all’Ofcom sostiene che il recente scandalo e quello del News of the World siano estremamente rivelatori dell'approccio dell’azienda al business e alla gestione: “mancanza di supervisione, di capacità di intervento e di decenza”. Ancora più pesante “Color of Change”, associazione in difesa dei diritti civili, che descrive la 21st Century Fox come “una società con una cultura di abuso sessuale e razziale sistemico".

Sono fatti che non possono essere derubricati a gossip, ma le preoccupazioni di parte del mondo della politica - e non solo - sono altre, e vertono sul controllo dei media in UK e sulla capacità di governare il mercato da parte di Murdoch, nel caso l’acquisizione vada a buon fine. Preoccupazioni che non riguardano solo il Regno Unito, ma anche l’Europa.

In una lettera indirizzata ai vertici dell’Ofcom e del ministero UK per il Digitale e Cultura, l’europarlamentare Brando Benifei sottolinea i seri interrogativi che la possibile acquisizione di Sky solleverebbe in tema di controllo del mercato dei media e i pericoli di una crescente concentrazione orizzontale nei mezzi di informazione in Gran Bretagna - e, di conseguenza, in Europa. Benifei chiede all’Ofcom di prendersi il tempo necessario per “condurre una revisione dettagliata” poiché “una news industry indipendente e competitiva è vitale per qualsiasi democrazia: il governo non dovrebbe permettere a una società di ottenere un controllo così significativo dei media nel Regno Unito senza una revisione esaustiva”.

Il piano della famiglia Murdoch in Europa è chiaro, e punta ad un’integrazione verticale. Il merger tra la 21st Century Fox, società di produzione televisiva e cinematografica, e Sky, società che distribuisce i contenuti, mira a coprire l'intera filiera di produzione e permette così alla 21st Century Fox di superare un problema che affligge numerose società di media, vale a dire la difficoltà a rompere la barriera tra prodotto e fruitore.

Se produttore e distributore sono la stessa cosa, si pone inevitabilmente un tema di riduzione degli spazi di concorrenza che rischia di incidere sia sulla qualità del prodotto sia sulla pluralità di informazione.

Sta quindi all’Ofcom svolgere un’accurata indagine e calcolare come e quanto questa fusione impatterà sul mercato inglese, ma il parere definitivo spetta al Segretario alla Cultura Karen Bradley, che dovrà fare un’ulteriore valutazione sui pericoli di una tale concentrazione di mezzi di informazione britannici nelle mani di Murdoch.

Il magnate, però, per ora dovrà ancora aspettare. Le elezioni annunciate da Theresa May per il prossimo 8 giugno hanno colto di sorpresa anche la 21st Century Fox.

L’Ofcom ha dovuto posticipare l’emissione del parere al periodo successivo alle elezioni, precisamente al 20 giugno, per evitare un annuncio che rischierebbe di influenzare - seppur in minima parte - l'esito del voto in arrivo. La deadline è stata posticipata, ma la domanda rimane la stessa: sarà Rupert Murdoch, lo Squalo, un proprietario “fit and proper”?