Su queste pagine ce l'eravamo già chiesti: per quale ragione Air France dovrebbe contribuire ad incrementare il valore di mercato di una azienda della quale è comunque destinata ad assumere il controllo, o che in subordinata (ma non troppo) ipotesi marcia ad ampie falcate verso il fallimento?

aereo atterraggio

Da pochi minuti le agenzie battono questo comunicato: "Considerata l’incertezza della situazione di Alitalia, il gruppo Air France-Klm ha deciso di svalutare totalmente il valore delle azioni detenute". Si tratta di una misura cautelare, con la quale la compagnia Franco-Olandese tenta di mettere al riparo il portafogli degli azionisti dai danni peggiori che deriverebbero dall'eventualità del fallimento del nostro vettore di bandiera, e che non lascia aperte molte porte all'ipotesi di partecipazione all'aumento di capitale. 

Comunque vada a finire questa storia, e prima di interrogarsi sulle contromosse della compagnia di giro che ha architettato una delle operazioni di politica industriale più cialtronesche della storia delle nostre partecipazioni statali (dirette o "indirette"), vale la pena prendere nota del fatto che nel mondo reale esiste un capitalismo industriale virtuoso, i cui meccanismi ci sono completamente sconosciuti, disposto ad incamerare perdite consistenti - in questo caso la minusvalenza a bilancio è dell'ordine dei 200 milioni di euro - per proteggere l'investimento dei propri azionisti. Quegli azionisti i cui interessi, dalle nostre parti, vengono invece regolarmente frustrati da patti di sindacato che consentono quote di controllo con capitali di rischio dello zero virgola e manager inetti che non hanno mai dovuto rendere conto delle loro performance se non ai loro sponsor politici di turno.

Prendere nota, per quando arriverà il momento di raccogliere, tra le macerie, ciò che resta di buono di questo disgraziato paese.