lockdown big 

La pandemia ha senza dubbio esasperato gli aspetti più negativi della globalizzazione. Finanza speculativa e concentrazione del potere economico in pochi colossi, per lo più digitali. Sospensione delle attività produttive e dell'economia reale. Google ormai spia le nostre esistenze e sarebbe felice di sostituire gli insegnanti di tutto il mondo con degli avatar digitali. E ci arriveremo presto, senza la resistenza della società civile e un ritorno al diritto che sospenda uno stato d'eccezione permanente. Forse non giustificato neppure dall'attuale livello di emergenza sanitaria. È un cambiamento di paradigma quello in atto: siamo entrati nell’era del capitalismo della sorveglianza e di quella che il sociologo Luca Ricolfi definisce società parassita di massa.

In Italia, ormai da tempo, non abbiamo una destra liberale degna di questo nome che tuteli la sfera delle libertà. La destra italiana ha abbracciato da tempo lo spauracchio della sicurezza con tutta la sua mitologia fondante. Ecco perché, al momento, si trova annichilita e incapace di concepire un'opposizione a un governo che sopprime la sfera del diritto e delle libertà. In una sola parola lo stato di diritto. Incapace di costruire una narrazione alternativa al mainstream. Mentre la sinistra non fa altro che rispecchiarsi nei valori della destra, come nota giustamente Carmelo Palma.

Ecco perché, forse, siamo in un cul-de-sac. Senza una via d'uscita.

Siamo vittime di una infodemia. Una comunicazione eccessivamente allarmistica, oggi, porta anche gli asintomatici, persone sane, e i pauci sintomatici, in ospedale.
Gli ospedali, di conseguenza, si affollano, costretti a rispettare dei protocolli per cui anche i pazienti senza sintomi o con sintomi lievi vanno ospedalizzati, con conseguenti e gravi disservizi. È probabile che anche le ospedalizzazioni di questo tipo facciano crescere, dopandolo, l'indice RT (secondo i parametri stabiliti dall’ISS l’indice tiene conto degli ospedalizzati) che, a sua volta, fa crescere la nostra paura. E la paura che ci porta in ospedale contribuisce a far crescere l'indice.

Siamo dentro un circolo vizioso. Una profezia auto-avverante, come hanno fatto notare acuti commentatori. Il principio di circolarità ricorsiva della teoria dei sistemi spiegherebbe bene questo stato di cose.

E saranno in tanti, gestori di bar e ristoranti, commercianti e piccoli imprenditori, a giocare il numero 90 sulla ruota di Napoli, per sbarcare il lunario nell'attesa dell'elemosina di stato.

Insistiamo da tempo su un nodo centrale (anche su questa testata) nella discussione sul covid-19, e si tratta di un nodo epistemologico.
L'indice RT, così come viene calcolato, potrebbe rappresentare l'epitome del riduzionismo della scienza classica. E la crescita che ne osserviamo è una crescita in astratto, che non tiene conto della concretezza della vita, dove troviamo soggetti con carica virale molto bassa, con sintomi lievi, difficilmente in grado di trasmettere la malattia.
La curva non dovrebbe fare paura perché si tratta di un'osservazione convenzionale, fatta in astratto.
In un laboratorio, dove manca l'attrito dell'aria, una piuma arriva a terra con la stessa accelerazione di un oggetto di piombo, indipendentemente dalla differenza di massa. Si tratta dell'esperimento scientifico della caduta dei gravi che non tiene conto della complessità della vita. Spacciamo ancora per scienze esatte la matematica e la statistica, che camminano invece sulle gambe fragili e gli errori, a volte anche grossolani, dell'uomo. La critica di Vico a Cartesio risale al XVIII secolo, quella di Croce al positivismo agli inizi del XX.
Uno dei più autorevoli virologi italiani, il Prof. Palù (emerito presso l'università di Padova), che si scaglia giustamente contro la caccia ai positivi asintomatici e le chiusure generalizzate, ha il merito di aver interrotto il festival delle banalità e delle neghittose tautologie sul virus.

Nel frattempo il governo, cui la situazione è scappata di mano da tempo, si affida persino agli influencer. Ci domandiamo se nel prossimo DPCM o, meglio, nelle sue postille moraleggianti, ci sarà spazio anche per i cartomanti e i maghi.

E gli oltre 6500 scienziati che, da tutto il mondo, si schierano a favore della protezione focalizzata delle categorie più fragili e al conseguimento dell'immunità di gregge (su questo tema si vedano anche le posizioni di Ilaria Capua), firmando un documento dal titolo Great Barringhton declaration, sarebbero tutti negazionisti o complottisti?
Persino l’incaricato speciale per il contrasto al Covid del Direttore Generale dell’OMS, David Nabarro, fa sua la linea della Great Barrington declaration, contraria alle chiusure.
Mentre noi, in Italia, non facciamo altro che ascoltare le paturnie senili di medici, sconosciuti sino a ora, che riescono a politicizzare un dibattito scientifico, trasformandolo in cicaleccio da arena televisiva, cortile mediatico. Sembriamo persino disposti a rinunciare al diritto all'istruzione dei nostri figli, ad accettare passivamente il blocco dell'economia e delle attività produttive.
Di questo passo ci aspettano guerre civili e povertà, mentre gli aspetti peggiori e più efferati della globalizzazione (proprio quelli che dovrebbero incontrare la sensibilità della sinistra italiana) crescono in proporzione ai fatturati di Amazon, Google e compagnia, all’ombra del Big Reset. Ovvero la soluzione impiattata dalla nuova elite mondiale, dai grandi oligopolisti del consumo digitalizzato, per rinnovare il capitalismo. Sono loro a chiamarlo così, non i "complottisti". Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, lancia il manifesto del nuovo ordine mondiale spacciandolo quasi per un nuovo umanesimo.
Ma il pensiero corre alla Cina e a un capitalismo che annulla l’individuo, ingigantendo a dismisura uno Stato che inghiotte le libertà fondamentali. Almeno quelle che l’Occidente democratico ha sinora conosciuto. Forse, allora, più che la pandemia da Covid-19 dovremmo temere la pandemia politica della paura e della sorveglianza come metodo di governo.