bambinosolo

Giosetta Fioroni, Bambino solo, 1968

 

C'era una volta una mamma povera, una mamma sola, che lavorava tutto il giorno per guadagnare appena il necessario. Il suo unico figlio, un bel bambino di sei anni, aveva una brutta malattia: un dottore, con l'aria di chi avrebbe voluto essere dall'altra parte del mondo in quel momento, le aveva detto un giorno, quasi senza guardarla in faccia, "Leucemia, signora, mi dispiace".

La mamma non si era arresa: affrontava il calvario di cure e ospedali con coraggio, voleva che suo figlio conducesse il più possibile una vita normale, che andasse a scuola, che potesse giocare con gli amichetti. C'era un problema, però: il bambino era molto vulnerabile alle malattie, e, a causa della leucemia, non poteva essere vaccinato. "Immunodepresso", le avevano detto che si diceva.

La mamma cercava di tenerlo protetto più che poteva, ma il bambino era deciso: adorava leggere, sapeva già scrivere, disegnava benissimo, aveva tanta voglia di trovare nuovi amichetti, insomma era ansioso di iniziare a frequentare la scuola. Aveva tenuto da parte i soldini ricevuti al compleanno per potersi comprare da solo un bel diario e lo zainetto di Spiderman, era raggiante di felicità il giorno che la mamma lo aveva accompagnato in cartoleria a prenderli.

Quando la signora, però, andò a parlare con la segreteria di una delle migliori scuole della città, per assicurarsi che suo figlio sarebbe stato protetto e al sicuro, dubitò di aver capito bene le parole che aveva appena sentito.

- Mi scusi, forse non ho compreso bene: lei mi sta dicendo che...?

- Che quest'anno non possiamo garantirle che suo figlio sarà al sicuro dal morbillo, signora, noi non ci assumiamo la responsabilità di iscriverlo.

- Ma che significa che non potete garantirlo? Come? Perché?

- Perché, signora, le altre mamme della scuola, la moglie dell'avvocato X, la professoressa Y, la scrittrice Z, non hanno voluto vaccinare i figli.

- Ma come non hanno voluto? E se provo in un'altra scuola?

- Eh, signora, ma è uguale dappertutto. Sa tutto quello che si legge su Internetz, non si sa mai, e se il figlio gli diventa autistico?

- Ma... ma mio figlio la leucemia ce l'ha già, sicuramente! Ma come devo fare? Non può andare a scuola?

- Eh no, signora, suo figlio è meglio che a scuola non ci vada. Si faccia fare un certificato dal medico.

- Ma io mio figlio a scuola ce lo voglio mandare, lui ci vuole andare, vuole venire a imparare, a conoscere gli altri bambini, gli piace tanto leggere, sa, ha già cominciato a scrivere qualche parolina... non si potrebbe fare una legge che obbliga i genitori dei bambini sani a vaccinarli, così non si ammalano né i loro figli né il mio?"

- Eh signora, ma non vorrà mica che la moglie dell'avvocato si senta conculcata nel suo diritto di scelta.

- Ma...e il diritto di mio figlio a una vita normale?

- Signora, ha mai visto "Il Marchese del Grillo"? Bel film, con Alberto Sordi, glielo consiglio. "Io so' io, e voi nun siete 'n c...", diceva. Proprio divertente.

Questa, purtroppo, non è una ricostruzione di fantasia, un'ucronia, uno scenario apocalittico: è la storia dell'Italia del 2018, dove un bambino povero e malato può essere cacciato fuori dalla scuola e dalla vita di società senza che nessuno faccia un plissé, per assecondare i capricci delle mamme ricche e complottiste.

Questa è la storia di un Paese che, con una clausoletta a un decreto dal già significativo nome di Milleproroghe, decide di tutelare la "libertà di scelta" a scapito di chi scegliere non può, i ricchi a svantaggio dei poveri, i forti a svantaggio dei deboli, i sani a svantaggio dei malati. E poche, pochissime, sempre di meno sono le voci che gridano contro questo orrore.