È primavera, arrestate i bambini. La folle caccia alle canne nelle scuole
Diritto e libertà
E sì che, nella sua ultima relazione al Parlamento, la Direzione Nazionale Antimafia l'aveva scritto a chiare lettere: la lotta alla droga non si fa andando a caccia di (testuale) "ladri di merendine", come anche lo stesso procuratore capo della DNA Roberti ha definito gli spacciatori di hashish e marijuana nell'audizione alla Commissione bicamerale Antimafia.
È però un messaggio che fa a pugni con la realtà di questi giorni, in cui le forze dell'ordine hanno dato vita a una vasta operazione antidroga nelle scuole superiori italiane, con tanto di cani sguinzagliati nelle classi alla ricerca di spinelli nelle tasche di qualche adolescente. Una guerra su vasta scala neppure contro i piazzisti, ma contro i consumatori di "merendine".
Da Arzachena alla Brianza, da Pontedera a Teramo, da Udine a Marsala: una vera e propria campagna repressiva di primavera, che si è risolta sostanzialmente nella denuncia di qualche minore o nel suo arresto (cosa che ha scatenato le proteste di genitori e associazioni) e nel sequestro di qualche chilo di marijuana.
Una vittoria dello Stato contro le Mafie? Una sconfitta per i narcotrafficanti? Tutt'altro. Un po' di soldi buttati per inguaiare qualche adolescente.
Che la repressione delle droghe leggere sia un fallimento e che questo tipo di operazioni vetrina siano uno spreco di uomini e denaro, da destinare invece all'attività di contrasto della vera criminalità organizzata, è tornata a dirlo, come si accennava, la Direzione Nazionale Antimafia. Quest'anno, rispetto alla precedente relazione al Parlamento, in modo ancora più esplicito.
Numeri alla mano, i consumatori di cannabis in Italia, dice la DNA citando l'Unodc, l'agenzia Onu sulle droghe, sono 3 milioni; per quanto riguarda i sequestri, l’Italia occupa una posizione di rilievo in Europa, avendo raggiunto il massimo storico nel 2014 (+ 221% hashish e + 15% marijuana sull'anno precedente), con un picco di 52 tonnellate sequestrate nell’ultimo semestre. Tutto ciò, spiega la DNA, in un contesto in cui, comunque, la domanda e la stessa autoproduzione restano altissime.
Di qui la denuncia dei magistrati antimafia sulla "schizofrenia" del sistema repressivo, "per cui succede che, in Italia, di fatto, le indagini sul traffico di cannabis, ritenuto dal legislatore, e non dalla Dna, il traffico di stupefacenti meno grave, impegnino sull’intero territorio un numero di forze di polizia giudiziaria e di Magistrati che è un multiplo di quello impegnato nelle azioni di contrasto all’eroina ovvero alle droghe sintetiche".
Se si considera che i sequestri di cannabis sono anche numericamente, a seconda degli anni, "100 o 150 volte di più di quelli di eroina", mentre quelli delle droghe sintetiche circa 1 a 8.000, "si ha il quadro di un sistema impegnato più negli interventi e nei processi ritenuti dal legislatore di minore rilievo che in quelli che, secondo la legge, destano maggiore allarme sociale".
Dunque, se l'intento era educativo, i blitz nelle scuole risultano fallimentari anche da questo punto di vista. Infine, la Direzione Nazionale Antimafia anche quest'anno ha posto l'accento sul fatto che "un’azione repressiva ad ampio spettro come quella attuale non è sostenibile o se è sostenibile lo è a detrimento della repressione di reati analoghi che lo stesso legislatore ritiene più gravi".
Rispetto a questi blitz a uso mediatico, non sarebbe stato meglio impiegare (meno) uomini e (molte meno) risorse in una campagna formativa nelle scuole sull'uso delle droghe e sui rischi connessi? Prevenire è meglio (e più economico) che punire. Soprattutto quando la repressione è fine a se stessa e non dà alcun risultato. A maggior ragione se si tratta di "ladri di merendine".