Stretta mano lobby

In un contesto storico ed economico contraddistinto dall’espandersi, inarrestabile, di nuove e più complesse esigenze, derivanti dai processi di globalizzazione economica e interazione culturale, la necessità di politiche e di una regolazione efficace rivolta ai soggetti portatori di interessi particolari e del loro rapporto con il decisore pubblico impone una riflessione attenta, in particolare sul fenomeno 'lobbistico'. In questa direzione si incrocia il volume, a cura di Gianfranco Macrì, “Democrazia degli interessi e attività di lobbying” (Rubbettino, 2016) che illustra, in sette capitoli, il nuovo ruolo dei gruppi di interesse – colti nella loro mutevole rappresentazione sociale – e le dinamiche comportamentali dei portatori di interessi (c.d. “lobbisti”).

Il primo capitolo, elaborato da Pierluigi Petrillo, offre una panoramica generale del quadro normativo di riferimento (dalla Costituzione, alle disposizioni contenute nei Regolamenti di Camera e Senato, alla legislazione ordinaria) in materia di “partecipazione” ai processi decisionali dei soggetti rappresentanti interessi circoscritti, evidenziandone la frammentarietà e disorganicità. Il secondo capitolo, curato da Marco Plutino, analizza la nuova normativa del finanziamento dei partiti (D.l. 28 dicembre 2013 n. 149 convertito, con modificazioni, nella legge 21 febbraio 2014, n. 13) ripercorrendo l’evoluzione normativa in “subjecta materia”, in relazione al principio di trasparenza e di riservatezza. L’esigenza di pervenire a una nuova definizione di “lobby” – intesa come realtà imprescindibile nelle moderne democrazie pluraliste, finalizzata a influenzare il “decision making” – è ciò che caratterizza l’oggetto del terzo capitolo, di Roberto Di Maria, che ricostruisce ex novo il nesso intercorrente tra “responsabilità politica” e “funzione di indirizzo politico”, in riferimento alla distinzione tra “interessi diffusi” e “interessi frazionati”, considerati l’anello di congiunzione tra i gruppi di pressione e il rappresentante istituzionale.

Il quarto capitolo, a cura di Gianluca Sgueo, affronta la tematica dell’interazione tra decisori pubblici sovranazionali e rappresentanti dei gruppi particolari, analizzando esaustivamente la regolamentazione vigente in materia, incentrata sul registro UE per la trasparenza (Interistitutional Agreement tra Commissione e Parlamento Europeo del 23 giugno 2011) da un lato, e le prospettive di riforma del sistema dei gruppi di pressione, dall’altro. Il quinto capitolo, curato da Gianfranco Macrì – ricostruito a cavallo tra sistema normativo “interno” (artt. 2, 3, 7, 8, 19, 20 e 21 Cost.) ed “europeo” (UE e Consiglio d’Europa: artt. 10 Carta di Nizza, 17 Trattato di Lisbona, 9 Cedu) del fenomeno religioso – si concentra sul problema dell’attività di “lobbying connotato in senso religioso” (dunque afferente l’azione dei gruppi religiosi lato sensu) ed evidenzia la necessità – improcrastinabile (in ambito nazionale) – di una “legge generale sulle libertà religiose” quale strumento (necessario, per lo scrivente) per giungere ad una equilibrata lettura del cd. “progetto costituzionale di politica del fattore religioso”, non più ostaggio della logica “pattizia”, produttiva di ampie aree di specialità, lesive del principio di uguaglianza. Il tutto collocando la tematica in oggetto all’interno del rinnovato ruolo svolto dalle diverse forme associate esprimenti interessi religiosi (vecchi e nuovi) divenuti protagonisti all’interno dello spazio pubblico.

La crescita esponenziale dei portati di interessi religiosi e la loro influenza nei confronti dei detentori del potere decisionale si evincono in modo emblematico all’interno del sistema politico degli Stati Uniti d’America; da qui l’analisi compiuta da Pasquale Annicchino nel sesto capitolo, dove si rimarcano le peculiarità di un impianto, di chiara matrice giurisprudenziale, destinato a influenzare (attraverso vie diverse) altri contesti, non sempre affini dal punto di vista della comune matrice “ideologica” (costituzionalismo occidentale). L’ultimo capitolo, firmato da Marco Mazzoni, prospetta invece una riflessione sociologica, adducendo quale parametro di riflessione le tesi di autorevoli studiosi del settore, circa il rapporto tra fenomeno lobbistico e opinione pubblica, contribuendo a meglio specificare l’accelerazione del processo di legittimazione sociale e politica del lobbying.

In un settore, perciò, così dinamico e trasversale, è imprescindibile riuscire ad offrire una trattazione finalizzata a suggerire ipotesi di razionalizzazione utili a migliorare la trama complessiva della democrazia. Il libro curato da Gianfranco Macrì coglie in modo esemplare questo obiettivo, con l’innegabile pregio di offrire – per chi ne abbia bisogno a fini professionali o di documentazione oltre che di studio – una visione omogenea e poliedrica della tematica lobbistica.