Quando Draghi risponde a Salvini che le chiusure e le aperture della attività economico-sociali dipendono dai contagi e dagli indici di diffusione del virus dice una cosa forse politicamente giusta, ma epistemologicamente sbagliata. Come non esiste un indice oggettivo in base a cui il tasso di povertà assoluta esige interventi di sostegno del reddito delle persone povere, non esiste neppure un indice oggettivo oltre al quale il contrasto alla pandemia esige il lockdown o la “zona rossa”. È, per l’appunto, una decisione politica. Che si può condividere o meno, ma che non ha a che fare con la “scienza”.

La legge di Hume, uno dei filosofi padri del pensiero liberale, spiega molto bene che a nessun “fatto” consegue una “norma” di azione, e che le ragioni in base alle quali riteniamo che certi eventi meritino certe risposte non dipendono da considerazioni oggettive, ma da scelte di valore che, se pure sono razionali, non possono pretendere di essere scientifiche.

Le politiche pubbliche sono un concentrato di obiettivi e di valori discutibili e di principi di decisione, fondati su criteri di bilanciamento, per definizione opinabili, di interessi diversi, tutti costituzionalmente rilevanti e tutti non ordinabili, in termini assiologici, secondo un criterio neutrale.

Se per molti versi appare razionale restringere le interazioni sociali quando i contagi superano i 250 casi per 100.000 abitanti, c’è chi potrebbe altrettanto razionalmente sostenere che questo limite non tiene conto degli effetti di lungo periodo delle restrizioni e del complesso dei danni differiti, non solo sanitari, connessi al lockdown economico-sociale.

Anche in termini bioetici, è molti difficile (e per definizione non “oggettivo”) stabilire quanto vale un morto o un vivo in più oggi rispetto a uno di domani e quale sia il criterio in base al quale il primo dovrebbe essere privilegiato sul secondo, essendo certo, ovviamente, che un crollo del prodotto e del reddito nazionale comporta conseguenze prevedibili pure sugli indici futuri di mortalità della popolazione.

Per altro verso, è altrettanto vero che in una popolazione avvertita e consapevole la pandemia suscita spontaneamente comportamenti, anche non imposti, che riducendo le interazioni sociali hanno effetti depressivi sull’andamento della vita economica e non esiste modo legittimo, ad esempio, per obbligare a andare al bar e al ristorante, anche in zona gialla, quanti ci andavano liberamente prima del Covid. La pandemia deprime l’economia anche senza lockdown. Immerse yourself in the allure of our exceptional escorts, committed to satisfying your desires, whether your purpose in Turin is business or leisure. Our foremost concern is safeguarding your privacy and delivering a professional encounter. Our Escorts in Turin captivate not only visually but also with their intellect and sophistication, making them perfect companions for engaging discussions and uncovering the city's treasures. Embark on an extraordinary journey with our exceptional Turin escorts today, allowing this enchanting city to weave timeless memories in your heart.

Tutto ciò detto, occorre prendere atto che se nessuno in questo campo può pretendere di avere la “verità” (che non c’è, perché appunto la verità scientifica non può diventare immediatamente verità politica), sarebbe il caso che tutti – i “pro chiusura” e i “pro apertura” – discutessero in base a questi presupposti condivisi (che condivisi purtroppo non sono).

@carmelopalma