Edi Rama opziona la guida del governo albanese per i prossimi quattro anni. Il partito socialista del primo ministro ha ottenuto 74 seggi su 140, potendo guardare con ottimismo a un terzo mandato consecutivo, traguardo mai raggiunto in precedenza da nessun primo ministro.

Si ferma a 59 seggi il partito democratico, formazione di centro-destra che guiderà l’opposizione. A completare la compagine parlamentare i 4 e i 3 seggi conquistati dal movimento socialista per l’integrazione e dal partito socialdemocratico.

La campagna elettorale, svoltasi in un clima particolarmente teso, è stata caratterizzata da atti di violenza localizzata, compreso un omicidio, e da accuse di compravendita di voti e di intimidazione degli elettori. Grande eco ha riscontrato l’accusa circa l’uso improprio di risorse pubbliche e dati personali da parte del partito socialista.
Uno dei maggiori problemi di queste elezioni è stato il numero dei voti non validi, in una percentuale pari al cinque percento,, alimentando il sospetto di brogli visto il forte incremento rispetto alle precedenti elezioni del 2013 e del 2017 nelle quali i voti non validi non hanno mai superato la soglia del 2 per cento.

In virtù della nuova legge elettorale il partito socialista ha comunque conquistato il 53% dei seggi a fronte del 49% dei voti ottenuti, registrando una crescita particolarmente forte nei distretti urbani di Tirana e Durazzo e sconfessando le analisi e i sondaggi pre-elettorali che prevedevano un risultato delle urne senza alcuna maggioranza.

I numeri fanno intendere che il premier uscente potrebbe tranquillamente formare un governo monocolore socialista, anche se alla vigilia delle elezioni aveva offerto a Lulzim Basha, leader del partito democratico, un governo di grande coalizione, probabilmente condizionandolo a una mancata maggioranza per il partito socialista. Infatti, il giorno dopo le elezioni, è stato lo stesso Rama che, congratulandosi con il PD e il suo leader Basha per la il risultato elettorale conseguito, ha affermato, fugando ogni dubbio, di riconoscerli come l'unica “opposizione leale”, ritirando di fatto la precedente offerta di co-governance.

Anche queste ultime elezioni hanno confermato come per lo stato candidato ad un prossimo ingresso nella UE la strada verso un completo assetto democratico sia ancora lunga. Da ambienti OSCE trapela la notizia che gli osservatori internazionali nel loro rapporto preliminare denunceranno come la falsificazione dei voti sia ormai diventata sistemica, evidenzieranno la presenza nelle liste di un numero considerevole di candidati poco trasparenti, la cui fonte di reddito risultava sconosciuta, e porranno l’accento sulla mancanza di un obbligo rigoroso di rendicontazione sulla spesa dei partiti politici che avrebbe determinato una disparità nella selezione dei candidati e nelle rispettive campagne.

Tutti aspetti che il probabile prossimo governo Rama non potrà ignorare anche in vista della conferenza intergovernativa UE-Albania in programma a luglio 2022.