In questi giorni si è tornati a parlare di Mara Carfagna, e si è tornati a parlarne nel modo sbagliato. Da una parte si ha la conferma una volta di più che il mondo libdem che ormai guarda a lei con relativa simpatia nell’ambito della destra italiana è una bolla; dall’altra che i progressi civili maturano lentamente mentre basta un attimo per tornare un paesello provinciale e beghino.

Carfagna è ancora dopo più di dieci anni vittima di un orripilante falso: intercettazioni inesistenti in cui avrebbe spiegato al telefono come effettuare una prestazione orale all’allora Presidente del Consiglio. Ripetiamo: inesistenti. Ma quella era la fase delle “veline in Parlamento” (e un sacco di nominati della stagione del tardo berlusconismo erano davvero squalificati) e del successivo e pruriginoso suk delle minorenni e le escort e le Noemi e le D’Addario e le Ruby e le Minetti e così nella moltitudine indistinta dell’antipolitica prima e dopo il “tutti ladri” ci fu la fase del “tutte donne di malaffare”, per colpire “l’utilizzatore finale”.
Mara Carfagna da molti è ancora confusa in questo scenario con le escort.

E pur sottoscrivendo pienamente la critica a quella stagione (davvero “ultima occasione” persa per la seconda repubblica) non possiamo, dopo che già rigettammo il “tutti ladri” per senso di civiltà giuridica e politica, che rigettare con ancora più forza il “tutte donne di malaffare” per senso umanitario.
E ricordiamo quella fase intossicata del dibattito pubblico in cui le intercettazioni diventarono un genere letterario, uno spazio dove far dire a personaggi politici qualsiasi cosa fosse utile e interessante, bastava si trovasse in quella zona aurea tra il verosimile e lo scandaloso, in un contesto in cui su Berlusconi qualsiasi cosa appariva verosimile e scandalosa. L’esempio più rilevante? La straordinaria bufala della “culona inchiavabile” che tutti danno per vera, che ebbe eco internazionale, che fece danno all’intero Paese in una delle sue fasi più delicate e che risale anche qui a “intercettazioni” mai individuate e pubblicate dal Fatto Quotidiano.

Ma della costruzione di falsi si potrebbe parlare a lungo: ricordiamo anche la manipolazione a una intervista a Paolo Borsellino perché apparisse più verosimile che stesse parlando dei rapporti tra la mafia e Berlusconi e Dell’Utri (se ne occupò l’ottimo blogger Enrico Tagliaferro).
Il berlusconismo non riformò né ammodernò l’Italia, anzi; certo antiberlusconismo invece ci fece regredire. Una repubblica buttata appena prima della crisi dei debiti e dopo l’enorme regalo dell’euro. Tornare a quella stagione parlando in questi termini non dice nulla su Mara Carfagna mentre dice molto su chi ne parla.