Berlinguer grande

La terza via non è quella tra socialismo reale e socialdemocrazia; la terza via è la socialdemocrazia, il laburismo, il socialismo liberale, il liberalsocialismo; anche la via cristiano democratica di Roepke - quella distante sia dalla schiavitù padronale che da quella statolatrica - è terza via.

La via che emerge dal ricorrente dibattito nel mondo post-comunista e, recentemente, dal confronto tra Morando e Tronti su Il Riformista è propriamente una "quarta via", quella tentata da Berlinguer: l'eurocomunismo lontano dall'Urss ma incapace di farsi Socialdemocratico, davvero alternativo, pluralista, forza di governo. Tra l'attualità ancora feconda della radicale "possibilità" del massimo di socialità e del massimo di libertà, il tentativo "impossibile" di dirsi e farsi comunisti contro l'Urss e, allo stesso tempo, contro il sistema euro-occidentale portò allo smarrimento ideologico, a tranciare anche le radici della dialettica interna al marxismo; dialettica che, sin dall'inizio, fu anche migliorista, gradualista, operaista, sindacale, concreta, democratica, riformista, nonviolenta.

Dopo il fallimento di questa "quarta via" - tentata anche da Carrillo in Spagna e da Marchais in Francia - rimase in Italia solo la declinazione elitaria e purista della "Questione Morale", interpretata in senso teologico-politico come diversità ontologica e (ben oltre le intenzioni di Berlinguer) si formò l'idolo sostitutivo del giustizialismo, del partito dei giudici.

La "quarta via" divenne, quindi, la "quinta colonna" di una suggestione tragica, il cambiamento di sistema attuato attraverso una declinazione "autoritaria" e illiberale del Diritto . La mancata scelta - già negli anni 70/80 - per l'opzione socialdemocratica, la mancata traduzione del compromesso storico come superamento necessario del fattore K (nel senso dell'allargamento massimo della base democratica della Repubblica, così come pensato da Moro), con l'apertura dell'alternativa a sinistra (che tanto bene avrebbe fatto anche alla DC e al cattolicesimo democratico), pesa ancora sul destino politico degli Italiani.

Il PD - ha ragione Morando - sembra ancora essere uno dei tentativi più riusciti (con tanti limiti) per superare questo vulnus, per attivare il dialogo riformista tra tradizioni nobili finalmente unite (tra non poche inevitabili contraddizioni). L'assenza sostanziale di una alternativa a sinistra, l'inoperatività popolare di un nuovo tentativo "rivoluzionario" e/o radicalista, estremista, anticostituzionale, ci fa comprendere come la terza via - il tentativo di fecondare con idee nuove la contrapposizione epocale destra/sinistra - sia ancora la giusta strada da percorrere per chi crede all'articolazione unitaria di libertà e giustizia. Compito dei sinceri liberali è decidersi su questa contrapposizione, arricchendone il senso, aggiungendo la propria traduzione: società aperta contro società perfetta.