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Il governo Conte-bis anziché “riabilitare” democraticamente una parte del campo populista (quello grillino) finirà per “disabilitare” politicamente il campo democratico, resuscitando nel contempo il M5S, che le elezioni anticipate avrebbero, se non spazzato via, pesantemente relativizzato, e pure il presunto morto Salvini, cui mesi di opposizione protestataria ridaranno nuova linfa e verginità politica.

L’alternativa che il PD si è trovato da subito davanti non era quella tra le elezioni e il soccorso rosso a un governo giallo, ma tra le elezioni e un governo che avrebbe reso il rinvio delle elezioni utile e comprensibile non solo per ragioni di sopravvivenza e di potere. Un governo che prefigurasse una alternativa e, a partire dal nome del premier, dimostrasse che il M5S aveva accettato di cambiare registro, non di tornare a dettare legge, come gli era stato impedito da Salvini.

Il PD ha invece accettato l’inaccettabile e il non raccontabile, a partire dalla beatificazione politica del fregolismo dell’avvocato del popolo, passato dalle retrovie del partito del Vaffanculo al ruolo di arbiter elegantiarum della grammatica e del lessico istituzionale, e di un programma di raccapricciante facilismo populista: concessioni riviste ope legis, stop alle estrazioni di idrocarburi, pasti gratis di ogni sorta, senza nessuna copertura.

Il risultato è già sotto gli occhi di tutti ed è il seguente. Il PD si appresta a non esistere più e il regista dell’operazione Conte-bis, cioè Renzi, guadagnato il tempo che gli serviva, fonderà un nuovo partito, dopo avere convinto (costretto) quello vecchio a suicidarsi nel sostegno a un governo impresentabile. Nel suo piccolo, la crisi del Conte I ha messo in crisi anche +Europa, l’unico altro pezzo elettoralmente significativo del campo anti-sovranista, diviso tra l'opposizione democratica nuovo esecutivo e un’opzione “entrista” giustificata, nella migliore delle ipotesi, dal wishfull thinking e dalla totale indifferenza alla realtà delle scelte e delle facce del Governo Conte II. Della sinistra-sinistra, cioè delle 3 o 4 sinistre-sinistre assiepate attorno al ministero di Roberto Speranza, è difficile perfino individuare una linea che non sia quella della confessione di un proto-grillismo represso.

L’unica opzione vagamente strategica che sta sotto questa nuova maggioranza è quella di renderla organica e non occasionale, cioè di fare dell’alleanza PD-M5S il nuovo centrosinistra. Se anche questa riuscisse (fallirà perché si fonda anch’essa su un’idea di ciò che il M5S è e dunque può) il risultante campo democratico sarebbe solo una variante di sinistra della monocultura populista.

Alla fine l’unico prodotto politico del governo Conte II sarà il default del PD e la cronicizzazione del bipolarismo antipolitico, tra Giggino e Matteo o tra i loro epigoni.

@carmelopalma