Federalbeghi, l'organizzazione che la scorsa estate accusava di terrorismo (sic) i meteorologi colpevoli di sbagliare le previsioni del tempo, sta festeggiando la sanzione di 500.000 comminata dall'Antitrust a Tripadvisor, il portale specializzato in recensioni turistiche.

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La colpa, se così si può dire, di Tripadvisor, sarebbe più o meno la stessa che gli albergatori imputavano ai meteorologi: fornire ai loro potenziali clienti informazioni fuorvianti. O meglio, per stare al virgolettato della nota dell'antitrust enfatizzare "il carattere autentico e genuino delle recensioni, inducendo così i consumatori a ritenere che le informazioni siano sempre attendibili, espressione di reali esperienze turistiche". Infatti Tripadvisor, come è noto, pubblica sul proprio sito recensioni effettuate dagli stessi clienti delle strutture ricettive, e l'accusa è quella di non fare abbastanza per evitare il fenomeno delle recensioni fasulle e anzi di dare per scontato che tutte le recensioni pubblicate siano state scritte in buona fede da clienti autentici.

Albergatori e ristoratori, almeno nella loro forma sindacalizzata, non hanno mai apprezzato la selezione "dal basso" operata dal portale, e il fatto che si tratta di un servizio non richiesto e al quale non ci si può sottrarre, anche quando le recensioni negative superano quelle positive. E' questo, più che la possibilità che ci siano recensioni false, a infastidire. D'altronde le finte recensioni possono essere anche positive, non necessariamente negative, e potrebbero essere pubblicate tanto da un concorrente a fini denigratori che dagli amici a fini pubblicitari.

Ma più che le questioni tecniche che hanno ispirato la sentenza, a sorprendere (fino a un certo punto) è l'incapacità da parte di molti imprenditori del settore turistico di comprendere le potenzialità di servizi come quello offerto da Tripavisor (oggi Federalbeghi ce l'ha su, per ragioni diverse, anche con Booking ed Expedia) e la pretesa di ricondurre le informazioni a disposizione dei potenziali clienti al contollo dell'impresa stessa. Difficile infatti immaginare dei sistemi che eliminino il rischio di una falsa recensione se non sottoponendo gli utenti di Tripadvisor e le loro recensioni al vaglio preventivo dell'albergatore, e immaginiamo tutti come andrebbe a finire. E dopo le recensioni false passeremmo alle recensioni-autentiche-ma-scritte-da-clienti-incompetenti, e via discorrendo.

Oppure bisognerà adeguarsi al fatto che il web è in grado di "globalizzare", nel bene e nel male, il passaparola, ben oltre i limiti ai quali eravamo abituati, e fare di necessità virtù. Come scrisse alcuni anni fa (perché questa non è davvero una storia nuova) Gianluca Diegoli sul suo blog: "condizione necessaria sarà il superamento, per ogni singolo oggetto di recensione, della fase delle recensioni in piccoli numeri, in modo che un numero elevato faccia risultare insignificanti e antieconomici i tentativi di falsificazione. Quindi, se fossi un albergatore, mi preoccuperei di favorire la (vera) recensione: se non altro, imparerei qualcosa che probabilmente non so".