Atac: una società tecnicamente fallita
Innovazione e mercato
La situazione ATAC è sempre più grave, ma sempre meno seria. Una società che vorrebbe fare un concordato che tuttavia è stato definito “lacunoso” dal Tribunale. Una società che rischia di perdere la licenza di azienda di trasporto pubblico locale. Una società che vorrebbe fare il servizio di trasporto pubblico, ma ormai opera ben sotto il servizio definito dallo stesso Comune di Roma.
Siamo ormai, nel secondo semestre del 2017, 23 punti percentuali sotto per il servizio metro e 18 punti percentuali sotto nel servizio bus rispetto a quanto definito dal contratto di servizio firmato con il Comune (padrone dell’azienda). Controllore e controllato, si controllano bene a vicenda solo quando serve.
Una società che nonostante circa 5,7 miliardi di sussidi da parte dei contribuenti italiani, negli ultimi nove anni ha perso 1,5 miliardi di euro. Un buco senza fine a causa di costi operativi (per ogni chilometro percorso da una vettura) del 50 per cento superiori a Milano e doppi rispetto ai migliori casi europei.
Una società dove quasi il 50 per cento dei costi è legato al costo del personale (oltre mezzo miliardo di euro l’anno), ma crede di poter risolvere tutti i problemi eliminando l’evasione (recupero di 60 milioni forse). Non che il problema dell'evasione non esista, ma il problema è in primo luogo di costi; ma come ben si sa, lasciare a casa 2000 dipendenti pubblici di troppo è ben più difficile da un punto di vista elettorale. Una società che punta sull’elettrico con il revamping dei suoi vecchi minibus con un bando di 10,8 milioni di euro da parte del Comune di Roma, ma che avrebbe fatto meglio a comprare nuovi mezzi elettrici con maggiore autonomia e costi per posto inferiori.
Una società che ormai è tecnicamente fallita, ma continua a venire difesa dalla politica (quella con la p miniscula) che non vuole nemmeno esercitare l’opzione di una liberalizzazione. Liberalizzare significa essere trasparenti, eliminare sprechi e fare una gara per vedere chi è in grado di fare il servizio pubblico migliore al costo minore per le casse cittadine. Ma evidentemente c’è un certo masochismo nel continuare a vedere un flusso di denaro costante (ben oltre mezzo miliardo l’anno di sussidi nel complesso dai diversi enti pubblici).
Cosa dire di questa società di nome ATAC? Nulla, in realtà avremmo da dire molto sulla controllante di questa società: il Comune di Roma che in questi anni ha gestito l’azienda portandola ai risultati appena indicati. Buon viaggio e allacciate le cinture.