Marijuana Colorado

Le entrate fiscali derivanti dalla produzione e dal commercio di marijuana in Colorado hanno battuto tutti i record quest’estate, scrive il Guardian: i numeri sono raddoppiati rispetto al 2014, e probabilmente si manterranno superiori alle previsioni. Le vendite, da un anno all’altro, sono aumentate di molto: ciò significa che sempre più quote di mercato sono state strappate all’illegalità, per generare più ricchezza alla luce del sole.

Nei primi sette mesi del 2015 lo stato del Colorado ha incassato quasi 73,5 milioni di dollari da questa fonte: se riuscirà a mantenere il passo, si troverà con un totale di oltre 125 milioni alla fine dell’anno.

Nel 2014, gli esperti avevano previsto che la cannabis legale avrebbe generato entrate fiscali per più di 70 milioni; tuttavia, in effetti, lo stato riuscì a incassarne soltanto 44. Le previsioni sulle vendite per il primo anno di legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo (in Colorado e in tutti gli USA) erano state troppo ottimiste: quest’anno, al contrario, il gettito fiscale effettivo risulta già da ora superiore alle stime, che si fermavano a 70 milioni.

Molti degli addetti ai lavori del settore spiegano il boom di vendite col fatto che, dopo circa un anno dalla legalizzazione, si è finalmente superato lo scoglio cruciale dell’accettazione sociale.

“Personalmente attribuisco [questo risultato] al fatto che (…) sempre più persone (…) si sentano a proprio agio nei confronti della marijuana legale. Non la vedono [più] come qualcosa di nocivo”, ha dichiarato Tyler Henson, presidente della Colorado Cannabis Chamber of Commerce. Tim Cullen, CEO della Colorado Harvest Company, che possiede tre “dispensari” e sta per aprirne un quarto, dice: "gente che mai prima avrebbe preso in considerazione l’erba ora sta cominciando ad affacciarsi nei negozi". I suoi clienti sono quasi tutti residenti in Colorado che acquistano marijuana a uso ricreativo, e le vendite, mese dopo mese, continuino ad aumentare di una percentuale che va dall’8 al 12%.

Da un sondaggio del febbraio scorso, effettuato dalla Quinnipiac University, risulta che il 58% dei cittadini del Colorado è favorevole a mantenere la cannabis legale, mentre i contrari sono il 38%.

I risultati inizialmente scarsi delle vendite potrebbero essere stati dovuti al fatto che, all’indomani della legalizzazione, i “dispensari” autorizzati al commercio di marijuana a scopo ricreativo erano relativamente pochi. Quando, nel gennaio 2014, sono cominciate le vendite al pubblico, i soli esercenti autorizzati da subito a vendere marijuana ricreativa erano quelli già in possesso della licenza per venderla a scopo terapeutico. In tutto il Colorado, quindi, per qualche mese è stato possibile trovarla solo in pochi negozi.

“Far approvare il proprio progetto e ottenere la licenza non è facile, qualunque commerciante può confermarvelo” fa notare il già citato Henson. “Sono nate molte nuove imprese, molte persone hanno cominciato a entrare in questo mercato, ma non siamo riusciti a far fronte subito a tutte le richieste”.
Ora che il procedimento è diventato più semplice, comunque, in Colorado sono nati centinaia di “dispensari”: il fatto che ce ne siano così tanti ha inasprito la concorrenza, cosicché ognuno ha dovuto specializzarsi per attrarre clienti, offrendo loro qualcosa di più.

Cullen della CHC ricorda che sei anni fa, quando ad essere legale era solo la marijuana terapeutica, “alcuni negozi sembravano dormitori studenteschi", mentre oggi i clienti hanno gusti generalmente più sofisticati, hanno già in mente la varietà di cannabis che vogliono acquistare e richiedono più competenza. “I nostri clienti” prosegue Cullen “sono professionisti, uomini d’affari, di solito di mezza età, con un buon reddito a disposizione”. Quanto di più diverso, insomma, dallo stereotipo del giovane “fattone”.

In effetti si può dire che, al giorno d'oggi, un “dispensario” non sia poi tanto diverso da un’enoteca di alto livello: i “sommelier” esperti propongono varietà di marijuana diverse a seconda delle esigenze, e si diffondono a lungo sulle “note aromatiche” dell’una o dell’altra. Ci sono anche promozioni settimanali, raccolte punti, sconti speciali, insomma tutto il classico repertorio di fidelizzazione del cliente.

È probabile, comunque, che questo aumento delle vendite non sia dovuto soltanto ai locali: nel 2014, primo anno di legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo, in Colorado sono arrivati più di 71 milioni di turisti, che hanno speso 18,6 miliardi di dollari, polverizzando ogni record. Anche le vendite di cannabis terapeutica sono aumentate; tuttavia, non è aumentato il numero di pazienti, rimasto stabile tra 110 e 115mila.

Cullen e Henson sono concordi nell’affermare che il loro settore sta crescendo, ma potrebbe crescere ancora di più se le agevolazioni per i piccoli esercenti fossero estese anche a chi vende marijuana ricreativa, e soprattutto se cadesse il divieto di pubblicità per questo tipo di attività.

Regolamentazione rigida, dunque, e completa scomparsa del "fascino del proibito" per un mercato che diventa sempre meno sordido e sempre più raffinato. Caduti i divieti, cadono anche le perplessità dell'uomo comune su una droga che fa meno male dell'alcol e che, inoltre, genera molti più ricavi.

La chiave di tutto, conclude Cullen, è l’accettazione sociale: “Non è ancora normale presentarsi a una cena con qualche canna anziché con una bottiglia di vino” scherza “ma tra un po’ lo diventerà”.