Nonostante il cammino per la costruzione di una società pienamente egualitaria in Bahrein sia ancora pieno di ostacoli, il 2017 ha rappresentato una significativa accelerazione in questa direzione, come dimostra la storica approvazione della Unified Family Law.

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Società culturalmente diversificata e tollerante, il Bahrein è stato tradizionalmente uno dei paesi più “progressisti” della regione in termini di regole sociali, inclusi i diritti delle donne, e i valori liberali sono sostenuti dalla Costituzione. Per questa ragione, quando gli avvenimenti del 2011 hanno scosso il Regno e le tensioni, a prescindere dalla loro portata politica ed economica, hanno portato al rafforzamento del settarismo e del radicalismo, la leadership del Paese è stata coinvolta nella gestione delle ripercussioni sociali.

La legge ha concesso più potere alle autorità per monitorare e regolamentare il linguaggio delle personalità religiose, sia Sciite che Sunnite, e per tenere d'occhio l’hate speech diffuso sui social media. Nel maggio del 2016 il parlamento del Bahrein ha approvato una misura che proibisce alle personalità religiose di partecipare ad attività politiche: con un emendamento alla Political Society Law del 2005, il coinvolgimento nella sfera politica è diventato off-limits per tutti coloro che hanno un ruolo religioso attivo, separando concretamente il campo della politica da quello della fede.

Questa decisione è destinata ad avere profonde ripercussioni nella futura evoluzione delle norme sociali nel Regno. Ad esempio, sebbene i deputati islamisti siano sempre stata una minoranza nel Parlamento del Bahrein, in molte occasioni sono stati eccessivamente influenti, attraverso il sostegno dei deputati conservatori. Nel 2014, durante il voto per l’implementazione della convenzione CEDAW delle Nazioni Unite sui diritti delle donne, i deputati islamisti che descrivevano la Convenzione come un complotto occidentale per allontanare il Bahrein dalla sua tradizione islamica sono stati a un passo, per soli due voti di scarto, dall’ottenere la maggioranza parlamentare. Fortunatamente l’implementazione della Convenzione è stata approvata, anche se la battaglia per rafforzare le voci laiche è ancora in corso.

Infatti il 2017 ha visto ulteriori progressi nel campo dei diritti civili e della critica alle autorità religiose radicali. Il 19 luglio scorso il Re del Bahrein, Hamad bin Isa Al-Khalifa, ha ratificato la nuova Unified Family Law, dopo che era stata approvata all’unanimità dal Parlamento del Regno. La legge è composta da 141 articoli che trattano le disposizioni in materia di relazioni di coppia, matrimonio, affidamento e mantenimento dei figli, donazioni e divorzio. È una legislazione che garantisce, per la prima volta, che tutte queste questioni siano trattate secondo la legge civile e non secondo quella religiosa, consolidando lo stato di diritto sulle questioni familiari, una sfera tradizionalmente dominata dalle istituzioni religiose.

Ad esempio, la legge riconosce il diritto delle donne di chiedere la separazione o il divorzio presso un tribunale civile e, se il marito non è disposto ad accondiscendere alla richiesta della moglie, la Family Law concede al tribunale l’autorità di stabilire la separazione senza il consenso del marito garantendo i diritti della moglie, a cominciare da quelli sui bambini. La legge inoltre stabilisce che le corti islamiche debbano dare il consenso al divorzio nel caso in cui la salute psichica o fisica di uno dei due partner sia minacciata. Infine, le nuove regole stabiliscono che il pieno consenso dell’uomo e della donna, come la proporzionalità e l’adeguatezza della loro età, siano precondizioni di ogni matrimonio.

La novità principale è che questa legge si applica a entrambe le comunità religiose più importanti del Bahrein, Sunniti e Sciiti, dopo che nel maggio del 2009 un codice sulla famiglia era stato riconosciuto solo dai Sunniti e dopo le prolungate proteste di alcune personalità religiose radicali sciite. Ed effettivamente il tema è stato molto controverso nel Paese, da quando nel 2005 il Governo aveva annunciato l’intenzione di approvare una legge simile incontrando l’opposizione di coloro che sostengono che il Parlamento non sia qualificato per discutere e decidere su materie familiari radicate nella giurisprudenza religiosa.

Da allora gli attivisti per i diritti delle donne, insieme ad alcune Organizzazioni Non-Governative – tra le quali, ad esempio, la Bahrain Women Society – hanno chiesto a gran voce l’approvazione di una legge sulla famiglia che affermi l’autorità del diritto civile del Regno a prescindere dall’opposizione di alcuni leader religiosi. Dopo anni di discussioni sulla Unified Family Law, quest’anno il Governo ha impegnato un comitato religioso istituito dal re Ahmad e composto da studiosi di entrambe le comunità Sunnita e Sciita che ha fornito una serie di raccomandazioni ai legislatori e che ha aiutato ad assicurare che la nuova legislazione non avrebbe contraddetto i precetti religiosi, rafforzandone quindi la sostenibilità. Dopo la promulgazione della legge, le reazioni sono state molto diverse: mentre gli attivisti per i diritti delle donne, anche tra i legislatori, hanno espresso profonda soddisfazione, alcune personalità religiose più ortodosse hanno confermato la loro opposizione.

Tirando le somme, nonostante il cammino per la costruzione di una società pienamente egualitaria in Bahrein sia ancora pieno di ostacoli, il 2017 ha rappresentato una significativa accelerazione in questa direzione. Allo stesso tempo, tutto questo ci ricorda quanto strettamente le questioni sociali siano correlate all’influenza della religione sulla politica del Paese, come dell’intera regione. Infatti, solo un dibattito critico sul ruolo dei precetti religiosi e sulla loro interpretazione può lastricare la strada per passi più concreti in quel lungo viaggio che le società del Golfo Arabo dovrebbero provare ad affrontare come comunità.