logo editorialeTra le molte misure costose (almeno 50 miliardi di euro, secondo le stime) poste da Matteo Renzi sul tavolo, non avrebbero sfigurato alcune riforme a costo zero, come la ripresa delle politiche di liberalizzazione dell'economia italiana.

Ricordate la stagione delle lenzuolate di Bersani? L'allora ministro delle Attività Produttive del governo Prodi sdoganò le liberalizzazioni per il grande pubblico, accentuandone la natura pro-consumatori e migliorando l'accettabilità sociale delle politiche per la promozione della concorrenza dei settori economici. Per noi che amiamo andare per il sottile, le lenzuolate presentavano luci ed ombre, perché accanto a misure di autentica apertura dei mercati ve ne erano altre di carattere leggermente dirigista, dagli effetti più simbolici che reali: indimenticabile il caso dell'abolizione del contributo di ricarica dei cellulari? Pareva una battaglia epocale, in realtà le compagnie telefoniche finirono per spalmare il prezzo della ricarica sulle tariffe, in un contesto in cui peraltro si stavano sempre più affermando gli abbonamenti flat. Ma alcuni tasselli positivi furono posti in quella stagione, che in fondo avrebbe potuto (e dovuto) aprire una pratica: fare delle politiche di liberalizzazione un'azione costante, se necessario periodica.

Questo proposito ispirò la nostra piccola navicella di Libertiamo nella redazione di un testo di legge a firma Della Vedova, poi approvato dal Parlamento, che ha istituito la Legge Annuale sulla concorrenza (articolo 47 della legge n. 99 del 2009): ricevuta l'annuale relazione dell'Antitrust, il Governo è tenuto alla redazione di un disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, in cui recepisce i pareri dell'Antitrust e delle altre autorità indipendenti e in cui elenca in allegato gli eventuali ambiti in cui non si è ritenuto opportuno dar seguito alle segnalazioni. Dal 2010 in poi, gli esecutivi non hanno mai ottemperato alla previsione normativa: i governi Berlusconi e Letta hanno completamento ignorato l'articolo 47 della 99/2009, il solo governo Monti lo ha richiamato nella redazione del decreto-legge liberalizzazioni, ma senza sfruttarne la portata. La legge annuale sulla concorrenza è rimasta finora lettera morta: la politica non rispetta le leggi che il Parlamento approva e pochi – certo non la stampa mainstream – hanno sollevato la questione.

Ora che al governo siede un ministro – Federica Guidi – che da presidente dei giovani di Confindustria si mostrò estremamente sensibile al tema delle liberalizzazioni, l'auspicio è che la Legge Annuale sulla Concorrenza sia valorizzata, che diventi uno strumento ordinario per il disboscamento delle troppe regole che paralizzano gli operatori economici e che garantiscono i pochi a danno dei tanti, produttori e consumatori. Il messaggio molto netto di apertura e dinamismo lanciato da Renzi va tradotto in provvedimenti concreti: entro il 31 maggio, come prevede la legge, il governo presenti alle Camere il disegno di legge annuale sulla concorrenza. Lo faccia. Sono i fatti che determinano i cambiamenti.

@piercamillo