Media Literacy igrande

L'11 luglio si è tenuta alla Camera la conferenza stampa "Democrazia e Informazione: strategie di Alfabetizzazione mediatica", promossa dall'Onorevole Federica Onori e organizzata in collaborazione con la Federazione Italiana Diritti Umani (FIDU). Ospiti illustri relatori: Eleonora Mongelli, Vicepresidente di FIDU e coordinatrice di Media Literacy for Democracy, Marta Ottaviani, giornalista esperta di disinformazione, Gian Marco Passerini, Communication Manager di IDMO (Italian Digital Media Observatory) e Teresa Coratella, Vicedirettrice dell'Ufficio di Roma dell'ECFR (European Council of Foreign Relations).

L'obiettivo era appunto quello di affrontare il tema della disinformazione in Italia e in Europa, esplorando insieme a specialisti del settore le più adeguate strategie di alfabetizzazione mediatica. Il punto di partenza della conferenza, la presentazione del progetto Media Literacy for Democracy, finanziato dall'Unione Europea e coordinato da FIDU, ha offerto molti spunti interessanti.

Svoltosi tra l'ottobre '22 e l'aprile '24, il programma ha proposto un contrasto alla disinformazione focalizzato su un approccio multidisciplinare, coinvolgendo diversi partner provenienti da differenti paesi Ue, creando una cooperazione strutturata tra più ambiti. Allargando lo sguardo all'agenda Onu 2030, sono presenti target che delineano obiettivi di pace e giustizia, da perseguire anche tramite corretta informazione ed efficaci strategie di alfabetizzazione mediatica.

Il debunking, infatti, da solo non basta, ma deve essere affiancato a pratiche quali la media literacy, al fine di proteggere i destinatari più vulnerabili a operazioni di guerra ibrida. La guerra ibrida o non lineare ha come scopo ultimo quello di minare la stessa tenuta delle istituzioni democratiche, ed è un tema in Italia spesso sottovalutato anche in campo giornalistico, oltre che nell'arena politica - con forse l'unica eccezione dei partiti del fu Terzo Polo.

Dopo l'aggressione russa all'Ucraina l'esplosione della disinformazione ha definitivamente coinvolto tutta Europa: si tratta di una "guerra grigia", per usare un'espressione di Marta Ottaviani, che insieme a Livia Ponzio ha fondato il canale youtube "Fake Republic", volto ad indagare da un punto di vista tecnico il complesso e articolato mondo di disinformazione e propaganda. Il putinismo è senza dubbio fonte maestra di infowar e operazioni di influenza ivi connesse, puntando a minare la stabilità democratica e ad attaccare la sicurezza nazionale dei singoli stati.

Ciò che va compreso è che l'arma disinformativa è oggi uno strumento utilizzato in maniera coordinata e militarizzata, attraverso software capaci di manipolare le informazioni più pure, trasformandole in opera propagandistica, sfruttando il divario digitale tra i cittadini. Per tentare di sconfiggere queste ondate è certamente necessario un approccio multidisciplinare, che sia però anche extranazionale ed internazionale, potendo strutturalmente unire competenze diverse nello scenario multidimensionale dei problemi generati dalla disinformazione.

Stampa, istituzioni, centri di ricerca e cittadinanza attiva devono lavorare insieme e creare piattaforme comuni che possano agire da contraltare, limitando e smascherando fake news e (ri)costruzioni lontane da cause-conseguenze effettive e fatti reali. I giornalisti, in primis i conduttori televisivi, dovrebbero essere più attivi nello sbugiardare i continui tentativi di confondere - piuttosto che di convincere - l'opinione pubblica. I talk show del nostro Paese, a volte, appaiono una delle cause di un più ampio cortocircuito, fungendo da canali che aprono lo spazio ad operazioni di guerra cognitiva che puntano a sfruttare appieno questa grande epoca di volontaria confusione manipolativa.