Politica e media di massa: il vantaggio competitivo dei populisti
Diritto e libertà
Il maggiore senso di impotenza che si prova guardando ai nostri giorni è che il nuovo mondo comunicativo in cui viviamo garantisce un vantaggio competitivo inevitabile e incolmabile ai leader populisti: la logica della reazione istantanea (che fa emergere di più la notizia), del caso singolo che emerge molto più del caso concreto, dell’eccezione che vale molto più della regola, svantaggia indubbiamente la comunicazione di istanze liberali, garantiste, democratiche in senso proprio.
Il tema vero oggi è: in un mondo in cui il “dato percepito” supera il “dato reale” come mai prima d’ora, le masse che stanno sostenendo i nuovi ras potranno davvero rendersi conto dei risultati ottenuti o meno? Se continuo a vedere gli immigrati (e i neri si notano subito, soprattutto dove ce ne sono pochi), ma non riesco lontanamente a percepire i danni ad esempio di un capitale umano formato malissimo dal sistema scolastico-universitario, i danni della mancanza di innovazione e produttività, i danni di un rapporto malato col contante... come potrò votare chi dice che i guai italiani stanno in questi temi? Se ormai, con i social, i politici sono diventati essi stessi organi di informazione, e gli organi di informazione tradizionali vengono sempre più snobbati (e peggiorano di anno in anno contribuendo alla loro stessa crisi) gli “abbonati” ai rispettivi politici potranno davvero avere misura di un eventuale fallimento dei loro leader di riferimento? Cioè: se mi informo quotidianamente sulla pagina di Salvini perché non dovrei avere la percezione che finalmente il “problema degli immigrati” viene risolto, visto che sento solo un ministro degli Interni fare la voce grossa e usare la clava. Stessa cosa seguendo la pagina di Di Maio sulla “lotta agli sprechi e alle pensioni d’oro”.
Si potrebbe obiettare che comunque alla fine se i problemi veri non vengono risolti la realtà presenta sempre il conto. Ma quale realtà? Questi politici hanno preso di mira argomenti straw-man e su questi continuano a battere facendo clickbait sistematico e costante. E anche lì, non si scappa: nel clickbait cadono le persone più semplici, le meno scolarizzate e riflessive. Insomma la maggioranza (con l’ulteriore problema che nei moderni sistemi economici la differenza la fanno il 10% di élites produttive e specializzate). Non puoi fare clickbait su temi che non siano, nel migliore dei casi, soluzioni semplici, se non veri e propri raggiri o fake-news. Anni fa li facevano contro la kasta, Salvini ha preso a farli contro gli immigrati, moltissimi lo fanno da anni su temi pseudoscientifici e complotti vari.
Insomma: la comunicazione oggi è l’elemento più importante della politica; i populisti hanno un vantaggio comunicativo inevitabile per gli stessi temi che affrontano; più che raccogliere istanze delle persone vanno a fomentarne di vecchie e nuove e campano di argomenti straw-man. Questi argomenti-fantoccio, bersagli facili su cui incassano e difendono il proprio consenso rischiano di diventare una droga per l’opinione pubblica italiana, un’anestesia che allevierà momentaneamente i dolori della società italiana mentre il declino continuerà a logorare, la crescita e la produttività continueranno a essere basse (quindi meno soldi, meno occupazione, vite peggiori...), molte zone del meridione continueranno ad essere un avamposto di sud America e così via. E la responsabilità di chi governa sarà offuscata dalla cortina fumogena che i leader si sono costruiti sapientemente, rendendo più difficile l’alternanza.
Viviamo di fatto in un nuovo ordine occidentale e pagheremo il conto di tutti gli storici ritardi italiani non colmati prima che il nuovo ordine arrivasse. E quindi la pagheremo più cara che in molti altri Paesi