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Dopo le parole di ieri di Vladimir Putin, anche la lamentata espansione della Nato si rivela, definitivamente, solo un pretesto. Quando Putin afferma che «russi e ucraini sono un unico popolo» e che la Santa Madre Russia starebbe combattendo orde di neonazisti, rivela tutta la follia del suo vero progetto: annichilimento e annessione.

Lo scopo non è difendersi dalla Nato o creare cuscinetti rispetto all’Occidente. Lo scopo è pura espansione etnoimperialista. Non c’è nemmeno più bisogno di cercare alibi: è così perché così deve essere. Una visione mistica, completamente scollegata dalla realtà dei fatti e dalla Storia. Una visione a cui la legge contro le fake news sull’esercito russo e l’atroce lavaggio del cervello praticato ai bambini a scuola costringono l’intero Paese.

Non importa se in realtà fu Kiev la culla della moderna Russia. La Kiev che conosciamo oggi venne infatti fondata alla fine del IX secolo d.c., divenendo il centro di quella che gli storici chiamano Rus’ di Kiev, una grande entità monarchica medievale degli slavi orientali che arrivò ad estendersi sui territori dell’odierna Ucraina, della Russia occidentale, della Bielorussia, della Polonia, Lituania e della Lettonia ed Estonia orientali. Si trattava dello stato più grande dell’Europa medievale.

Solo dalla frantumazione di tale entità nacque Mosca come avamposto militare, nel 1147. Se si vuole fare ricorso al passato come fa Putin, allora bisogna dire che la Russia è nata a Kiev. Che la primogenitura rispetto a quello che sarebbe un unico grande popolo “russo” è di Kiev, non di Mosca.

Andare così a ritroso nel tempo, però, non ha senso, se non in funzione di una dimensione mistica del potere tipicamente dittatoriale. Il dato saliente, nella realtà attuale, è che l’Ucraina è uno Stato indipendente e sovrano da trent’anni. Contro un dato di realtà di tale portata, Putin necessita di abusare della Storia e di distorcere il presente a proprio uso. Così, la missione divina di riunificare l’antica Rus’ di Kiev non può che spettare a Mosca e un gruppo combattente di qualche migliaio di neonazisti (di cui la stessa Ucraina si è colpevolmente e cinicamente servita per arginare gli attacchi russi nel Donbass) finisce per diventare lo specchio di un’intera popolazione fatta di 45 milioni di abitanti.

Al contempo, per Putin è bene bandire in patria parole come “guerra” e “invasione”. È bene bandire le immagini dei bombardamenti, dei civili morti e dei soldati russi in difficoltà. È bene fare il lavaggio del cervello ai propri figli e instillare loro odio per l’Occidente. Il disegno folle e paranoico di Putin era tutto già scritto nel suo piccolo saggio “Sull'unità storica di russi e ucraini”, una specie di Mein Kampf etnonazionalista pubblicato il 12 luglio 2021 sul sito del Cremlino in russo, ucraino e inglese.

In questo scritto Putin affermava che, pur riconoscendo il «desiderio degli ucraini di vedere il loro paese libero, sicuro e prospero, (…) a causa della loro eredità storica comune, la vera sovranità dell'Ucraina è possibile solo in collaborazione con la Russia».