farage grillo

Il sentimento euroscettico non è mai stato così forte in tutto il continente. Oltre alla decisione della Gran Bretagna di lasciare l'Unione Europea, l'elite di Bruxelles deve ora confrontarsi anche con il malcontento diffuso tra le popolazioni dei membri fondatori dell'Unione Europea.

In Italia, il Movimento Cinque Stelle sta lavorando a un referendum sull'uscita dall'euro. Nei Paesi Bassi, il fortemente euroscettico Partito della Libertà di Geert Wilders gode di un sorprendente vantaggio di 13 punti percentuali secondo il più recente sondaggio commissionato da Peil.nl. E anche in Francia, Pew Research rileva che solo il 38% delle persone ha un'opinione favorevole sull'UE. Ecco alcuni temi che andrebbero affrontati con urgenza se si vuole dare una risposta incisiva alle preoccupazioni degli elettori.

Se l'UE vuole sopravvivere in questo nuovo clima politico, non può far finta di niente. In particolare, non possono essere ignorati i problemi legati alla libertà di movimento. La libertà di movimento è uno dei principi fondanti dell'Unione europea, il che significa che un cambiamento radicale è improbabile che emerga. Tuttavia, certe legittime preoccupazioni circa la portata dei flussi migratori non possono eluse. Né possono continuare a essere ignorate le preoccupazioni che riguardano le possibili implicazioni dei grandi spostamenti di persone provenienti da paesi candidati come la Turchia—in cui il PIL pro-capite è approssimativamente la metà della media della zona euro.

Anche la frantumazione dei confini esterni dell'Europa ha sollevato molti dubbi circa il fatto che la libertà di circolazione possa essere sostenuta nel lungo periodo. L'Europa ha il dovere di offrire rifugio a chi ne ha diritto, ma secondo il Vice Presidente della Commissione europea Frans Timmermans, circa il 60% delle persone che entrano in Europa in modo irregolare non ha alcun diritto allo status di rifugiato. Se l'UE vuole guadagnare la fiducia del pubblico in materia di migrazione deve urgentemente riprendere il controllo della situazione. 

Per troppo tempo i paesi europei confinanti col Mediterraneo hanno affrontato da soli il dispiegarsi della crisi migratoria. Ad esempio, nel 2013 il governo italiano lanciò l'operazione Mare Nostrum per affrontare la crescente crisi migratoria nel mar Mediterraneo, ma non ricevette alcun aiuto finanziario da parte di altri Stati membri. Ci sono anche enormi problemi con Frontex, che è l'organismo UE cui spetta il controllo delle frontiere esterne dell'Europa. Le sue risorse dipendono attualmente da promesse di contribuzione volontaria da parte di singoli paesi che spesso rimangono lettera morta, e l'organizzazione ha bisogno dell'autorizzazione degli Stati membri prima di poter svolgere le sue operazioni.

È necessario un fondamentale ripensamento del modo in cui l'Europa controlla i suoi confini esterni. Questa è una responsabilità che deve spettare a tutti gli Stati membri dell'UE. I contributi per Frontex devono diventare obbligatori e questa organizzazione deve avere la possibilità di intervenire nelle zone ad alto rischio. Se a Frontex sono dati i mezzi e i poteri per mettere in sicurezza i confini dell'area Schengen, l'Europa può aiutare i rifugiati più esposti esaminando le richieste di asilo all'estero, il che significherebbe prevenire pericolosi viaggi “della speranza” verso l’UE. Tutto ciò sarebbe rassicurante anche per le popolazioni europee, dato che tale sistema arresterebbe l'ingresso in Europa di centinaia di migliaia di migranti senza documenti e senza diritto allo status di rifugiati.

Tuttavia, affrontare le preoccupazioni in materia di immigrazione non può essere visto come una panacea in grado da sola di fermare l'aumento dell'euroscetticismo in tutto il continente. Esiste un disperato bisogno di un piano credibile per la crescita economica. In particolare, l'UE deve perseguire senza esitazioni una politica di apertura degli scambi commerciali, per cui gli ostacoli alla circolazione di beni e servizi siano ulteriormente abbattuti e la creazione di posti di lavoro sia stimolata da una parte all'altra del continente. Esistono enormi opportunità per ulteriori scambi all'interno dell'UE attraverso il mercato unico, ma quello stesso mercato unico sta tradendo le attese nel settore dei servizi. I servizi costituiscono il 70% delle economie europee e generano oltre il 90% dei nuovi posti di lavoro, ma rappresentano appena il 20% degli scambi intra-UE. Secondo il Department for Business, Innovation and Skills del Regno Unito, la scarsa competitività dei mercati dei servizi è il fattore più significativo nel divario di produttività tra l'UE e gli Stati Uniti. L'UE deve ora cercare di completare la realizzazione di un mercato unico dei servizi dando seguito alla direttiva Bolkenstein e consentendo a imprese e consumatori di vendere e acquistare servizi attraverso i confini degli Stati membri con maggiore facilità.

Naturalmente, nuove opportunità commerciali potrebbero anche arrivare dall'esterno dell'Unione Europea. Le barriere non tariffarie con gli Stati Uniti, per esempio, costituiscono un grave ostacolo al commercio. Gli Stati Uniti e l'UE rappresentano il 35% delle vendite globali nel settore automobilistico, ma gli ostacoli non tariffari sembrano soffocare le opportunità di crescita per questo settore. Le distorsioni al commercio derivanti dalle barriere commerciali di tipo tecnico-normativo, come ad esempio alcune normative e procedure tecniche per l'omologazione degli autoveicoli, rappresentano un costo del 26% sia per l'UE che per gli Stati Uniti, sottolineando i potenziali vantaggi economici che accordi commerciali come il Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (TTIP) potrebbero portare all'Europa. I negoziatori devono, tuttavia, lavorare in direzione di un 'mutuo riconoscimento' dei rispettivi standard, piuttosto che cercare di armonizzare le norme esistenti dall’una e dall’altra parte rischiando di imporre ulteriori costi di regolamentazione alle imprese europee.

Al punto in cui ci troviamo, il TTIP è più di un accordo di libero scambio tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea. È invece una necessità geopolitica ed economica per entrambe le entità se vogliono rilanciare le loro economie dopo la crisi finanziaria che ha colpito entrambe le sponde dell'Atlantico nel 2008, ed è un'occasione unica per gli Stati Uniti e l'Unione europea per accrescere il loro potere economico e geopolitico. La globalizzazione non aspetta, così come non aspettano l'innovazione e la competitività. E nessun paese può più pensare di adagiarsi sugli allori del suo sviluppo. Tutti hanno bisogno di tenere il passo ed evolversi verso mercati e sistemi economici più innovativi. Ecco perché il TTIP è così importante al momento. Il Consiglio Atlantico afferma che "Al di là del semplice fatto economico, il TTIP rappresenta anche un'opportunità strategica per l'UE e per gli Stati Uniti. Un accordo veramente ambizioso e capace di cambiare le regole del gioco potrebbe inviare un messaggio forte al resto del mondo per quanto riguarda l'impegno transatlantico per lo sviluppo di norme e standard globali."

L'euroscetticismo che si respira in tutto il continente non sembra destinato a dissolversi nell'immediato futuro. Per contrastare questo malcontento, i leader dell'Unione europea devono affrontare le legittime preoccupazioni delle persone e stimolare la prosperità economica promuovendo ulteriormente le opportunità commerciali. In caso contrario, si rischierà un disfacimento del progetto europeo, con conseguenti decenni di incertezza e stagnazione economica in tutto il continente.