bandiera Ue grande

«La Le Pen è il primo partito in Francia, i tedeschi di AfD sono il secondo partito in Germania, gli austriaci dell’FPO sono il primo partito in Austria». Così Matteo Salvini, dalla Versiliana, ha spiegato ai suoi alleati Meloni e Tajani che non si può dire no all’estrema destra in Europa, perché senza l’estrema destra - questa è la tesi - una maggioranza europea dovrebbe per forza coinvolgere gli acerrimi nemici socialisti.

Salvini è tornato sul punto commentando l’elezione, in Spagna, di una presidente della Camera socialista, grazie a un compromesso dell’ultimo minuto con i catalani di Junts, con queste parole: «Ecco cosa succede quando nel centrodestra si mettono veti e ci si divide, vince la sinistra nonostante abbia meno voti».

Se andiamo a vedere cosa pensano dell’integrazione europea gli amici europei di Salvini dovremmo dire: per fortuna che vincono i socialisti. In Europa, ciò che sta a destra dei popolari dell’EPP (il gruppo a cui è iscritta Forza Italia) ha un’idea di Unione europea molto riduttiva. Per i conservatori del gruppo ECR - guidati in Europa da Giorgia Meloni - l’Unione dovrebbe raggiungere il suo livello massimo di integrazione diventando una confederazione.

L’Unione attuale ha “esagerato”, è divenuta troppo “ambiziosa”, sostiene ECR, che per contrastare tali eccessi promuove un’agenda che definisce “eurorealista”.

Tale agenda si baserebbe su:
- una profonda riflessione sullo stato attuale dell'Europa che porti a una revisione fondamentale del funzionamento dell'Unione europea;
- il rifiuto di visioni federaliste che implicano maggiore integrazione e “più Europa”;
- una visione alternativa di tipo confederale, di un'Unione europea come “comunità di nazioni” che cooperano in istituzioni confederali condivise in aree in cui hanno interessi comuni, mantenendo ciascuna la propria sovranità e autonomia.

Nel parlare di confederazione ECR (un po’ impropriamente) intende qualcosa di meno di ciò che è l’Unione oggi in termini di integrazione: l’obiettivo è riprendersi sovranità su tutti i fronti e abrogare le istituzioni sovranazionali comuni come la Commissione, sempre mal sopportate dai conservatori.

La confederazione che si ha in mente, cioè, lascerebbe i singoli Stati sovrani assoluti su tutte le materie, anche le 5 che oggi sono oggetto di cessione di sovranità, relegando la cooperazione al livello contrattuale proprio dei trattati, senza istituire organi sovranazionali.

Si tratterebbe di un grosso passo indietro, che creerebbe problemi di gestione della moneta unica, che ostacolerebbe il mercato comune come oggi lo conosciamo e che darebbe ancora meno chance ad una politica estera comune e di difesa europea, impedendo altresì la condivisione di fondi come il Next Generation EU, il PNRR e l’emissione di debito comune. In una parola, di fronte alle sfide di oggi (Cina, Russia, crisi migratorie, climatiche e finanziarie) la confederazione ci renderebbe più deboli e ci lascerebbe senza paracadute.

Identità e Democrazia, il gruppo di Salvini, Le Pen e AfD, che sta ancora più a destra dei conservatori di ECR, afferma che “lo Stato-nazione è il livello più alto possibile in cui la democrazia può funzionare pienamente” e si oppone “a qualsiasi nuovo trasferimento di potere dalle nazioni all'UE”.

Al contrario, i popolari dell’EPP sostengono che “L’Europa viene oggi sfidata anche al suo interno dagli antieuropeisti, che non credono più che il progetto dell'UE sia la soluzione migliore per salvaguardare la pace e la democrazia nel continente, come fatto fin dalla seconda guerra mondiale. In un mondo in cui nessuno Stato membro da solo è abbastanza forte da sostenere le decisioni che influenzeranno il suo futuro, l'Europa deve riaffermare se stessa e difendere i suoi valori. Per fare questo, dobbiamo tenere unita l'Unione europea. Dobbiamo lavorare per un'Europa migliore, più ambiziosa”.

I socialisti del gruppo S&D, dal canto loro, ritengono che “la guerra di aggressione russa contro l'Ucraina, come punto di svolta storico, dimostra che l'integrazione della difesa tra i paesi dell'Unione Europea è indispensabile per la sicurezza europea. (…) Una maggiore coerenza tra le politiche esterne e interne dell'Unione è fondamentale per raggiungere l'autonomia strategica aperta dell'UE. Al fine di rafforzare il suo status globale, l'Unione deve rafforzare la sua integrazione politica”.

Per questo, allo stato attuale, una “maggioranza Ursula” (cioè una maggioranza parlamentare che si basi su un compromesso fra socialisti, liberali e popolari, capace di isolare le forze che si situano ai rispettivi estremi) appare ancora la soluzione più ragionevole per il futuro dell’Europa.

Per avere voce in capitolo, però, ed evitare che per formare una maggioranza si debba guardare anche a forze che intendono retrocedere nel processo di integrazione, è necessario che i liberali che si iscrivono in Europa nel gruppo di Renew Europe eleggano il maggior numero di deputati possibile.

Renew Europe è il gruppo che al Parlamento europeo raccoglie i deputati eletti in partiti a loro volta iscritti ai gruppi politici dell’Alleanza dei liberali e democratici europei (Alde) e del Partito democratico europeo (PDE), che sono membri partner di Renew Europe.

Ebbene, per quanto riguarda l’Italia, gli ultimi sondaggi sono impietosi: oggi i liberaldemocratici non eleggerebbero alcun deputato.

I tre partiti che attualmente fanno parte di Renew Europe (Italia Viva, Azione e Più Europa) non supererebbero la soglia di sbarramento e l’Italia non manderebbe in Europa alcun deputato di quest’area politica.

Eppure, l’aveva detta bene Carlo Calenda a fine giugno commento della sua partecipazione al Leaders’ summit organizzato da Renew: «Oggi ci siamo confrontati sulle prossime elezioni europee. Il messaggio fondamentale è: siamo il gruppo più europeista e c’è bisogno di un’Europa più forte. Il PPE si sta spostando verso i populisti antieuropei. Senza un perno liberal-democratico i rischi per l’Ue questa volta sono giganteschi».

Il progetto di Manfred Weber, il capogruppo dei popolari nell’EPP è noto: rompere l’alleanza su cui da anni si regge il governo dell’Unione sostituendo al gruppo socialista quello dei conservatori guidato da Giorgia Meloni, senza escludere di allargare l’alleanza ancora più a destra al gruppo di Identità e Democrazia, che raccoglie i partiti più estremisti del continente: da Alternative fur Deutschland (Afd) al Rassemblement National di Marine Le Pen, dall’austriaco FPO dell’ex leader Jorge Haider alla Lega di Matteo Salvini.

L’Italia non può rimanere senza una voce liberale in Europa nella prossima legislatura se si vuole contribuire ad evitare che la prossima maggioranza al Parlamento Ue si regga su chi ha una visione retrograda dell’integrazione.