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Scampato pericolo. La Francia non finisce nelle mani di una dei campioni dell’internazionale populista di osservanza moscovita. Quello francese è con quello tedesco un Governo che continua a mostrare il rapporto più equivoco con la Russia, lasciando ipotizzare un ritorno allo status quo ante, che concretamente, più che ingiusto, è letteralmente impossibile, sia dal lato russo che da quello europeo. Però il passaggio da Macron a Le Pen non avrebbe segnato solo un salto quantitativo di condiscendenza verso Putin, bensì un vero e proprio salto qualitativo, con la trasformazione della Francia in una stazione di servizio dei disegni del Cremlino.

Il secondo turno delle presidenziali apre per Macron uno scenario complesso in vista delle legislative, e la possibile di un possibile compromesso - un po' scelto, un po' obbligato -  con il putinista di sinistra Melenchon, rimasto prudentemente in sonno dopo la nuova aggressione all’Ucraina, ma non abbastanza da non continuare a predicare il “non allineamento” della Francia all’ordine atlantico e da non attribuire le mosse di Mosca alla “presenza della Nato alle porte della Russia”.

In ogni caso possiamo tirare un sospiro di sollievo perché è stato scongiurato il pericolo più grave e immediato, quella di un’Europa che nel pieno della guerra all’Ucraina vedesse la Francia schierarsi di fatto dal lato dell’aggressore e mettere in mora l’Ue su tutte le scelte fondamentali, rapidamente erodendo le fondamenta della costruzione europea.

Tutti i pericoli oggi scampati in Francia rischiano invece, con ben maggiore probabilità, di materializzarsi in Italia tra qualche mese, quando si voterà per le elezioni politiche. In Italia non c’è Macron e non c’è un Macron. Draghi che certamente è consonante con il presidente francese non ha un partito e continua a ripetere che non si presenterà alle elezioni, né in forma diretta, né indiretta. Il suo credito personale e la popolarità della sua figura e del suo esecutivo è un dato parallelo e in nulla incidente al momento con dinamiche elettorali che continuano a riconoscere, in base ai sondaggi, il voto di due italiani su tre a partiti che fanno della del terrapiattismo politico e economico anti-europeo e anti-occidentale la propria principale piattaforma di consenso.

Quello che univa i nemici di Macron di destra e di sinistra – la lotta alla globalizzazione e alla usurpazione per via economico-demografica della sovranità, identità e sicurezza nazionale – e che il meccanismo di voto delle presidenziali francesi ha consentito di disarticolare, in Italia continua ad unire la maggioranza dei partiti e degli elettori. Non è un dato irreversibile – perché come dimostra la vicenda di Macron le operazioni politiche si possono letteralmente inventare, quando se ne abbia la voglia e il coraggio – ma è un dato che sta lì davanti agli occhi di chiunque voglia guardare senza infingimenti la realtà politica italiana.