bildcover

Non siamo stati capaci di impedire che gli ospedali e le case di cura e di riposo diventassero spaventosi focolai del contagio, e che dagli ospedali si diffondesse (e continui a diffondersi) nel resto de territorio. Non abbiamo protetto i medici degli ospedali, i medici di famiglia (soprattutto loro), gli infermieri, i ricoverati per altre patologie, i lungodegenti.

Non abbiamo trovato ancora un modo verosimile per contare le vittime (non i solo contagiati, ma i morti) di questo massacro, e continuiamo a sentire dati inattendibili ogni sera, oltre che vere e proprie menzogne e il penoso scaricabarile tra regioni (soprattutto la Lombardia, che in questo teatrino, come nei risultati conseguiti nel contrasto al virus, raggiunge vette inarrivabili) e governo.

Eppure siamo qui, a prendercela coi tedeschi. Di qualcuno dovrà pur essere la colpa, se non può essere in alcun modo la nostra, e se da loro la mortalità è più bassa, se nei loro ospedali ci si va a curarsi e a non ad ammalarsi, se la loro popolazione più anziana sembra essere stata protetta con più efficacia, allora i tedeschi sono la scusa perfetta, il compagno di scuola secchione a cui farla pagare per i nostri insuccessi.

E quindi, mentre il governo stanzia 25 miliardi questo mese e ne stanzierà altrettanti ognuno dei prossimi fino almeno a dicembre grazie esclusivamente alla BCE, mentre il tedeschissimo direttore generale del MES dichiara al Financial Times di essere pronto a usare la considerevole leva del fondo (di cui il principale finanziatore indovinate chi è) ed emettere bond per finanziare (praticamente senza limiti) le misure a sostegno dell’economia nostra e degli altri paesi più in difficoltà, mentre la nostra strategia per il contrasto dell’epidemia e la ripresa sembra essere solo “aspettiamo chiusi in casa e preghiamo, e intanto spendiamo i soldi dell’Europa” (ovvero più che altro dei tedeschi), noi siamo tutti qui a biasimare pomposamente i tedeschi.

I sindaci di due delle città più devastate dall’epidemia trovano il coraggio di scrivere a un giornale tedesco per spiegare ai tedeschi, testuale, “come si comporta un grande paese”. Noi che lo spieghiamo a loro.

Nemmeno il dubbio che forse sarebbero loro a poterlo spiegare a noi, se solo fossimo un filo più disponibili all’ascolto e a imparare dagli errori. Siamo qui a raccontare che se i tedeschi non cambiano atteggiamento (quale atteggiamento, esattamente?) l’Europa rischierebbe di fallire, e di disintegrarsi, e in testa al treno a raccontarlo ci sono, guarda un po’, proprio quelli che lavorano da sempre per il fallimento e la disintegrazione dell’Europa, per l’uscita dall’euro e il ritorno all’Italietta autarchica.

C’è sempre un “qualcun altro” con cui prendersela, e se stavolta non può essere un nigeriano che arriva col barcone andrà pur bene un tedesco. Si trova sempre un “maestra non è stata colpa mia” da tirare fuori nel momento del bisogno, un libretto delle giustificazioni su cui falsificare la firma di papà. Rimozione e assoluzione, la vera autobiografia della nazione.