Benvenuti nel paese delle Ombrelline
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Benvenuti nel Paese delle Ombrelline, che a noi sembra normale ma forse tanto non lo è se la giornalista canadese Megan Williams, alla presentazione delle liste LeU alla Stampa Estera, verificata l'assenza di ogni presenza femminile sul palco, si alza e ne ne va polemizzando.
Il Paese delle Ombrelline fa leggi elettorali furbissime, dove l'ombrellino delle quote rosa serve a far eleggere le quote azzurre grazie a un sistema semplicissimo: la stessa donna candidata in sei posti, poi dovrà sceglierne uno solo e quindi entreranno cinque uomini. Nel Paese delle Ombrelline il talk politico somiglia a uno spogliatoio di calcetto: l'ultima puntata di Di Martedì sembrava un raduno del Canottieri Aniene (il circolo romano che notoriamente vieta l'iscrizione alle donne). Persino in Gomorra o in Narcos ci sono più donne che nella rappresentazione pubblica del Paese delle Ombrelline.
Nel Paese delle Ombrelline escono dal Parlamento donne come Rosy Bindi e Anna Finocchiaro – per dirne qualcuna – e ne entrano altre sulle quali i giornali titolano come se parlassero di un reality: “La più bella delle liste” (trattasi di signorina ritratta di schiena con scollatura a livello mutanda); “Il mio matrimonio top secret” (trattasi di moglie minigonnatissima di noto attore). Nel Paese delle Ombrelline un tema di campagna elettorale è la riapertura delle case chiuse, lanciato dal partito che festeggia il Carnevale bruciando il fantoccio della presidente della Camera in una piazza, e la cosa viene definita “ragazzata”. Prostitute libere e femministe al rogo, sembra essere il messaggio, che però suona inquietante solo alle parruccone, anzi alle “moraliste”, l'aggettivo-tuttofare che ormai viene usato contro chiunque difenda uno straccio di decenza.
Il Paese delle Ombrelline non sa che le Ombrelline le ha abolite (ieri) persino la Formula Uno in quanto “sono fuori posto con le norme sociali dei nostri tempi”. Quali norme sociali, quali tempi? Qui le Ombrelline piacciono. Soprattutto quando si accapigliano. Quella con la scollatura a mutanda viene incoronata da una photogallery sul Corriere, in quanto “è lei l'anti-Boschi”, e la fantasia corre a una lotta nel fango tra la mora e la bionda. La caciarata sulle liste di Nunzia De Girolamo viene prescelta come fatto del giorno fra altre centomila caciarate di maschi perché si può tirare in ballo il nome di Mara Carfagna, e – si sa – il modello Eva Contro Eva delizia il Paese delle Ombrelline, lo manda in sollucchero.
Nel Paese delle Ombrelline i magistrati dettano dress code sensuali alle studentesse, e le studentesse dicono sissignore, e diventano a loro volta magistrate, e l'Ombrellinismo si riproduce per gemmazione perpetua. “Fai la brava Ombrellina” dirà la mamma accorta alla figlia che vuole farsi una posizione. E il papà benigno commenterà con gli amici: “Ma guarda come porta bene l'ombrellino”. Nel Paese delle Ombrelline una volta si faceva carriera con lo stile monacale Iotti/Pivetti, oggi persino Giorgia Meloni che ha un partito suo, che è un “capo”, è costretta a photoshopparsi perché se no non funziona. Anche se non sei Ombrellina, un po' lo devi sembrare.
Una più seria di me, la politologa Sofia Ventura, che a suo tempo ebbe il merito di aprire la polemica contro le famose veline in lista – pratica che allora, nel 2009, sembrò indecente a tutti e oggi è diventata pane quotidiano – rileva sconsolata che ormai le donne interessano la politica solo “quando sono belle, possono essere rese personaggio, possono entrare in una storia con tocco sexy”. E intanto “la politica continuano a farla i maschi, di politica sui giornali continuano a scriverne i maschi, nei talk show la voce autorevole ha sempre il volto di un maschio”. Ovviamente lo scrive per il web (Gli Stati Generali) come io lo scrivo qui su Strade, e nel Paese delle Ombrelline sembra già tanto.