Gay e lesbiche non ammessi nei locali pubblici? In fondo i proprietari dovrebbero avere il diritto - religioso, dicono - di ammettere o respingere chi vogliono. O no? La proposta di legge dell'Arizona che imbarazza gli Stati Uniti.

Arizona gay sito

Gli Stati Uniti d'America sono conosciuti come la patria della democrazia, in cui diritti e libertà personali sono rispettati e tutelati. In questi giorni in Arizona si sta discutendo l'eventualità di inserire nella legislazione dello Stato del far west americano un altro diritto: il diritto alla discriminazione.

Il senatore repubblicano Steve Yarbrough, esponente della destra conservatrice cristiana, ha presentato un disegno di legge – noto come SB1062 – in cui si chiede di "tutelare la libertà religiosa" dei proprietari di locali pubblici. Nello specifico, la sua proposta mira ad emendare l'attuale Religious Freedom Restoration Act, che consente ai proprietari di locali pubblici di negare il servizio ai clienti gay e lesbiche, agendo in base ai propri principi religiosi. Yarbrough ha motivato la sua iniziativa come reazione alle decisioni emesse dai tribunali statali contro alcuni imprenditori cristiani, rei - ai sensi delle leggi sui diritti umani dei loro stati - di aver rifiutato di fornire i servizi richiesti da parte di coppie omosessuali per i matrimoni gay.

Contrari alla proposta di legge a firma Yarbrough sono i democratici e la comunità LGBT, che, dal canto loro, vedono la SB1062 come un atto che viola in modo manifesto i diritti umani e le libertà civili. Ma in questa battaglia contro la discriminazione il popolo gay non è solo. La società civile, soggetto onnipresente e che agisce in modo sempre determinante nella politica americana, si è mobilitata per l'occasione.

Sostegno agli oppositori della proposta di legge è arrivato infatti da alcune aziende, tra cui la Apple. Il colosso di Cupertino – che ha annunciato di voler costruire un altro punto vendita in vetro come quello della 5th Avenue di New York a Mesa, in Arizona – ritiene che la proposta di legge discriminatoria nei confronti dei gay possa essere controproducente per l'economia dello Stato dell'Arizona. La pensano allo stesso modo anche la compagnia aerea American Airlines, la Marriott (grande catena di alberghi) e altre aziende di Phoenix, come la Fastsigns, che produce stampe e segnali. Quest'ultima ha espresso il suo parere contrario alla SB1062 tappezzando la capitale dell'Arizona con manifesti volutamente beffardi, che recitano "Open for business to everyone", aperto per affari con tutti. Iniziative come queste ci sono state anche a Tucson, città del sud dell'Arizona, dove Rocco's Little Chicago Pizzeria ha pubblicato sul suo profilo Facebook un'immagine in cui si legge la seguente frase: "We reserve the right to refuse service to Arizona legislators". Ci riserviamo il diritto di rifiutarci di servire i legislatori dell'Arizona.

Quella che emerge dalle cronache degli ultimi giorni è la realtà di uno Stato dichiaratamente conservatore, ma composto da una popolazione divisa a metà tra tradizionalisti e sostenitori della tutela dei diritti civili. In Arizona, dove il confine con il Messico è vicinissimo e inasprisce la poca tolleranza caratteristica dello Stato, la comunità gay è numerosa e (apparentemente) ben integrata. Un ruolo fondamentale nella tutela dei diritti civili è svolto dall'Arizona State University, la più grande università pubblica americana. Nei contesti universitari, storicamente più sensibili alla tutela delle minoranze, è facile che attecchisca la cultura del rispetto e della lotta alla discriminazione, che fa da tampone all'impronta tradizionalista dell'Arizona. Tuttavia, nel non lontano 2008, lo Stato dell'Arizona ha bandito per legge i matrimoni omosessuali. Segno che nonostante la ventata di tolleranza proveniente dagli ambienti accademici, il conservatorismo in questo Stato è più che radicato.

È curioso notare che la posta in gioco - che l'una e l'altra parte rivendicano - sia paradossalmente la stessa, pur se declinata diversamente: la libertà. Libertà di culto o tutela dei diritti civili? Difesa della libertà religiosa o oppressione della libertà personale? È questo il dilemma attorno alla proposta di legge che giace sul tavolo della governatrice dello stato dell'Arizona, la repubblicana Jan Brewer, in attesa di una decisione finale prevista per il primo marzo.

Nel frattempo si è mossa anche la Casa Bianca: il Segretario di Stato John Kerry ha suggerito alla Brewer di "fare la scelta giusta". Negli ambienti repubblicani ultimamente è venuta a formarsi l'idea che approvare questa legge possa essere una mossa controproducente per i conservatori cristiani, preoccupati dall'evenienza di diventare vittime dell'intolleranza religiosa. Sarà stato forse per questo motivo – o forse per equilibri politici e per paura di ripercussioni a livello federale, o ancora per la paura di un boicottaggio economico da parte delle aziende sopra menzionate – che Jan Brewer ha dichiarato di voler porre il veto sulla legge, bloccandone la procedura di approvazione.

Twitter: @FraOnorato