prince2

Prince piombò come un alieno nel mainstream musicale anni '80 diventandone uno dei principali protagonisti.

La spregiudicatezza e la naturalezza del musicista di Minneapolis nel parlare di sesso in anni in cui la minaccia dell'AIDS sembrava destinata a metter una pietra tombale sul sogno dell'amore libero dei sixties, era sicuramente un segnale che andava in netta controtendenza rispetto alla nuova ventata di spaventato moralismo che stava investendo gli USA e il mondo.

Insieme a David Bowie, Prince è stato un alfiere della "pansessualità", dimostrando "che non c'è un solo modo di essere maschio", come ha scritto Alyssa Rosenberg sul Washington Post. E se David Bowie sdoganó l'omosessualità nella working class inglese, Prince fu un artista "birazziale" che irruppe nell'ipocrita e ancora segregante scena pop rock anni '80 fondendo due generi che fino ad allora erano rimasti rigidamente imbrigliati negli stereotipi razziali, per cui il soul/funk era appannaggio dei neri, mentre il rock era prevalentemente dei bianchi, come ha spiegato Marc Bernardin sul Los Angeles Times

Grazie al suo look eccentrico e sopra le righe, all'ambiguità sessuale che trasudava da ogni sua uscita pubblica, circondandosi di figure femminili che spesso erano anche musiciste e parti integranti del sound delle sue band (Wendy & Lisa, Sheila E., Sheena Easton) e prendendo sotto la sua ala protettrice altri musicisti, Prince riuscì ad alimentare il mito di se stesso sottraendosi al gossip e, contemporaneamente, inanellando una serie di video che hanno segnato per sempre l'immaginario collettivo di quel decennio.

Operazioni tra cinema e musica quali "Under The Cherry Moon" sembravano incarnare perfettamente il linguaggio visivo oltre che sonoro di quell'epoca, mantenendo però un forte senso di autenticità e dispensando idee musicali che erano merce rara nel clima di appiattimento che aveva preso piede nell'industria musicale di massa del periodo.

Da questo punto di vista Prince fu protagonista di quel decennio: lavorare sulla propria immagine proprio mentre MTV ridefiniva il modo di fruire la musica, e allo stesso tempo suonare della grandissima musica, in anni particolarmente bui per il pop d'alta classifica. Non che il mercato discografico fosse a secco di artisti da hit parade, ma sono pochi, pochissimi i nuovi artisti che riuscirono a lasciare una traccia musicale profonda in quella fase storica.

Ed è in questo che Prince fu un vero e proprio alieno della scena musicale anni '80: un autore che pescava a piene mani nel soul, nel funk e nel rock hendrixiano e psichedelico degli anni '60 e '70, registrando dischi difficilmente digeribili per il pubblico di quell'epoca (e non solo) ma, allo stesso tempo, piazzando hit e scrivendo per altri. L'esempio più immediato del talento di Prince prestato ad altre corde vocali è Nothing Compares To You, commovente ballata scritta nel 1985 e "regalata" cinque anni più tardi a Sinead O'Connor, che ne fece un successo senza precedenti.

In Prince hanno sempre convissuto anime diverse e spesso contrastanti, ma sempre coniugate brillantemente, almeno per tutta la prima parte della sua carriera. Alla grandeur quasi napoleonica della sua immagine pubblica e della sua visione artistica corrispondeva una capacità di costruire brani con pochissimi elementi, un minimalismo essenziale che permetteva alla sua musica di mantenere un'espressività e una capacità comunicativa quasi miracolosa. Basti pensare a brani come Kiss o Sign 'o' The Times, successi clamorosi costruiti con ingredienti minimi, ma assemblati con un'intelligenza e un'abilità sorprendente che gli è valsa più volte l'appellativo di genio. Anche tra i solchi dei suoi album meno brillanti e durante i suoi periodi meno ispirati, Prince è riuscito a regalare delle autentiche gemme, mantenendo sempre viva l'attenzione nei suoi confronti e intatta la fiducia nel suo talento debordante ed eccessivo.

Dalla metà degli anni '90 Prince è entrato in una lunga fase interlocutoria, tra lotte impari contro l'industria musicale, successi commerciali estemporanei alternati a dischi pubblicati quasi in sordina, crisi mistiche e di identità o se preferite rinascite e mutazioni che lo hanno portato a cambiare il proprio nom de plume ribattezzandosi prima "TAFKAP" (acronimo per "l'artista precedentemente conosciuto come Prince") fino a rifiutare qualsiasi appellativo, per farsi rappresentare solo da un simbolo.

Tutto per affermare e perseguire una libertà artistica totale che lo ha messo più volte in contrasto con i meccanismi dello show business e lo ha allontanato dal consenso globale ed eterno al quale sembrava destinato durante gli anni '80. Troppo incontrollabile il musicista di Minneapolis per poter essere una semplice macchina da hit single, tanto meno un attento amministratore della propria carriera.

Nonostante le innumerevoli contraddizioni, o forse proprio grazie a queste, Prince rappresenta quello che la musica e l'espressione umana dovrebbero sempre essere: non un narcotico consolatorio per il pubblico, ma una ricerca continua che stimoli e ispiri anche quando sembra prendere percorsi che appaiono incomprensibili e, appunto, alieni.