Chi lo ha conosciuto fatica a raccontare la sua vita, perché, nelle poche righe a disposizione di chi scrive, si ha la sensazione di fare un torto alla sua storia nel provare a circoscriverla ad alcuni momenti importanti.

Per alcuni Elio Toaff è stato l'uomo del dialogo, il rabbino che aprì per la prima volta nella storia le porte di una sinagoga a un Pontefice, per giunta polacco, dopo secoli di incomprensioni e sofferenze. Per altri è stato l'uomo della Resistenza, a cui prese parte e che lo portò a essere testimone dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema. Per molti è stato invece il rabbino che fece tornare alla vita la Comunità Ebraica di Roma dopo la Shoah e la povertà del dopoguerra e che, nel 1982, permise agli ebrei romani di superare il trauma del tragico attentato alla Sinagoga da parte di terroristi palestinesi, dove perse la vita un bambino di due anni, Stefano Gaj Tachè.

Elio Toaff Wojtyla

Insomma, Elio Toaff è stato una delle figure più emblematiche della storia italiana dell'ultimo secolo. Ha avuto grandi riconoscimenti e una fama meritata, ma non sono in molti ad aver compreso fino in fondo il suo ruolo decisivo. Non solamente un grande ebreo, ma un grande italiano, che ha contribuito a educare la coscienza civile e morale del Paese, insegnandogli a fare i conti con la vergogna di una vicenda storica segnata dolorosamente dalla persecuzione e dal pregiudizio.

Esiste un filo rosso che lega tutti gli episodi della sua vita: l'amore per la libertà. Scelse di prendere le armi per difenderla, scelta insolita per un rabbino, e ottenuta la libertà "fisica" pretese che gli ebrei riacquistassero la libertà di vivere la propria identità come cittadini italiani.

In un paese in cui Stato e Chiesa sempre hanno finito per sovrapporsi e per confondersi sul piano del potere, Elio Toaff spiegò che il ruolo delle religioni e della vita religiosa non è circoscritto ai luoghi di culto e alle funzioni sacre, ma è sempre anche volto ad animare il dibattito culturale e civile e utile ad allacciare il filo di un discorso comune. E così fece. Grazie a lui, gli ebrei tornarono a sentirsi cittadini dello Stato che li aveva traditi, e per la prima volta nella storia d'Italia si riconobbe che gli ebrei non erano un corpo estraneo alla vita del Paese, ma una parte importante dell'identità nazionale.

Saggio, colto e ironico, Toaff ha saputo essere accogliente, ma sempre fermo nelle sue convinzioni. Per lui l'ebraismo andava vissuto senza compromessi e quando dal Ministero dell'Interno, nel 1994, decisero che le elezioni politiche avrebbero dovuto tenersi in concomitanza con una festività ebraica reagì duramente, esigendo che gli ebrei fossero considerati cittadini come altri e che il loro diritto costituzionale di partecipare alla vita pubblica non dovesse essere leso. In questo gesto si comprende l'azione di Toaff: per lui essere ebrei italiani significava agire sia da credenti rispettosi dei precetti religiosi, sia da cittadini che intendono partecipare alla costruzione di una società migliore.

Con questo spirito decise di incontrare Papa Giovanni Paolo II. Non era una scelta scontata quella di accogliere un Pontefice in una Sinagoga. Eppure l'abbraccio che è rimasto nella storia aveva come significato l'incontro tra culture millenarie pronte a venirsi incontro. A chiedere perdono da una parte, ma soprattutto a concederlo dall'altra, per aprire una fase nuova e chiudere secoli segnati dalla persecuzione e dalla violenza.

Oggi, mentre in una vasta parte del mondo anche i cristiani sono perseguitati e massacrati e l'integrazione appare sempre più minacciata dal fanatismo, raccogliere il senso del suo insegnamento è quanto mai doveroso. Toaff, che ha reso gli ebrei italiani orgogliosi di essere ebrei e italiani, in nome di una dignità insieme politica e religiosa, ci ha saputo indicare la strada da seguire in questo percorso, che sebbene lungo e tortuoso, sembra essere l'unico per coniugare religione e libertà. Chi lo ha conosciuto ha la responsabilità di continuare a seguire questa direzione e a proseguire in questo cammino.

@danielfunaro