stradedelcibo quadratoProvate a digitare su Google “olio di palma” e “diabete”: si ottengono decine di migliaia di risultati che parlano di uno studio secondo il quale l’olio vegetale molto utilizzato nell’industria alimentare provochi il diabete.

Lo studio, condotto da un team guidato dal prof. Francesco Giorgino endocrinologo dell’università di Bari, era stato pubblicato in primavera sulla rivista Diabetologia ed era giunto alla conclusione che grassi come l’acido palmitico (contenuto in alta percentuale nell’olio di palma, ma presente in tantissimi alimenti come carne, pesce, formaggi, burro e olio d’oliva) attraverso una proteina distruggessero le cellule pancreatiche che producono insulina, con il rischio di favorire una comparsa del diabete.

La ricerca, come spesso accade, è stata sintetizzata in maniera un po’ estrema dai mezzi d’informazione con la formula “l’olio di palma causa il diabete”. Gli articoli sono stati condivisi da centinaia di migliaia di utenti, perché la notizia s’inseriva nell’onda lunga della campagna politico-mediatica che punta alla messa al bando dell’olio di palma, accusato di quasi ogni nefandezza e di essere causa di innumerevoli malattie senza alcuna evidenza scientifica. Insomma, cose di cui ci siamo occupati più volte su queste colonne e problemi anche reali che abbiamo cercato di riportare alla loro giusta dimensione (sviluppo sostenibile, dieta equilibrata, evidenze scientifiche, costi e benefici economici) evitando stupide guerre di religione su singoli ingredienti.

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Pochi giorni fa, qualche mese dopo la pubblicazione, si scopre che i risultati di quella ricerca erano sbagliati, e che l’olio di palma non causa il diabete. La smentita arriva dalla stessa equipe che ha condotto lo studio, con la pubblicazione di un Erratum: “Purtroppo i dettagli della dieta ricca di grassi indicati nell'articolo erano scorretti”, scrivono gli autori della ricerca: i topi usati nella ricerca hanno seguito una dieta ad alto contenuto di grassi composta per il “60% di energia da olio di palma idrogenato”. Il cuore del problema sta proprio in questo aggettivo, “idrogenato”, che indica una tecnica usata per solidificare gli olii vegetali, per conferire loro una struttura che li renda sostituibili al burro. Il punto è che nell’industria alimentare non si usa affatto olio di palma idrogenato, perché di fatto l’olio di palma è già allo stato solido o semisolido ed è proprio per questo che è preferito dalle aziende ad altri olii vegetali che invece necessitano del processo di idrogenazione per essere trasformati in margarine.

La conclusione quindi è per certi versi paradossale, perché a provocare problemi al pancreas non è l’olio di palma o il suo acido palmitico, ma sarebbero i grassi idrogenati che già sappiamo essere rischiosi a livello cardiovascolare. In pratica se nella prima versione si diceva che l’olio di palma fosse una potenziale causa del diabete, ora dopo la precisazione emerge che l’olio di palma, sostituendosi ai grassi idrogenati che possono danneggiare il pancreas, può ridurre questo rischio.

Ovviamente, come spesso accade, fa più rumore una notizia allarmante della sua smentita e chi cercherà informazioni su Google continuerà a trovare i numerosi articoli che rimandano alle prime conclusioni, scorrette, dello studio. A meno che non condiviate questo articolo.