Scienza e razionalità
È difficile restare lucidi quando si combatte un’emergenza. Ce ne rendiamo conto leggendo alcuni tentativi di spiegare la pandemia da SARS-CoV-2, che talvolta cadono in tentazioni deterministiche portate all’estremo. Assistiamo ad un particolare tipo di naturismo che, concentrato a demolire un certo neopositivismo, pare dimenticare l’esistenza del caso come fattore connaturato alla vita stessa e alla sua evoluzione.
L’italico vagheggiamento del “modello cinese” non ha nulla a che vedere col desiderio di imitazione delle presunte capacità dimostrate dal Paese asiatico nella gestione della crisi da Coronavirus.
Le polemiche di queste ore sulla diffusione anticipata della bozza dell’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sono una fiera della buona coscienza a buon mercato. Chi l’ha anticipata alla stampa e le testate che l’hanno pubblicata hanno continuato a fare della “realtà parallela” dell’informazione una dimensione separata dai processi di comunicazione pubblica, essenziali per la gestione ordinata di qualunque crisi sociale.
Ciascuno di noi compie ogni giorno una serie di impliciti e anche inconsapevoli atti di fiducia. Prende l’ascensore, la metropolitana, il treno, l’aereo, oppure ordina un bonifico, effettua un pagamento su Amazon o PayPal e manda un’email confidando sul fatto che, dietro ogni suo atto, ci sia un sistema che non è solo fatto di uomini ma di regole e di istituzioni.
Cos’è il ‘rischio’ nel mondo digitale? Non riguarda solo la sicurezza dei dati
Un’assunzione che spesso viene fatta da giuristi, politici etc. quando toccano i temi legati alla sicurezza nel mondo digitale è che a rischio siano i nostri dati. Il problema diventa quindi rapidamente un problema, quasi contabile, di chi è proprietario di questi dati e di chi detiene diritti, e quali, su di essi.
C’è traccia, puzza e effetto di droga solo nel frastuono istituzionale orchestrato dalla Presidente Casellati e interpretato dalle grancasse dell’ex centro-destra e neo centro-sprofondo populista sullo “Stato spacciatore” e sul pericolo della cannabis light.
Morto un Vannoni, se ne fa un altro. Il ‘metodo Stamina’ come ideologia politica
È morto Vannoni, parce sepulto. A differenza dei suoi predecessori, come lui inventori di prodigi scientificamente farlocchi, non ha dato l’impressione di celebrare l’ennesimo esorcismo contro la morte prestando la forza della compassione a inutili pozioni da fattucchiere, ma di avere inaugurato la strada di un miracolismo medico tutt’altro che ingenuo.
Alberto Alesina, Armando Miano e Stefanie Stantcheva (Harvard University) hanno verificato se le percezioni popolari sull’immigrazione corrispondono alla realtà, e qual è il loro effetto sulle preferenze per la redistribuzione (cioè l’uso delle tasse e della spesa pubblica per ridurre le disuguaglianze).