Nella città di Macenta, in Guinea, gli abitanti hanno assalito i veicoli di Medici senza Frontiere, convinti che fosse il personale medico l’origine dell’epidemia di Ebola che da alcune settimane sta flagellando il paese. Succede spesso dove ci sono epidemie, ed è un fenomeno al quale il personale medico delle ONG è abituato.

Ebola

Anche dalle nostri parti, però, c’è molta confusione, e in questi ultimi tempi su Ebola se ne stanno sentendo e leggendo di tutti i colori. D’altronde le cacce agli untori le abbiamo inventate noi, secoli fa, e spesso ci ricadiamo. Per questo è bene ricordare alcune cose.

-    Non c’è nessun caso di Ebola a Lampedusa

-    Se qualcuno contrae Ebola in Guinea non può arrivare vivo in Italia passando per il deserto ed il mare

-    Se qualcuno contrae Ebola in Guinea non arriva in Italia nemmeno con l’aereo, dato che già i primi sintomi della malattia gli impedirebbero di muoversi.

-    Se qualcuno contrae Ebola in Guinea e riuscisse, non si sa come, ad arrivare in Italia, le probabilità che riesca ad infettare altre persone sono molto basse.

Ebola non si trasmette per vie aeree, come l’influenza, ma solo per contatto diretto con i fluidi corporei della persona infetta. Anche in Africa il contagio è relegato alle aree in cui le strutture ospedaliere sono talmente povere da non prevedere protocolli igienico-sanitari adeguati come aghi monouso e sterilizzazione, e spesso è stata veicolata da pratiche funerarie tradizionali come il lavaggio dell’apparato gastrointestinale dei defunti. Il fatto che Ebola non sia mai uscita dal continente africano, e che nessun turista ne sia mai stato affetto dovrebbe indurre alla riflessione e alla prudenza.

L’epidemia di Ebola che sta colpendo la Guinea è spaventosa: si tratta di una variante del ceppo peggiore, Zaïre ebolavirus, che viaggia ad un tasso di mortalità del 90% o giù di lì. Fino ad oggi sono stati registrati 101 decessi su 157 casi accertati (dati dell’11 aprile). Potrebbe non essere l’epidemia più grave mai registrata (nel 1995 in Congo, nella città di Kikwit morirono circa 250 persone), ma a preoccupare è l’estensione dell’area del contagio (che supera i confini della Guinea con casi anche in Sierra Leone, Liberia e Mali, e il fatto che sia esplosa molto lontano rispetto ai tradizionali serbatoi virali.

Per questo la preoccupazione dell’OMS e di Medici senza Frontiere è più che giustificata. Parlare di emergenza sanitaria alle porte, veicolata dai flussi di migranti verso le coste settentrionali del Mediterraneo, è però assolutamente fuori luogo, e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità non ha raccomandato, per il momento, nessuna restrizione agli spostamenti di merci e persone da e per le aree colpite. Invece di diffondere in rete stupidaggini e allarmi ingiustificati si può aderire alla raccolta di fondi lanciata da Medici senza Frontiere, che è in Guinea con più di 60 operatori internazionali. E’ un modo molto più proficuo di impiegare il proprio tempo e le proprie risorse.

@LaValleDelSiele