dizionario grande

Hanno destato scalpore le proposte di protezione della lingua provenienti dagli ambienti governativi, che prevederebbero multe fino a 100.000 euro per coloro che usano forestierismi nei documenti della pubblica amministrazione

Queste proposte paiono abnormi, e sono state ampiamente e giustamente criticate; ma esse sono anche, paradossalmente, insufficienti, poiché i problemi che affliggono la lingua italiana non si limitano certo all’uso dei forestierimi (e degli anglismi in particolare). Mi limito a citare solo due temi, fra i molti che si potrebbero menzionare.

Da una parte, c’è un proliferare di quelli che il defunto e compianto Luca Serianni chiamava “tecnicismi collaterali”: termini e locuzioni del linguaggio tecnico-professionale che sono futilmente complesse e poco trasparenti, e che potrebbero essere rese con espressioni molto più semplici. Si pensi al burocratese e all’affine giuridichese, fino al recente e altrettanto deprecabile aziendalese (a volte detto anche managerialese).

Prima di dichiarare guerra ai termini inglesi nei documenti della pubblica amministrazione, dovremmo preoccuparci della fitta selva di subordinate che talvolta rende i testi giuridici incomprensibili (Nota 1), dell’uso di un gergo fintamente formale, e in realtà assurdo e pretenzioso (“verificare la sussistenza delle condizioni per porre in essere”), dei cliché linguistici, come “portare a conoscenza”, “entro e non oltre” (vi sono scadenze “entro” una data che però vadano oltre la stessa?), “addì”, “a tal fine”, dell’abuso degli acronimi (le SS. VV.), delle locuzioni latine (de cuius), dell’uso di formule che paiono indirizzate a un viceré spagnolo secentesco (Eccellentissimo Procuratore, etc.).

È pur vero che molto si è già fatto per combattere questa piaga, in sede di riforma del linguaggio burocratico-amministrativo, ma credo che molto resti ancora da fare. Se proprio va condotta, la lotta contro i termini inglesi, specie in ambito amministrativo, andrebbe posta entro questo quadro più generale. Il proliferare, a volte un po’ eccessivo, dei termini inglesi, è solo una parte del fenomeno più generale della sclerotizzazione dei linguaggi tecnico-specialistici e di quelli giuridici in particolare.

Al di là dei tecnicismi collaterali, però, mi preoccuperei anche e soprattutto dell’inaridimento della lingua di tutti i giorni dovuto al cattivo uso dei termini di alto uso. Penso in particolare all’emergere di quelli che definirei “termini pigliatutto”. Sono parole che, usate in maniera impropria, ampliano il loro campo semantico a dismisura e relegano in soffitta numerosi altri termini e locuzioni più consone, appiattendo la lingua. Sotto, ho compilato un breve elenco di queste brutture linguistiche. A volte, è indicato il nome del fellone linguistico; accanto alla forma poco felice, è suggerita dove possibile un’alternativa che reputo più appropriata.

SITUAZIONE

Aspettando delle situazioni migliori - tempi migliori

Tutta una serie di situazioni - una serie di circostanze

Si citavano delle situazioni, tipo la Grecia… - dei casi, dei paesi etc.

Compensando con qualche situazione di valore simbolico-ideologico (Mario Seminerio) - con qualche politica, contropartita, iniziativa di valore simbolico-ideologico

(In genere, Seminerio adopera una prosa sorvegliata e anche brillante; questa caduta di stile è per lui più unica che rara)

Ci sono due situazioni ancora aperte (Cecilia Strada) - due questioni ancora aperte

Stavano registrando questa situazione (Mirko Campochiari) - stavano registrando/rilevando questo dato, questo fatto

Abbiamo risolto delle vecchie situazioni (coordinatrice di corso di laurea) - delle vecchie questioni, dei vecchi problemi

IMPORTANTE

Malgrado la spesa destinata agli anziani costituisca una quota importante (da: Le politiche del welfare sociale, Mondadori, per la cura di U. Gori) - un’ampia quota, una quota significativa

Di rifornire l’esercito ucraìno di armi particolarmente importanti (Alessandro Orsini) - di armi avanzate, potenti, distruttive etc.

Ha subìto un intervento importante (medico) - un intervento molto gravoso per il suo fisico

Scosse di magnitudo importante (un geologo televisivo, su LA7) - di magnitudo elevata

Che presenza importante (riferendosi a un attore in foto) - che forte presenza scenica

(Quando dovrebbero usare “forte”, scelgono “importante”)

Oltre che presenza importante sulle pagine di diversi giornali (Altoadige.it) - oltre che presenza/figura di primo piano, di grande rilievo

Per acquistare una quota importante di Oto Melara (Difesa Online) - una quota rilevante

Fino alle sei di sera, con una pausa molto importante (Brunello Cucinelli) - qui il contesto rivela che il noto imprenditore si riferiva a una pausa molto lunga

Per evitare che una parte, più o meno importante, finiscano in mani sbagliate (Massimo Nava) - che una parte, più o meno ampia, finisca nelle mani

Linee di credito abbastanza importanti (Aleksandra Georgieva) linee di credito piuttosto rilevanti, generose etc.

Se gli interventi dovessero essere più importanti della sua dotazione, il risultato sarebbe che il MES… (Giorgia Meloni) - se gli interventi dovessero essere superiori/più ingenti rispetto alla sua dotazione; o, ancor meglio: se gli interventi dovessero comportare spese superiori/più ingenti etc.

(Si noti l’ironia: gli esponenti del partito della premier vorrebbero difendere la lingua, mentre la stessa premier ne fa un uso non proprio impeccabile)

FORTE

Si muove verso orizzonti forti (ricercatore universitario: post-strutturalista, Foucault etc.) - intraducibile

(L’idea di muoversi verso un orizzonte “forte” è una delle più patenti imbecillità che io abbia mai sentito)

POC è un'azienda svedese nata nel 2005 con una Mission molto forte (Bike Channel) – ...

(Qui l’origine dell’espressione è il “managerialese”, non le subcutlure accademiche. “con una Mission molto forte” vuol dire: con uno scopo, un obiettivo molto importante. Ritorna l’ambiguità e ormai l’intercambiabilità forte-importante)

Incoraggiare i giovani, anche in maniera piuttosto forte (analista di Limes) - anche in maniera decisa

L'esperto di JPMorgan Jose Asumendi ha parlato di prospettive forti e di un sentimento sempre migliore (Market Screener) - di prospettive incoraggianti e di un crescente ottimismo

Equinor, risultati molto forti a supporto della nostra tesi (Orafinanza) - risultati molto significativi a sostegno

DEVASTANTE

Conseguenze devastanti, effetti devastanti, è stato devastante, sono devastato etc.

(Notano i linguisti che la diffusione di “devastante” si deve all’influenza dell’inglese “devastating”. Il suo uso non è di per sé scorretto, ma di certo prosciuga la varietà linguistica. Si potrebbero avere: conseguenze nefaste, effetti deleteri, nocivi etc. invece del solito pigliatutto “devastante”)

Questo caso sembrerebbe confermare che non sono solo le parole straniere a impoverire la lingua. Anche una parola straniera tradotta e perfettamente uniformata alle regole della nostra lingua può avere l’effetto di appiattirla se diventa un “termine pigliatutto”.

ICONICO

Una raccolta di battute e frasi iconiche di Mario Draghi (Head Topics)

Christopher Walken, attore iconico (post di FB)

Perché non dire: le battute e frasi più famose, efficaci, furtunate, icastiche, incisive etc.

Usato in quel modo, “iconico” è dall’inglese “iconic”, termine tradotto e perfettamente integrato nelle strutture morfologiche della lingua italiana (dove, peraltro, l’aggettivo “iconico” esisteva già, ma con significato assai circoscritto: relativo alle icone). Di nuovo, questo suggerisce che il problema non risieda nei termini inglesi, per sé.

MOLTO

Rischio nucleare che anche lei ritiene molto possibile (Bianca Berlinguer, mi pare rivolgendosi a Orsini) - che anche lei ritiene una possibilità concreta.

(Che mai vorrebbe dire “molto possibile”?)

Molto vero - più idiomatico il noto: proprio vero

Ha molto ragione, dopo tanto tempo, Matteo Renzi (Italia Oggi) - ha proprio ragione, c’è molto di vero in quel che dice etc.

molto di nicchia (io sottoponendo questo pezzo a Strade) - ….

(Il concetto di “nicchia” presuppone già un àmbito molto ristretto. Pleonastico e inappropriato dire “molto di nicchia”)

CONCLUSIONI

Di certo, vi saranno problemi più urgenti per il paese che preservare la ricchezza della lingua italiana. Eppure, per coloro che tengono all’italiano, vederlo ridotto a gergo burocratico-amministrativo, manageriale, o a combinazioni ubique e improprie di “importante”, “forte”, “devastante” e pochi altri termini pigliatutto usati a sproposito, è sconfortante. Volendo occuparsi della lingua, e ammesso che tale compito non sia ormai anacronistico, punterei primariamente su due direttrici.

1) Bisognerebbe proseguire il processo di chiarificazione e di snellimento del linguaggio giuridico e burocratico-amministrativo. Tale processo può anche comportare un uso più sporadico e attento dei termini inglesi, ma non può certo ridursi a una guerra agli anglismi.

2) Sarebbe auspicabile che ci si preoccupasse anche e soprattutto della lingua parlata nella vita di tutti i giorni, oltre che di quella della pubblica amministrazione. Riusciamo, oggi, a trasmettere ai giovani un’adeguata ricchezza lessicale e proprietà di linguaggio? Probabilmente, no, e il problema dell’inaridimento dell’italiano non pare derivare dalla diffusione dell’inglese. A me sembra che derivi soprattutto dall’uso improprio e iper-semplificato dei termini della lingua italiana, sempre più ridotta a cliché linguistici e a pochi termini ricorrenti con le funzioni più svariate. Su questo i politici potrebbero agire, credo, con qualche iniziativa mirata sui programmi scolastici.

Nota 1
Un passaggio citato da Leali (2017, p. 11) dà tutta la misura del carattere ormai sclerotizzato e incomprensibile di molti testi giuridici:
Con le prime due massime sopra enunciate, la Corte Suprema conferma ulteriormente un indirizzo ormai ben definito e, si può dire, consolidato da quando, con sentenza 2 dicembre 1930, precisava che, nel caso di doppia alienazione dello stesso immobile, il primo acquirente che abbia perduto la proprietà per aver lasciato che il secondo acquirente trascrivesse con precedenza il proprio titolo (artt. 1942 c.c. 1865, 2644 c.c. 1942), può bensì agire in revocatoria contro la seconda alienazione compiuta dal suo dante causa, ma soltanto in quanto ormai creditore di questo per l’evizione subita con la sua collaborazione, ed al solo effetto di ottenere - non la eliminazione degli effetti della trascrizione, previa dichiarazione di nullità della seconda alienazione, e quindi il riacquisto della proprietà, ma - di poter agire esecutivamente anche sui beni ormai passati in proprietà del secondo acquirente, per soddisfare su di essi le proprie ragioni di credito verso il dante causa dipendenti dalla evizione: per ottenere, in altri termini, la semplice reintegrazione del patrimonio del debitore, in modo da poter colpire anche quei beni a questo fraudolentemente sottratti.

BIBLIOGRAFIA MINIMA/DIVULGATIVA

Italo Calvino, Antilingua e terrore semantico, Il Giorno, 3 febbraio1965

Ornella Castellani Pollidori, La lingua di plastica: vezzi e malvezzi dell'italiano contemporaneo (Napoli, Morano, 1995).

Ornella Castellani Pollidori, Aggiornamento sulla "lingua di plastica", Studi linguistici italiani, No. 2, 2002, pp. 1-36.

Umberto Gori, a cura di, Le politiche del welfare sociale (Milano, Mondadori, 2022). Non è pertinente alla questione della lingua; lo cito solo perché da esso ho tratto un esempio, fra quelli discussi sopra

Giorgio Leali, Fenomenologia del giuridichese, ISLL Papers, Vol. 10, 2017, pp. 1-29

Sergio Lubello, Cancelleria e burocrazia, in Storia dell’italiano scritto, a cura di Giuseppe Antonelli, Matteo Motolese e Lorenzo Tomasin (Carocci, 2021).

Luca Serianni, Italiani scritti (Bologna, il Mulino, 2012).

Sergio Lubello, La burocrazia in pubblico, dalla carta al web, Treccani, 2014