Clima, il no di Xi Jinping e la sfida euro-americana
Scienza e razionalità
Alla fine Xi Jinping ha preso parte al G20, anche se non in carne e ossa. Ma cambia poco. Ormai la Cina si siede al tavolo solo per ribadire che non si prenderà alcun impegno per il clima in questo decennio: se al tavolo non si sedesse proprio, forse, sarebbe persino più coerente.
Del resto, la crisi energetica (dovuta all'aumento simultaneo della domanda in più parti del mondo che stanno tentando il rimbalzo economico) ha già costretto interi distretti industriali cinesi a sospendere la produzione e intere province cinesi a razionare l'elettricità.
Difficile che Pechino rinunci proprio adesso ai suoi 900GW di centrali a carbone già costruite e agli oltre 100GW di nuove centrali a carbone che sta costruendo.
Inoltre, i suoi metodi di produzione sbrigativi e irrispettosi dell'ambiente (ad esempio nel settore dell'acciaio) fanno comodo più che mai alle aziende di mezzo mondo, che hanno bisogno di contenere i prezzi di componenti e semilavorati.
Segnali di stanchezza stanno arrivando anche da grandi paesi in via di sviluppo come l'India e il Brasile, oltre che dalla Federazione Russa, che di fatto sopravvive esportando idrocarburi.
Per anni abbiamo provato a ottenere un impegno sul clima da tutte queste nazioni chiedendoglielo per favore, e la risposta è stata "Vedremo". Ora i nodi vengono al pettine, e la risposta sta diventando "No".
Se l'Europa e l'America post-trumpiana hanno davvero a cuore la difesa del clima, devono evidentemente cambiare strategia.
Come europei possiamo fare leva sull'essere (ancora per poco) il più grande mercato del pianeta, con iniziative come il Carbon Border Adjustment. Ma non basta.
È necessario passare all'azione con un massiccio piano di investimenti verdi nel sud del mondo. Un miliardo investito in India o in Africa può evitare emissioni di gas serra dieci volte superiori rispetto a un miliardo investito qui, e non senza benefici per le nostre imprese. Come europei siamo ancora in tempo per impedire che nascano altre Cine e che la partita sul clima venga irrimediabilmente persa, ma dobbiamo avere il coraggio di tornare a ricoprire un ruolo internazionale attivo.
@pinelliman coordinatore di Terra Libera