Il Covid e il gioco degli scacchi insegnato al Faraone
Scienza e razionalità
Siamo ormai nel pieno della seconda ondata. Negli ultimi sette giorni, sono stati più di 2 milioni e mezzo i casi di Covid nel mondo. Mai cosi tanti dall’inizio dell’epidemia. In molti paesi europei, la situazione è preoccupante, tanto da imporre nuove pesanti restrizioni. L’Irlanda è entrata in lockdown per 6 settimane. In Belgio vige il coprifuoco come in varie città francesi e inglesi. In Spagna si può uscire da Madrid e da altre otto città solo per esigenze lavorative e motivi urgenti. E la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha invitato i cittadini a “rimanere a casa il più possibile”.
È chiaro a tutti che l’Italia non può permettersi un secondo lockdown. Il prezzo economico e sociale sarebbe troppo elevato. Per fortuna però abbiamo due vantaggi rispetto a marzo. Il primo è che conosciamo il virus e sapevamo della seconda ondata. Il secondo è che questa volta siamo stati colpiti qualche settimana dopo rispetto ad altri paesi simili a noi.
Purtroppo per noi, abbiamo sprecato il primo vantaggio. Questo governo non sta gestendo l’emergenza sanitaria, piuttosto sta cercando faticosamente di rincorrerla. Dovevamo fare di più per prepararci alla seconda ondata e invece abbiamo dormito per 4-5 mesi. Siamo tuttavia ancora in tempo per non sprecare il secondo vantaggio e guardando oltre confine, possiamo vedere cosa ci succederà tra qualche settimana.
Prima di sviluppare questi due punti, cerchiamo di spiegare com’è possibile che i contagi siano di nuovo riesplosi nel giro di poche settimane. E cerchiamo di farlo utilizzando una vecchia leggenda egiziana. Molti secoli fa - racconta la leggenda - un ambasciatore fece scoprire al faraone il gioco degli scacchi. Quest’ultimo ne rimase piacevolmente colpito e per ringraziare l’ambasciatore, decise di esaudire un suo desiderio. L’ambasciatore chiese del riso. Più precisamente: un chicco sulla prima casella della scacchiera, due chicchi sulla seconda, quattro sulla terza e così via moltiplicando ogni volta per due fino all’ultima casella, la sessantaquattresima. A prima vista questa richiesta non sembrò essere chissà che, tanto che il faraone accettò di esaudirla.
Il faraone purtroppo sottovalutò il potere della progressione geometrica, cosi come fecero e continuano a fare molti nostri governi nel fronteggiare il virus. Arrivati alla 11 esima casella bisognava versare oltre mille chicchi di riso. Alla 20 esima: 524.288. Alla 54 esima casella: oltre 9 milioni di miliardi di chicchi, cifra pari alla produzione annua dell’intero mondo. All’ultima casella: oltre 9 miliardi di miliardi di chicchi, mille volte la produzione annua dell’intero mondo.
Siamo dunque di fronte a una logica di crescita esponenziale. E come spiega Paolo Giordano, in un editoriale sul Corriere della Sera: “il peggio di oggi sarà peggiore del peggio di ieri, e il peggio di domani sarà peggiore di quello di oggi”. Ancora di più perché tendiamo a dimenticare che i numeri di oggi fotografano la situazione di 2-3 settimane fa.
Questa volta però, il virus ci ha colpiti con qualche settimana di ritardo rispetto ad altri paesi in Europa. Paesi che ora stanno imponendo dure restrizioni. Il governo italiano sta però sprecando anche questo vantaggio illudendosi che il virus da noi sia diverso. Questo stesso errore fu fatto da diversi governi durante la prima ondata, ritenendo che le misure prese dall’Italia fossero eccessive solo per poi doverle prendere anche loro qualche settimana dopo. Un’azione tempestiva avrebbe invece potuto arginare la curva dei contagi e forse evitato un lockdown cosi duro anche a casa loro.
In questo momento Francia (809.342), Spagna (790.081), Regno Unito (696.513), Olanda (230.095) e Belgio (198.823) hanno tutti più infetti di noi (134.003). Ci ritroviamo dunque noi nella condizione di poter osservare cosa succede lì per prevedere cosa succederà da noi. Paragoniamo la nostra situazione per esempio con quella del Belgio, come recentemente fatto da Mattia Feltri sulla Stampa. In Belgio, il 26 settembre, il tasso di contagio (quante persone risultano essere positive sul numero di tamponi fatti) era del 4.2%. Noi abbiamo raggiunto quel numero il 10 ottobre. Il 6 ottobre, in Belgio, il tasso era al 7.5%, da noi quella quota è stata raggiunta il 16 ottobre, mentre abbiamo raggiunto domenica scorsa la quota di 9.5% che il Belgio aveva il 9 ottobre. Come si può notare, a causa della logica di una crescita esponenziale come prima spiegato, il nostro vantaggio rispetto al Belgio si sta rapidamente assottigliando.
Dopo essersi fatto trovare impreparato per la seconda ondata del virus, il governo sta sprecando anche questo secondo vantaggio seguendo lo stesso approccio usato qualche settimana fa da paesi che ora si trovano in piena emergenza. Anche il governo belga come quello francese e inglese pensavano di potersela cavare con qualche leggera restrizione, esattamente come pensa di fare il nostro governo. Queste misure non hanno però dato frutti e in Belgio cosi come in molte città francesi e inglesi, ora vige il coprifuoco notturno con bar e ristoranti chiusi. Il Ministro della Salute belga, Frank Vandenbroucke, ha inoltre ammesso i propri errori e dichiarato che “siamo davvero molto vicini a uno tsunami”.
Pare inoltre evidente che purtroppo, allo stadio attuale, non siamo in grado di gestire l’epidemia e convivere in sicurezza con il virus. Dovevamo esserlo ma non lo siamo e le colpe sono tutte politiche di un governo senza visione, che continua a posticipare qualsiasi scelta controversa e a scaricare le responsabilità. Saremo dunque sicuramente chiamati a pagare un costo. A questo punto, sarebbe meglio pagarlo subito: adottando oggi le restrizioni che saremo comunque costretti ad adottare domani. Posticipare ci farebbe solo pagare un prezzo più alto domani.