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Sono usciti nei giorni scorsi due articoli interessanti sulla questione dei “congiunti”, ovvero sulla distinzione qualitativa e non quantitativa delle persone che è possibile incontrare per ragioni “affettive”. Ha senso concedere di incontrare i parenti e non gli amici? Perché lo Stato deve discriminare in questo modo gli affetti delle persone? Non sarebbe stato meglio concedere ad ognuno di indicare un numero prestabilito di persone, a prescindere dalla parentela, e consentire di incontrare solo quelle, dopo averle espressamente indicate? In alcuni paesi europei si sta facendo proprio così.

Tralasciando la questione della definizione di “affetto stabile”, Pietro Battiston su YouTrend difende numeri alla mano la scelta del governo: le reti dei “congiunti” formano gruppi più chiusi rispetto a quelle degli amici, e questo le rende meno pericolose per l’espansione di una epidemia. Chiaramente si tratta di semplificazioni estreme, che non tengono conto del fatto che ogni membro della nostra famiglia ha una rete familiare che non coincide perfettamente con la nostra, ma nel complesso, argomenta Battiston, la scelta del governo è “epidemiologicamente” corretta. Il che non vuol dire naturalmente che sia automaticamente sostenibile sul piano sociale.

Anche Cristina Da Rold sul Sole24Ore parte dalle reti sociali e porta molti dati a supporto della sua riflessione, che però giunge a conclusioni diverse rispetto a quelle di Battiston. Il primo problema che solleva è quello degli anziani, che essendo ai vertici di una piramide familiare piuttosto estesa, potrebbero ricevere le visite di molte persone tra figli, nipoti, bisnipoti e relative famiglie: essendo gli anziani la categoria più a rischio, Da Rold si chiede se non sarebbero stati più tutelati dalla possibilità di incontrare un numero di persone determinato quantitativamente, e non qualitativamente.

Il secondo problema è quello determinato dalla forte dispersione geografica delle famiglie italiane, evidenziato dai dati sui trasferimenti di residenza. Per incontrare i familiari si potrebbe verificare un fenomeno di mobilità interna su lunghe distanze che sarebbe da evitare per contenere il contagio. A questo il governo ha parzialmente rimediato impedendo gli incontri tra congiunti al di fuori della propria regione, anche se resta il problema all’interno delle regioni. Le reti di amici, sebbene siano evidentemente più aperte, sono anche generalmente più circoscritte dal punto di vista geografico: gli amici ce li scegliamo, per questo in genere ce li teniamo più vicini.

Sono tutte considerazioni fondate e molto interessanti, e l’articolo di Battiston restituisce alla scelta del Governo un elemento di ragionevolezza che altrimenti sarebbe difficile da cogliere.

In ogni caso viene da dire, ancora una volta, che le cose basterebbe spiegarle per renderle comprensibili, e quindi più accettabili. Non averlo fatto, continuare a gestire la situazione attraverso questa forma di paternalismo medico-politico in base al quale non vale la pena spiegare, tanto non saremmo in grado di capire, è sicuramente una scelta sbagliata.