Tra consenso e propaganda: anche gli scienziati prendono cantonate
Scienza e razionalità
Si sa che molte persone tendono a credere (dichiarano di credere) in cose che la comunità scientifica considera false o addirittura ridicole: la terra piatta, la pericolosità dei vaccini, l’arrivo degli UFO, eccetera. Ma si può uscire dal generico e provare a mettere giù un po’ di numeri?
Si può. Il Pew Research Center di Washington, nel 2009, ha pubblicato un rapporto intitolato Scientific Achievements Less Prominent Than a Decade Ago. Public Praises Science; Scientists Fault Public, Media. La parte più interessante è nel capitolo 5, che si occupa, tra gli altri temi, del consenso, nel pubblico in generale e tra gli scienziati americani, in merito all’evoluzione considerata come un processo naturale (cioè, non guidato dal disegno intelligente di una qualche divinità) e in merito all’origine antropica del Global Warming.
Sull’antitesi evoluzione naturale/Intelligent Design, i dati della ricerca Pew ci dicono questo:
Come vedete, tra il pubblico laico la convinzione che l’evoluzione sia un processo non guidato è condivisa in misura non molto maggiore di quella opposta (32% contro 22%); tra gli scienziati, invece, la rispettiva percentuale è schiacciante (87% contro 8%). Non molto diversa è la situazione per quanto concerne il cambiamento climatico di origine antropica, o AGW:
Qui, tra il pubblico in genere la credenza nell’AGW è superiore all’alternativa, ma non di molto: 49% contro 36% (è comunque interessante che la percentuale a favore dell’AGW sia maggiore che per l’evoluzione; il che verosimilmente, dato il minor tempo trascorso, significa che per l’AGW ci sono in gioco minori investimenti identitari, emotivi e religiosi.) Tra gli scienziati, invece, la maggioranza è schiacciante: 84% contro 10%.
Lo studio ci informa inoltre su altre caratteristiche culturali che correlano fortemente con le scelte su questi due argomenti: l’affiliazione politica (i repubblicani credono molto più dei democratici nell’Intelligent Design, e sono molto più scettici sull’AGW), la religione (i protestanti sono più pro-ID e anti-AGW delle altre confessioni) e l’istruzione (più istruzione comporta maggiore fiducia sia nel darwinismo sia nell’AGW). Sono cose ormai ben note e ampiamente studiate: chi volesse saperne di più, potrà leggere l’eccellente libro di Gilberto Corbellini, Nel paese delle pseudoscienze, appena pubblicato da Feltrinelli, nel quale potrà trovare una ricca messe di informazioni e un’ampia bibliografia.
Ma più che su questo punto, quello su cui è interessante soffermarsi è che una divisione fra chi è convinto della verità del darwinismo e chi è convinto dell’AGW esiste anche tra gli scienziati, sia pure molto meno marcata che tra il pubblico generalista. Come si spiega?
La diffidenza per la scienza e l’incomprensione del metodo scientifico ha molte spiegazioni: una delle principali è che la scienza funziona in modo molto diverso, per non dire opposto, rispetto al modo in cui il nostro cervello è stato selezionato a funzionare per consentirci di sopravvivere in un mondo che era diversissimo dall’attuale. In altri termini, la scienza è qualcosa di molto poco “naturale”, e obbliga a riflessioni faticose e spesso controintuitive. È facile rifiutare di sobbarcarsi tutta questa fatica e optare per una soluzione che soddisfi i nostri innati bias cognitivi: lo fanno quasi tutti quanti, in fondo, ed è bello, consolatorio e rassicurante (e pure ottimo per la salute psicofisica) stare in mezzo al mucchio. Ma questo, ripetiamolo, già si sapeva.
Il fatto è che, anche per via della profonda e crescente specializzazione della scienza, gli stessi scienziati ritornano (o diventano) profani a mano a mano che si allontanano dalla loro area di specializzazione. E siccome, per di più, sono convinti (dati i loro successi e le loro competenze nel loro settore) di possedere un metodo che gli consente infallibilmente di distinguere il grano dal loglio, anche quando si tratta di materie che non padroneggiano affatto, ecco che questo li fa cascare dritti dritti nelle più grottesche credenze antiscientifiche (e su questo punto, mi permetto di consigliare due libri di Silvia Bencivelli, entrambi pubblicati da Einaudi: Le mie amiche streghe e Sospettosi).
Che le cose stiano così, ce lo conferma un fatto, ultimamente riemerso a seguito delle polemiche nate in coincidenza col grande successo mediatico riscosso da Greta Thunberg e dal movimento Fridays for Future. Questo fatto è che le incertezze sul fenomeno dell’AGW aumentano a mano a mano che si interpellano i non specialisti. Come si dimostra in un ormai imponente numero di ricerche, di cui vi linko qui e qui solo due delle più recenti, i climatologi, almeno quelli che si sono occupati ex professo del problema, sono pressoché unanimi nel sostenere l’AGW; mentre i non climatologi, cioè tutti gli altri - fisici, astronomi, agronomi, ingegneri, economisti, medici e chi più ne ha più ne metta - no: sono pur sempre, in grande maggioranza, a favore dell’AGW, ma molto meno dei climatologi.
Non ho a disposizione ricerche analoghe per l’ID, ma mi sento di poter affermare che i genetisti e biologi che negano la teoria darwiniana e credono nel disegno intelligente si contino sulle dita delle due mani, mentre man mano che ci si allontana dal settore specialistico più vicino gli “scettici” aumentano. Ed ecco così apparire i Sermonti che straparlano contro l’evoluzione e gli Zichichi che straparlano contro il Global Warming. Notate che si tratta perlopiù di soggetti che, in altri campi, sono i primi a sostenere che si debba dare ascolto alla voce della comunità scientifica e a ridicolizzare chi se ne discosta: come accade, ad esempio, riguardo all’altro tema “caldo” del dibattito politico-scientifico attuale, cioè le biotecnologie alimentari (OGM sì/no).
Anche per gli OGM si ripresenta lo stesso fenomeno che abbiamo visto per evoluzione e Global Warming: mentre gli specialisti sono pressoché unanimi nel ritenere gli OGM sicuri e utili, scienziati di altri settori guardano la cosa con molto maggiore scetticismo. Il che prova che la pseudoscienza è qualcosa di più complesso di quel che pare ed è mossa, in maggioranza, non da un rifiuto della scienza, ma al contrario dall’aspirazione a ottenere per le proprie teorie il riconoscimento pubblico attribuito alle verità scientifiche. E il fenomeno taglia in entrambe le direzioni: come nel pubblico in generale, anche tra gli scienziati ce ne sono di quelli che ritengono gli OGM pericolosi e nello stesso tempo sono fermamente convinti dell’origine antropica del Global Warming (un esempio illustre è stato il fisico Marcello Cini) e di quelli che, al contrario, da una parte dubitano fortemente dell’AGW ma dall’altra parte sono invece convinti sostenitori degli OGM (e i lettori di Strade ne conoscono sicuramente più d’uno).
In questi casi, esiste una semplice rule of thumb per orientarsi. Fare scienza, ovviamente, non vuol dire necessariamente attenersi in modo acritico e pecoresco a quel che crede di volta in volta la maggioranza degli scienziati: anzi, il progresso scientifico è avvenuto spesso contestando il consenso generale e consolidato (anche se non avviene sempre così, anzi). Ma la scienza, che sia “tradizionale” o “rivoluzionaria”, si fa sempre nelle sedi deputate alla ricerca: accademie, laboratori, riviste specializzate. Si fa, insomma, discutendo e anche polemizzando, ma con altri scienziati, non con il pubblico.
Se lo scienziato sostiene una tesi,contraria a quella ritenuta dalla maggioranza dei suoi pari, ma lo fa al di fuori di queste sedi deputate alla ricerca e all’avanzamento della conoscenza – per esempio sui giornali, sulle tv, in Parlamento – vuol dire che non sta facendo scienza, ma propaganda. E così, quando vedete manifesti di centinaia di scienziati (in massima parte non specialisti) contro l’AGW oppure scienziati (spesso autodefinitisi tali, ma a volte autentici) parlare in tv o altrove in tono derisorio dell’AGW e di Greta, fatevi questa semplice domanda: come mai costoro, invece di pubblicare su qualche autorevole rivista un articolo rivoluzionario che smonti la convinzione della stragrande maggioranza dei climatologi e guadagnarsi così come minimo il premio Nobel (infatti, come abbiamo visto, quasi il 99% degli articoli specialistici pubblicati fino ad oggi sostiene l’AGW), si riducono a parlare in una sede impropria? Come mai si rivolgono a un pubblico di profani invece di cercare di convincere i loro pari? La risposta non è difficile.