La notizia è stata data poco fa da Le Scienze, ed è di quelle che merita un briciolo di attenzione anche durante le feste.

biotech

Un gruppo di ricercatori dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e dell'Istituto Telethon per la terapia genica (TIGET) è riuscito a intervenire sulle staminali ematopoietiche, da cui hanno origine tutte le cellule del sangue, in modo che i macrofagi che ne derivano producano interferone alfa proprio dove si sta sviluppando un tumore. Il metodo rende quindi possibile sfruttare la potente attività antitumorale della sostanza evitando gli effetti tossici che finora ne hanno ostacolato l'uso clinico.

Il gruppo di ricercatori guidato da Luigi Naldini e Roberta Mazzieri ha pubblicato i risultati della ricerca su Science Traslational Medecine, meritandosi la cover story. Per maggiori dettagli rimandiamo all’articolo su Le Scienze. Secondo i ricercatori “è necessario effettuare ulteriori studi preclinici volti a valutare quali tipi di tumori possano meglio beneficiare di questa terapia genica e a preparare la sperimentazione clinica che potrebbe cominciare tra qualche anno”.

Pubblicazione, ulteriori studi, sperimentazione clinica. Tutte parole che la scienza usa abitualmente, ma che erano state accuratamente riposte nel dimenticatoio in questi mesi di follia collettiva, durante i quali si pretendeva di impartire a spese del Servizio Sanitario Nazionale una terapia a base di cellule staminali mesenchimali mai pubblicata e mai sottoposta a test clinici, sull’onda dell’emotività suscitata dai servizi di una trasmissione satirica. E c’è un altro dato che dovrebbe ispirare qualche riflessione:

Nel corso di una serie di esperimenti sui topi i ricercatori hanno dimostrato che la nuova strategia consente di bloccare la crescita del tumore mammario e delle sue metastasi. Inoltre, a differenza di quanto accade di solito negli studi sul modello animale, questa volta è stato possibile dimostrare anche la sicurezza e l'efficacia del metodo nell’inibire la crescita di un tumore umano perché i topi utilizzati erano stati ingegnerizzati attraverso il trapianto di cellule staminali ematopoietiche umane modificate per esprimere interferone, così da ricreare un sistema ematopoietico tipicamente umano.

Attraverso il trapianto di cellule staminali umane”. Ovvero, attraverso uno xenotrapianto, quel tipo di pratica che gli estensori della legge delega sulla sperimentazione animale pretenderebbero di vietare nel nostro paese, sostenendone l’inutilità. Se il decreto legislativo ora all’esame delle commissioni Affari Europei e Salute della Camera fosse stato già approvato, gli autori di questa straordinaria ricerca, almeno in Italia, sarebbero dei fuorilegge.