Darwin Charles

Insomma, alla fine è successo. L’Ordine dei Medici di Treviso ha radiato uno dei più famosi antivaccinisti d’Italia, il dott. Roberto Gava, salito agli onori della cronaca nazionale per un convegno sulla medicina alternativa tenuto poco tempo fa in Senato.

Il buon Gava, cardiologo con perfezionamento in agopuntura cinese, omeopatia classica, bioetica e ipnosi medica, è però un combattente ed è passato al contrattacco, forte dell’appoggio di oltre sei mila persone al comunicato dei suoi avvocati postato sulla sua pagina Facebook. Negli ultimi giorni è arrivata anche la dichiarazione di guerra: “E' un’occasione d'oro - ha detto il medico dopo la radiazione - non solo per divulgare le mie idee, ma anche per diffondere la cultura del rispetto dei diritti fondamentali, a partire dalla libertà di pensiero e di scienza".

Parole che offrono anche a noi l’occasione di svolgere qualche ragionamento sui concetti di opinione e libertà di pensiero (che per gli antivaccinisti si equivalgono). Concetti oggi molto strumentalizzati, distorti a proprio uso e sui quali sono stati montati degli equivoci giganteschi. E se c’è una cosa che non possiamo permettere è che si alteri il senso del linguaggio. Se non ci troviamo più d’accordo sul significato delle parole il linguaggio diventa inutile, e la fine del linguaggio è la fine della società. Dunque, le cose con il loro nome.

Per la Treccani con il termine “opinione” si indica il “concetto che una o più persone si formano riguardo a particolari fatti, fenomeni, manifestazioni, quando, mancando un criterio di certezza assoluta per giudicare della loro natura (o delle loro cause, delle loro qualità, ecc.), si propone un’interpretazione personale che si ritiene esatta e a cui si dà perciò il proprio assenso, ammettendo tuttavia la possibilità di ingannarsi nel giudicarla tale”.

Nella filosofia antica il termine opinione era reso con δόξα (doxa), che indicava una conoscenza incerta opposta alla conoscenza scientifica (questa definita επιστήμη, epistème). Eraclito fu il primo sostenitore del logos inteso come razionalità presente in natura, codificabile dalla razionalità della mente umana. Tutti i fenomeni della natura, per il filosofo naturalista, avvenivano secondo leggi ben precise interpretabili dagli uomini dotati di ragione (Frammento n. 113). 

Lo stesso filosofo, anticipando le moderne critiche alla post-verità, lamentava però che non tutti gli uomini facessero pieno uso della ragione. ”La maggior parte degli uomini – denunciava Eraclito - vivono come se avessero una loro propria e particolare saggezza” (Frammento n. 2). Il Frammento n. 72 sembra invece proprio rivolto ai medici antivaccinisti di oggi: “Dai dati di esperienza che governano tutte le cose essi sembrano dissociarsi e le cose in cui ogni giorno si imbattono sembrano considerarle estranee”.

Dunque, l’opinione si basa per definizione su una conoscenza incerta e insufficiente. Esattamente l’opposto dei giudizi che si basano su valutazioni scientifiche. Solo il metodo scientifico (osservazione di un fenomeno > elaborazione di un’ipotesi > sperimentazione > formulazione di una legge), infatti, giunge a delle affermazioni di verità che si distinguono nettamente dalle opinioni. Le opinioni si collocano solo all’inizio dell’indagine scientifica, nella fase di elaborazione delle ipotesi da verificare.

Bene. Gava ha basato la sua fortuna (libri, articoli, blog su Il Fatto Quotidiano, convegni da 50 euro, relazioni al Senato, lunga lista pazienti e lunghi tempi di attesa) su alcune opinioni spacciate per verità scientifiche. Questo è il punto. Ad esempio, Gava sostiene che rispetto al tetano molti bambini siano naturalmente immuni (qui la tesi di Gava smontata bene) e che i vaccini provochino l’autismo (qui la tesi di Gava, se ce ne ancora fosse bisogno, smontata bene).

La medicina, si obietterà, è un’arte, non una scienza. Anche qua intendiamoci, per favore: se la medicina costituisce una professione (l’ars medica), ciò non toglie che essa si debba basare sulla scienza. E’ lo stesso Codice Deontologico dei medici a ribadirlo in norme che Gava probabilmente risulterà aver violato. L’art. 3 afferma che “al fine di tutelare la salute individuale e collettiva, il medico esercita attività basate sulle competenze, specifiche ed esclusive, previste negli obiettivi formativi degli Ordinamenti didattici dei Corsi di Laurea (…), integrate e ampliate dallo sviluppo delle conoscenze in medicina, delle abilità tecniche e non tecniche connesse alla pratica professionale, delle innovazioni organizzative e gestionali in sanità, dell’insegnamento e della ricerca”.

L’art. 15 afferma che “Il medico non deve sottrarre la persona assistita a trattamenti scientificamente fondati e di comprovata efficacia”. L’art. 55 afferma che “Il medico promuove e attua un’informazione sanitaria accessibile, trasparente, rigorosa e prudente, fondata sulle conoscenze scientifiche acquisite e non divulga notizie che alimentino aspettative o timori infondati o, in ogni caso, idonee a determinare un pregiudizio dell’interesse generale.”

Lo stesso giuramento di Ippocrate impegna ogni medico a “perseguire la difesa della vita (…) con costante impegno scientifico”, “mettere le sue conoscenze a disposizione del progresso della medicina, fondato sul rigore etico e scientifico della ricerca” e prestare la sua opera “in scienza e coscienza”. Gava si è tirato fuori lui stesso dal mondo della scienza e della medicina, cercando, tra l’altro, di ritrattare fuori tempo massimo la propria posizione una volta divenuta troppo scomoda.

Gava non è affatto un moderno Galileo, condannato da un moderno Sant'Uffizio e costretto al confino per le sue opinioni, come i suoi sostenitori provano ora ad affermare. Galileo oggi siede in commissione disciplinare e chiede rispetto per il metodo scientifico che ha dato al mondo a carissimo prezzo.

Gli antivaccinisti sono i nuovi terrapiattisti. E a chi dovesse obiettare che chiudere la bocca a Gava non sia affatto democratico vanno fatte due semplici osservazioni. La prima è che i medici terrapiattisti sono dei sabotatori della democrazia. La seconda è che anche la democrazia ha dei limiti, perché la democrazia non è un’opinione.