Negli USA rischia di svanire il sogno della genomica 'fai da te'
Scienza e razionalità
Se siete in cerca di un’idea regalo davvero originale per il prossimo Natale, date un’occhiata al sito di 23andMe. L’azienda biotech con sede a Mountain View offre ormai da alcuni anni il Personal Genome Service (PGS), servizio di analisi genetiche che l’ha resa celebre nel mondo. Con meno di 100 dollari, grazie al sistema messo a punto dalla società americana è possibile accedere a tutti (o quasi) i segreti nascosti nel nostro DNA. Basta inviare a 23andMe un campione di saliva, e nel giro di poche settimane sarà possibile consultare i propri risultati comodamente online. Le domande alle quali 23andMe cerca di rispondere vanno dalle semplici curiosità a questioni molto serie, come la predisposizione genetica a gravi patologie o la sensibilità ad alcuni farmaci. Tutto a portata di click, almeno fino a quando non interverrà il governo americano.
Pochi giorni fa, infatti, negli uffici della società californiana è giunta una comunicazione ufficiale della Food and Drug Administration, l'ente che si occupa della regolamentazione dei farmaci negli Stati Uniti, che la invita a sospendere ogni attività promozionale relativa al PGS, fino a quando non sarà in grado di dimostrarne la validità scientifica in modo inequivocabile. Questo significa che 23andMe dovrà farsi carico di costosissimi trial clinici, per ciascuna delle centinaia di condizioni testate.
Si tratta di un compito proibitivo, anche per una società che ha Google tra i suoi finanziatori. Ma quello governativo non è l’unico fronte su cui 23andMe si sta battendo: negli ultimi anni è stata spesso attaccata da associazioni di medici e genetisti, che chiedono la messa al bando dei test commerciali sulla base del discutibile presupposto secondo il quale certe informazioni debbano essere fornite soltanto con il supporto di un professionista medico. Con quest’ultima mossa, la FDA dà man forte ai critici della genomica di consumo: l’imposizione di criteri così stringenti di fatto minaccia di eliminare 23andMe dal mercato, e di stroncare sul nascere un settore che promette di rivoluzionare il nostro modo di concepire la prevenzione e la cura della salute.
Il mondo dei test genetici è estremamente vario e il Personal Genome Service ne è la dimostrazione: vi si trovano informazioni innocue come la sensibilità agli odori insieme ad altre potenzialmente devastanti come la predisposizione per il morbo di Alzheimer, senza contare i servizi di genealogia genetica che con la salute non hanno nulla a che fare. Stiamo parlando di una zona grigia ancora poco esplorata, che pur trovando fondamento nella letteratura scientifica, si basa spesso su stime probabilistiche e raramente su certezze. Una seria regolamentazione dovrebbe tenere conto di tutti questi fattori e riconoscere che si tratta di un prodotto difficilmente inquadrabile secondo vecchi schemi.
Se dunque proteggere i consumatori da aziende prive di scrupoli che fanno leva sull'ignoranza scientifica della popolazione è sicuramente un nobile obiettivo, impedire ai cittadini di conoscere ciò che sta scritto nel loro DNA appare, a molti sostenitori della genomica personalizzata, come un insulto alla libertà individuale. Paradossalmente, tra l’altro, l'approccio paternalista e un po’ miope della FDA potrebbe sortire esattamente il risultato opposto rispetto a quello desiderato. Vietare a un'azienda privata di interpretare i dati genetici di un cliente non impedirà a quel cliente di cercare da sé le informazioni che gli interessano nel mare magnum di internet, con tutti i rischi che questo comporta. Se invece il cliente in questione sarà più cauto e deciderà di affidarsi al proprio medico di fiducia, si troverà di fronte a una brutta sorpresa: come dimostrano alcuni sondaggi, i medici di base che hanno competenze di genetica sono ancora molto pochi. In altre parole, abbiamo ancora bisogno di aziende come 23andMe, e di imprenditori visionari capaci di scommettere su un futuro ancora da inventare.