In Gran Bretagna una campagna pubblicitaria di Greenpeace è stata interrotta per avere citato il parere degli esperti a sproposito. "Il fracking minaccia il clima, il nostro territorio e la nostra acqua. Anche gli esperti concordano - non ridurrà le nostre bollette" recitava lo spot ora bandito. Il problema, secondo la Advertising Standard Authority (ASA), è la frase che lascia intendere che vi sia un generale consenso tra gli esperti, o le persone informate, riguardo il fatto che l'attività di fracking non sarà all'origine di un calo nel prezzo dell'energia.

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 Senza entrare nel merito dei contenuti della campagna, l'ASA ha contestato il metodo di presentare un'opinione personale come un'opinione comune e generalizzata, sulla quale convergerebbe il consenso degli esperti. Un operazione intellettualmente non onesta, e sufficiente in Inghilterra per provocare l'interruzione d'autorità della campagna. 

Anche la difesa presentata da Greenpeace, che oggi lamenta ai suoi danni la violazione della Convenzione Europea sui Diritti Umani, non è stata sufficiente a scagionare la pubblicità. I pareri raccolti dall'ONG non erano evidentemente così concordi, e proprio il fatto che di fronte all'ASA la stessa Greenpeace abbia rappresentato la sua campagna come il tentativo di smentire le dichiarazioni del premier Cameron e di altri sull'economicità del fracking dimostrerebbe proprio questo: che gli "esperti" sull'argomento non concordano per niente. La campagna potrà riprendere, recita il comunicato dell'ASA, ma Greenpeace dovrà "fare attenzione a non utilizzare argomentazioni che erroneamente assumono le loro opinioni come universalmente accettate, se esiste una quota significativa di pareri informati di segno contrario".

Spesso le campagne ambientaliste si nutrono di pregiudizi antiscientifici, e guardano ai dati e alle evidenze con sospetto se non con una vera e propria allergia. Ma sono gli stessi autori delle stesse campagne a sentire il bisogno, per acquisire credibilità, di citare un generico, e spesso inesistente, parere di esperti e scienziati a sostegno delle loro tesi. Dalla tecnologia all'energia, dall'ambiente al cibo – pensate alla recente campagna contro l'uso dell'olio di palma – ne abbiamo viste, negli ultimi anni, di tutti i colori. D'ora in poi Greenpeace dovrà fare un po' più di attenzione, almeno in Gran Bretagna.