È una privatizzazione? È una liberalizzazione? E i dipendenti ATAC? E gli autobus? Tutto quello che c'è da sapere sul referendum dell'11 novembre in sette domande e risposte.

 

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Il referendum chiede di privatizzare l’ATAC?

Proprio no: nel suo primo e principale quesito chiede di affidare la concessione del servizio pubblico di trasporto (TPL) romano tramite gara.

 

Come funziona una gara del genere?

Le gare si possono fare in molti modi diversi, ma l’obiettivo è sempre scegliere l’operatore che svolge nel modo più efficiente il servizio che il Comune stabilisce. Un esempio di modalità di gara (o di gare, se il Comune decidesse di dividere il servizio in lotti per mezzi o zone differenti) è questo:

- Il Comune stabilisce dettagliatamente l’estensione e la frequenza di tutte le linee del TPL romano e il prezzo del biglietto.

- La gara confronta, tra tutte le aziende partecipanti che abbiano determinati requisiti minimi, il canone annuale ulteriore al prezzo del biglietto che queste aziende chiedono per svolgere il servizio.

- Il Comune sceglie l’azienda che a parità di qualità e intensità del servizio richiede al Comune (cioè alle tasse dei cittadini) il canone più basso.

 

È una liberalizzazione di un servizio pubblico?

No, perché il servizio, anche se diviso in più lotti, verrebbe sempre svolto in monopolio e a condizioni di qualità e prezzo stabilite dal Comune. Il secondo quesito del referendum propone invece la promozione di ulteriori servizi di trasporto collettivo al di fuori delle concessioni TPL, questi sì in regime liberalizzato come già oggi (per esempio car o bike sharing), ma che possono giovarsi di un'azione di coordinamento pubblica (per esempio un'amministrazione che aiutasse le aziende di bike sharing a contrastare vandalismo e abusi aiuterebbe, no?).

 

Ma se vince un privato e questo diventa il concessionario del TPL?

In tal caso sarà un privato a svolgere il servizio TPL, a condizioni pubblicistiche però. L’interesse dei cittadini è che sia pubblico e garantito il servizio, non il proprietario dei beni per svolgerlo. Anzi, se i capitali arrivano da fuori, quelli pubblici che si liberano si possono usare per fare attività di vera pertinenza del Comune (o per ridurne il debito e quindi le tasse per pagare gli interessi).

 

E gli autobus dell’ATAC? Il vincitore dovrebbe ricomprare tutto? E i dipendenti?

Il vincitore della gara avrebbe la possibilità (e l’interesse) di subentrare in tutti i rapporti utili a svolgere il servizio (proprietà o uso dei beni strumentali, e rapporti di lavoro). Per quanto riguarda i rapporti di lavoro, è la legge stessa che prevede che debbano essere reintegrati dal nuovo concessionario (cosa peraltro negativa, perché sarebbe meglio non obbligarlo a pagare lavoratori che ritenga inutili). Quindi, per i lavoratori di ATAC, soprattutto per quelli in grado di dimostrarsi bravi e affidabili, la messa a gara è una ragionevole garanzia di migliori condizioni di lavoro.

 

Ma perché ce l’avete tanto con ATAC?

Perché perde montagne di soldi pubblici dimostrandosi clamorosamente inefficiente rispetto a suoi concorrenti in altre città, non paga affidabilmente i fornitori e soprattutto non svolge il servizio previsto dalla convenzione del Comune: un furto di soldi e servizi ai cittadini. Come gli incendi dimostrano, non riesce nemmeno a mantenere in stato di sicurezza gli autobus che circolano.

 

Ma in che modo la gara renderebbe il Comune più bravo a far rispettare il livello di servizio?

È chiaro che se gli amministratori pubblici fossero tutti corrotti o incapaci si andrebbe poco lontano. Ma non è così: le regole influenzano molto i comportamenti. Per esempio: è molto più probabile che il Comune “chiuda un occhio” (anzi due) nel controllare l’azienda di trasporto se è sua. Perché il Comune la può usare per estendere il suo potere gestendone le poltrone e i soldi in modo clientelare. Ma anche perché se il Comune-proprietario sanziona una sua azienda fa cattiva pubblicità a se stesso e non ci guadagna niente. E infatti, guarda caso, oggi ATAC salta tutte le corse di bus che vuole impunemente. Di un’azienda concessionaria esterna invece il Comune non ha gestione diretta. Quindi fa più fatica a usarla per sistemarci gli amici, e ha meno difficoltà e più interesse a prenderne le distanze e sanzionarla se lavora male (recuperando soldi con cui per esempio potrebbe compensare chi ha subito disservizi). Inoltre, tutti i concorrenti che hanno perso la gara hanno interesse poi a verificare che il vincitore non bari sul servizio: se lo facesse potrebbero chiedere di subentrare o comunque di rivalersi dell’ingiustizia con azioni legali.

(Pubblicato anche su http://derrickenergia.blogspot.com