Vigili urbani, multe, bilanci comunali: una modesta proposta
Istituzioni ed economia
La complicata vicenda dei vigili urbani di Roma ci regala un'altra chicca. Da quanto sostengono i sindacati, il sindaco Marino avrebbe in mente di legare il salario accessorio dei vigili al numero di multe effettuate. In altre parole, se sei un vigile, più multe fai e più guadagni.
Si tratta di un'idea molto discutibile per varie ragioni.
Innanzitutto è in generale sbagliato pensare di poter misurare prestazioni lavorative attraverso presunti indicatori quantitativi oggettivi. Non c'è niente che dica, di per sé, che il numero delle multe effettuate da un vigile rappresenti una misura di quanto o di quanto bene abbia lavorato; questo naturalmente a meno che non si riduca la mansione del vigile a quella di mero multatore seriale.
Tuttavia quello che dà particolarmente fastidio è che, nella pratica, i vigili vengano motivati economicamente ad efficientare un trasferimento di risorse dai cittadini alla macchina comunale. Di fatto il messaggio che si manda ai vigili è "cercate di strappare più soldi possibili ai cittadini, così un po' di quel denaro finisce in tasca a voi".
Il Comune è direttamente beneficiario delle multe perché i soldi finiscono nelle sue casse e questo fa sì che incentivare i vigili a rilevare contravvenzioni sia qualitativamente diverso dall'incentivare degli spazzini a pulire meglio le strade o dei tecnici a riparare più velocemente dei semafori rotti.
Nella migliore delle ipotesi incentivare i vigili a fare più multe è molto inelegante; in ogni caso è rappresentativo di un rapporto tra cittadini ed istituzione non correttamente declinato.
Nei fatti, normalmente si stabiliscono delle sanzioni con l'obiettivo di ridurre il numero di contravvenzioni delle regole che sono state emanate. Se si ritiene che le regole siano giuste, allora l'obiettivo più desiderabile è indurre nella cittadinanza un comportamento pienamente rispettoso di esse e quindi addivenire in definitiva ad un azzeramento delle contravvenzioni e delle sanzioni.
L'utilizzo delle multe per finanziare la "macchina" comunale conduce ad un pervertimento di questa dinamica. Se le multe diventano voci di bilancio, allora per l'amministrazione finisce per essere, nei fatti, un successo non un maggior grado di ottemperamento da parte dei cittadini, bensì al contrario un aumento delle infrazioni.
In quest'ottica, ogni intervento regolatorio sul traffico o su altri aspetti della vita cittadina non diviene più interpretabile nella maniera che sarebbe più scontata, cioè come un contributo ad una città più ordinata e sicura, ma può legittimamente essere letto come un tentativo di indurre nuove infrazioni e quindi di generare nuove multe con cui fare cassa.
Si impone una regola non perché effettivamente serva, ma perché in definitiva serve la sua violazione.
È chiaro che per assicurare la vivibilità di una città sono necessarie delle norme di comportamento ed è necessario il loro rispetto. Tuttavia, il fatto che il Comune tragga un vantaggio dalle multe opacizza completamente l'argomento e quindi finisce anche per compromettere la credibilità delle scelte che l'amministrazione intraprende.
Per poter discutere certe scelte gestionali effettivamente nel merito è necessario sgombrare il campo dall'idea che determinate decisioni vengano prese non per il bene della cittadinanza, ma per il bene della politica cittadina.
La via maestra sarebbe quella di vietare ai Comuni di mettere a bilancio le multe e di utilizzarle per il proprio finanziamento. Se l'amministrazione è convinta della bontà del sistema di regole messo in atto in città, allora è immorale che si ritrovi a "contare" sul fatto che le norme siano trasgredite.
In ogni caso una contravvenzione non deve essere considerata come un reato di lesa maestà nei confronti del Sindaco, come un'insubordinazione rispetto al diritto dell'amministrazione comunale di stabilire questo o quello.
Molto più prosaicamente, una contravvenzione deve essere vista come una limitazione al diritto degli altri cittadini di fruire nel modo ottimale la città. Se parcheggi in doppia fila o accedi con la macchina ad una zona pedonalizzata tu stai creando un qualche disagio ai tuoi concittadini e quindi è a loro che dovrebbe essere destinato il risarcimento.
Quello che si potrebbe fare, da questo punto di vista, sarebbe riversare le multe in un fondo attraverso il quale operare ogni anno la restituzione parziale ai contribuenti delle imposte comunali versate.
Nei fatti, chi non rispetta le norme cittadine pagherebbe un po' di IMU ed un po' di TASI ai suoi concittadini più ligi. Semplice, no?
Vedremo se qualcuno avrà il coraggio di provare a far sua questa tipo di proposta.