Un grafico che lascia a bocca aperta, quello che illustra la dimensione del contenzioso fiscale italiano in rapporto a quello di USA, UE e paesi dell'area OCSE, e che rende la misura di un sistema fiscale tanto vessatorio quanto inefficiente.

contenzioso fiscale

(Per mille abitanti e in valore assoluto nelle etichette sopra le barre)

A pubblicarlo è Thomas Manfredi sul suo blog, partendo dai dati del rapporto OCSE "Tax Administration 2013 Comparative information on Oecd and other advanced and emerging economies".

Il confronto che emerge dagli ultimi dati dell'Ocse è scioccante: in Italia alla fine del 2011 ogni mille abitanti c'erano 9,2 casi di contestazioni fiscali pendenti da parte dell'Agenzia delle entrate. Negli Stati Uniti 0,2 casi. Una differenza che impressiona anche guardando i dati assoluti: 561mila in Italia, contro i 76mila negli Usa, che hanno cinque volte i nostri residenti.

A preoccupare non ci sono solo i numeri, ma anche il peso dei contenziosi pendenti sul totale. A fronte di 561mila casi pendenti nell'ultimo anno censito se ne contavano 196mila finalizzati (la quota totale è quindi di 757mila contestazioni). Negli altri Paesi Ocse le questioni risolte sono di più di quelle che alla fine dell'anno erano ancora in corso: in media 1,3 ogni mille abitanti contro una ogni mille. Negli Stati Uniti a fronte dei 76mila casi pendenti se ne contavano 142mila finalizzati.

Di più, un aspetto che getta un'ombra sulla veridicità dei dati che le autorità pubbliche italiane comunicano all'OCSE e alle istituzioni internazionali:

Il rapporto dell'Ocse contiene anche qualche dato assolutamente anomalo comunicato dalle istituzioni italiane, come il fatto che sia la compilazione sia la pre-compilazione parziale da parte delle amministrazioni (quella che ha promesso Renzi per il prossimo anno, per capirci) sarebbero al 100% inviate in formato elettronico, già a partire dal 2004.