Barnier, non una coabitazione ma una coesistenza esigente
Istituzioni ed economia
Dopo le rovinose elezioni europee, una dissoluzione insensata, consultazioni interminabili, Il Capo dello Stato ha nominato il primo ministro più anziano (73 anni) della V° Repubblica che prende il posto del premier più giovane, Gabriel Attal (34).
Dopo aver assistito al tiro al piccione di cui sono stati vittime Bernard Cazeneuve, Thierry Beaudet e Xavier Bertrand, la scelta è ricaduta su Michel Barnier, da sempre un uomo della destra repubblicana: da quella deludente di Chirac a quella più decisionista di Sarkozy fino a quella di LR di Laurent Wauquiez.
Sarkozy, nella recente intervista rilasciata a “Le Figaro”, aveva ammonito sulla gravità della situazione. La Francia, secondo l’ex presidente, è di fronte a tre crisi simultanee; la crisi finanziaria con il debito pubblico giunto al 112% del Pil che in termini assoluti ammonta ad oltre 3 mila miliardi di euro, la crisi sociale e la crisi politica, con una dissoluzione che, per Sarkozy, ha rappresentato un errore ed ha accentuato l’indebolimento dei partiti tradizionali a vantaggio delle forze estreme che non sono in grado di governare.
Ciò nonostante emerge come la Francia non sia mai stata così a destra; una destra che deve essere portatrice dei valori del merito, del lavoro, dell’ordine, dell’autorità e della promozione sociale. Per Sarkozy la matrice politica della Francia si riflette in queste tre parole: identità, sicurezza ed autorità. Michel Barnier corrisponde all’identikit tracciato da Sarkozy.
Infatti, sempre secondo “Le Figaro”, sembra esserci la longa manus di Sarkozy, oltre che del segretario generale dell’Eliseo Alexis Kohler, del presidente del Senato Gérard Larcher e del leader di LR Laurent Wauquiez, dietro la nomina di Barnier.
L’ex negoziatore della Brexit, quattro volte ministro tra 1993 e 2009 (Ambiente, Affari europei, Esteri, Agricoltura e Pesca), europeista convinto appare come l’uomo giusto per governare un Paese dilaniato dai conflitti.
Impegnato politicamente a destra dal 1976, questo gollista che ha sempre creduto nel dialogo e nella necessità di unire le forze del centro destra francese, ha creato a volte malumori in seno alla sua famiglia politica a causa della sua visione europeista.
I suoi detrattori lo descrivono come noioso e senza carisma. Ama definirsi “patriota ed europeo” anche se non sono mancati gli scontri con Bruxelles. Molti non hanno perdonato al francese di aver messo in discussione la Corte di Giustizia dell’UE e la politica migratoria della stessa. Ursula von der Leyen si è congratulata con l’ex commissario: “Felicitazioni a Michel Barnier per la nomina a Primo Ministro. Barnier ha a cuore gli interessi della Francia e dell’Europa come dimostra la sua lunga esperienza” ha postato su X la presidente della commissione. Poco incline alle baruffe dei dibattiti televisivi, Barnier è un uomo che ama studiare i dossier. Ed è proprio il carattere sobrio e la lunga esperienza che può renderlo accettabile alla maggioranza dello schieramento politico francese.
La sinistra si ritrova spiazzata: François Hollande sospetta che dietro la nomina di Barnier vi sia un patto di desistenza tra Macron e la destra lepenista che non presenterà una mozione di sfiducia. I socialisti potrebbero presentare, a loro volta, una mozione di sfiducia che avrebbe pochissime possibilità di essere approvata: infatti la sinistra del NFP conta 193 deputati su 577.
Secondo l’editorialista de “Le Figaro” Vincent Trémolet de Villers, Bannier incarna i valori di una destra liberale, europea che ha cuore la sicurezza, capace di respingere al mittente la cultura wokista che la sinistra moralista cerca di imporre. La priorità resta la legge finanziaria con la necessità di reperire 25 miliardi, ridare stabilità alla politica, stabilizzare le istituzioni. Il centro di gravità del nuovo esecutivo sarà di centro-destra: la riforma delle pensioni, che il NFP voleva abolire, non sarà toccata e la politica budgetaria terrà conto degli ammonimenti di Bruxelles che ha minacciato una procedura di infrazione.
Per Guillaume Tabard, Macron non dovrà subire una coabitazione ostile. Con un uomo che incarna ai suoi occhi autorevolezza e rispetto, due virtù che sembravano scomparse dal dibattito politico francese, si prepara ad una forma di coesistenza esigente che troverà il giusto equilibrio strada facendo. Oltre ad un rapporto armonioso tra l’Eliseo e Matignon, occorre recuperare la fiducia del Parlamento e soprattutto dei francesi.
Occorre superare la crisi che attraversa la Quinta Repubblica; dal 1962 il sistema francese si è basato sulla competizione tra due blocchi: il centro destra gollista e la sinistra socialista. Questo sistema è naufragato nel 2017 con l’avvento di Macron che ha approfittato dell’esaurimento storico, politico ed intellettuale delle due principali forze politiche che avevano dominato la scena politica per oltre cinquant’anni.
Il successo di Macron si basò sulla critica radicale ai due grandi partiti in nome della modernità di cui voleva essere il rappresentante. Il partito socialista e quello gollista hanno perso consensi ma non si è creato un vero e proprio partito di centro; Macron non è riuscito a creare un partito del Presidente a causa del mancato radicamento nei dipartimenti e nei comuni. In compenso si è assistito alla crescita dei populismi di destra e di sinistra: LFI e le Rassemblement National. Quale sarà l’avvenire della V° Repubblica? Ci sarà un rafforzamento del regime parlamentare con l’adozione del sistema proporzionale per l’elezione dei deputati al posto del maggioritario o i due partiti storici (socialisti e gollisti) riusciranno ad evitare un ritorno alle logiche della IV° Repubblica?
La scelta di un gollista storico come Barnier potrebbe permettere di salvare la Quinta Repubblica dalla crisi che la sta attanagliando. Henri Guaino nel suo ultimo libro “A la septième fois, les murailles tombèrent” sostiene che il fatto che la Francia sia mal governata, non debba autorizzare a renderla ingovernabile, con un ritorno al regime assembleare dei partiti e alle coalizioni che sono sinonimo di paralisi e confusione.