Il tradimento di De Gaulle e la perdita di identità dei repubblicani francesi, che sostengono Le Pen
Istituzioni ed economia
Il 22 aprile 2002 in un meeting a Rennes, in vista del secondo turno delle presidenziali che lo vedeva contrapposto a Jean Marie Le Pen, Jacques Chirac utilizzò parole forti contro l’estrema destra: “questa battaglia è la battaglia della mia vita, è un combattimento morale. Non posso accettare la banalizzazione dell’intolleranza e dell’odio. Di fronte all’intolleranza e all’odio, non c’è compromesso possibile, non c’è dibattito possibile”.
Per Chirac bisognava difendere i grandi valori repubblicani, per questo occorreva la massima fermezza contro l’estrema destra.
Anche Sarkozy rifiutò qualsiasi accordo elettorale con Marine Le Pen e per questo motivo perse di misura contro Hollande nel 2012. Marine Le Pen invitò a votare contro Sarkozy, quindi per Hollande.
Macron, ha annunciato lo scioglimento dell’Assemblea nazionale, compiendo, a mio avviso, lo stesso errore di Chirac che, mal consigliato da Dominique de Villepin, sciolse l’Assemblea nel 1997 incappando in una rovinosa sconfitta elettorale.
Anche de Gaulle ricorse allo scioglimento del Parlamento nel 1968 per fronteggiare le rivolte del maggio ‘68; vinse le elezioni ma poi perse il referendum sul decentramento regionale l’anno seguente e si dimise.
Eric Ciotti, presidente dei repubblicani, partito che ha raccolto l’eredità gollista dell’Ump, ha dichiarato di essere pronto a sottoscrivere un accordo elettorale con RN (Rassemblement National) di Marine Le Pen e di Jordan Bardella.
Il risultato delle europee era stato largamente pronosticato e Macron, con la dissoluzione, azzoppa il neonato governo Attal prima ancora che potesse iniziare un percorso di riforme ma soprattutto offre un assist all’estrema destra, a cui non par vero di poter condurre una campagna elettorale populista che si baserà principalmente sul tema dell’immigrazione, condita dalle solite parole d’ordine (a cui non seguono mai soluzioni); insicurezza, degrado delle banlieus, tirannia delle elites, Europa dei burocrati…
Ciotti dimostra di non avere memoria storica: i repubblicani sono ridotti ai minimi storici, il 7%; alle presidenziali del 2022 la candidata Valerie Pecresse ottenne solamente il 5%. Ciotti ha dichiarato di volere questa alleanza perché necessaria per ridare centralità ai gollisti! Che errore! La storia francese insegna che più è forte l’estrema destra più è debole la destra repubblicana. Lo sapeva bene Mitterand, che non esitò a fare pressioni sul governo Fabius per elaborare una controversa riforma elettorale che introdusse lo scrutinio proporzionale nelle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea nazionale. Proporzionalismo andava a braccetto con antigollismo e la modifica, attuata solamente nelle elezioni del 1986, favorì il Front national che ottenne 35 seggi.
L’estrema destra francese è sempre stata anti-gollista, come dimostrarono le manifestazioni contro l’indipendenza dell’Algeria voluta da de Gaulle.
L’estrema destra francese minacciò di morte Robert Badinter quando nel 1981 pronunciò il celebre discorso contro la pena di morte la cui abolizione fu votata da quasi tutti i gollisti e osteggiata da Jean-Marie Le Pen.
Eric Ciotti dimentica il lascito morale di Chirac che il 16 luglio 1995, sui luoghi del Velodromo d’inverno a Parigi, in occasione del 53° anniversario della retata, in cui 4500 funzionari della polizia francese arrestarono e fecero deportare 12884 ebrei, tra cui 4051 bambini, rompendo le ambiguità di Mitterand, pronunciò un discorso passato alla storia; “La Francia, patria dell’illuminismo e dei diritti dell’uomo, terra di accoglienza e di asilo, quel giorno ha compiuto l’irreparabile, tradendo la sua tradizione e consegnando quegli innocenti ai loro carnefici. Verso i 76mila ebrei francesi deportati e che non fecero più ritorno noi abbiamo un debito eterno.”
Chirac aveva ben chiaro quale fosse il confine tra petainismo e gollismo, destra repubblicana ed estrema destra.
Ma oltre alle questioni morali Ciotti dimostra di non aver capito le ragioni prosaicamente politiche per cui questo accordo non conviene alla destra repubblicana. Statisticamente è provato che almeno metà dell’elettorato lepenista è visceralmente protestatario e non può essere recuperato da nessuno se non dall’estrema sinistra (putinisti e propal). Una parte dell’altra metà è fascista e xenofobo e alleandosi si farebbero fuggire i moderati con un risultato a somma zero. Senza contare la costernazione della comunità ebraica.
A Mitterand piaceva usare la carta Le Pen contro i gollisti, mentre Chirac ostracizzava il Front National; “la politica-diceva-non consiste nel seguire la corrente, ma nell’indicare la direzione.” Infatti Chirac preferì perdere le elezioni presidenziali del 1988 piuttosto che avere l’appoggio di Le Pen. Le vinse tuttavia nel 1995 e nel 2002 senza tradire la storia del gollismo.
Nel 2005 Sarkozy, da ministro dell’interno, dovette fronteggiare la rivolta delle banlieus; lo fece senza vittime e ristabilì l’ordine repubblicano ponendo le basi per la sua affermazione del 2007: sicurezza e identità erano i due cavalli di battaglia dell’estrema destra. Sarkozy li affrontò insieme all’integrazione repubblicana ed ottenne buoni risultati senza necessità di ricorrere ad alleanze con il Front National.
Sul lato opposto il leader socialista Raphael Glucksmann, prendendo le distanze dall’estrema sinistra, sta rimediando ad errori passati e il 14% ottenuto alle elezioni europee rappresenta una ripartenza dopo il disastro del 2022 (Hidalgo ottenne il 2% minimo storico per un candidato socialista). La sinistra repubblicana ha imboccato la strada giusta.
Anche se va dato atto a Marine Le Pen di aver migliorato l’immagine del suo partito estromettendo il padre, figura imbarazzante, e anche se ha votato favorevolmente all’introduzione dell’Ivg nella Costituzione, le distanze restano incolmabili ed un eventuale accordo elettorale sancirebbe la definitiva morte politica del gollismo francese.
La forza del gollismo si basava sul rispetto del suffragio universale, certo, ma non al punto da considerarlo un segno infallibile di verità; ritrovarsi in minoranza non significa rinnegare i propri ideali. Il rispetto del verdetto delle urne non significa rinunciare alle proprie idee e ai propri principi.
La visione gollista è l’opposto del populismo che considera verità assoluta la tendenza del momento; le questioni che toccano la morale e la verità sono trattate con la pancia anziché con la ragione. Con questa logica non ci sarebbe mai stata la legge sull’aborto, l’abolizione della pena di morte, l’adesione al trattato di Maastricht, la difesa della laicità.
Il compianto Jacques Julliard nel suo saggio “malessere francese” definisce il populismo come “una deriva dell’intelligenza”; solo il popolo è buono, solo il popolo ha ragione, solo il popolo è giusto. Il popolo non dice la verità, il popolo è la Verità, il popolo non cerca la giustizia, il popolo è la Giustizia”. Julliard fece notare come l’ideologia lepenista rappresentasse l’espressione politica del declassamento culturale e sociale di una buona parte dell’elettorato francese che si è tradotta in un vero e proprio nazionalismo xenofobo.
De Gaulle, come ricorda Henri Guaino, non confuse mai il sentimento nazionale con il nazionalismo: “il patriottismo è l’amore per la propria gente, il nazionalismo l’odio per gli altri.” La Francia- diceva il Generale- non è una razza, ma una civiltà. La Francia di de Gaulle seppe definire lo spazio tra democrazia, sovranità e solidarietà. Un paese universale, aperto al mondo, proiettato verso le grandi sfide, che vuole avere un ruolo nei destini dell’umanità. La Francia non è superiore, è fraterna; “esiste un patto secolare tra la Francia e la libertà nel mondo”.
Eric Ciotti dovrebbe ispirarsi all’eredità gollista e seguire l’esempio di Chirac: la politica non si può ridurre ad un mediocre gioco di potere e bisognerebbe ricordarsi della differenza che esiste tra un uomo di Stato ed un mediocre politicante. Perché come scrive Henri Guaino l’eredità gollista è proprio questa: “una sintesi tra universale e singolare, identità ed apertura verso gli altri, eredità e progresso, dovere e libertà, ordine e movimento, solidarietà e merito, principi e realtà, regola e trasgressione.”
Eric Ciotti attraversa una linea rossa che nessuno nella famiglia gollista aveva mai varcato prima d’ora ed apre scenari inquietanti per la Francia.